Coronavirus in Italia: stop al traffico aereo da e verso la Cina

È stato il premier Conte ad ufficializzare la notizia: è arrivato il coronavirus in Italia. I due casi confermati si riferiscono a due turisti cinesi in visita a Roma. Anche la comitiva con la quale viaggiavano è stata fermata per controlli. La coppia è ricoverata in isolamento all’ospedale Spallanzani di Roma e le loro condizioni di salute non sarebbero preoccupanti. “La situazione è assolutamente sotto controllo. Assicuro che non c’è nessun motivo di creare panico sociale”, ha puntualizzato il premier in conferenza stampa, nel frattempo il governo ha stabilito il blocco del traffico aereo da e per la Cina.

E per domenica è atteso il rimpatrio degli italiani da Wuhan, epicentro del contagio nella provincia di Hubei. Il gruppo dovrebbe rimanere per circa due settimane in quarantena nella struttura militare della Cecchignola.

Coronavirus in Italia, gli esperti: “Niente allarmismi”

“La situazione internazionale va seguita con la massima attenzione perché seria, ma non bisogna fare allarmismo”. Sono le parole del ministro della Salute Roberto Speranza dopo che sono stati confermati i primi casi di coronavirus in Italia. “I due pazienti sono in isolamento, in buone condizioni. La tempestività dell’intervento ci fa pensare che non ci sono persone esposte. Questo ci fa essere abbastanza tranquilli, non c’è il rischio di contagio della popolazione”, ha aggiunto il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito.

Sono oltre 73mila i casi confermati di contagio nel mondo – di cui 3 in Italia – con un bilancio delle vittime di 1875.

“È un evento fondamentalmente centrato in Cina. I casi fuori dalla Cina sono quasi tutti casi di persone che hanno viaggiato in quell’area e pochi casi secondari. Il provvedimento dell’OMS (che ha dichiarato l’emergenza globale, ndr) è un atto dovuto”, ha spiegato Silvio Brusaferro – presidente dell’Istituto superiore di Sanità – ai microfoni di Circo Massimo, su Radio Capital.

La sintomatologia del coronavirus è quella dell’influenza, le persone maggiormente a rischio sono anziani e fragili. Il primo consiglio fondamentale è non essere preoccupati. Secondo, avere attenzione all’igiene personale, le stesse misure per evitare l’influenza. Per qualsiasi dubbio ci si può rivolgere al numero 1500″.

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Attivato un numero verde per il coronavirus

Per far fronte all’emergenza e coordinare le attività di controllo sanitario, a seguito dei primi casi di coronavirus in Italia, il ministero della Salute ha anche disposto il reclutamento di 76 medici, 4 psicologi, 30 infermieri e 4 mediatori culturali in supporto all’attività svolta dal numero verde 1500.

Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, ha sottolineato: “In queste ore girano molte fake news. C’è l’esigenza di bonificare l’informazione. Attenzione alla messaggistica istantanea, ai social, alle notizie che si diffondono col passaparola senza riscontri. Girano bufale sul cibo cinese, sugli abiti cinesi, sull’uso di farmaci. È qui che si annida un virus pericoloso quasi alla stessa maniera: il virus della disinformazione che genera allarme sociale e psicosi collettiva che rischiano di generare comportamenti sbagliati che innescano, a loro volta, effetti paradossali. Non c’è alcun elemento per allarmare la popolazione – prosegue Rostan riguardo i casi di coronavirus in Italia – dobbiamo tranquillizzarci”.

Effetto virus cinese: aumentano le società che chiudono negozi e uffici

Dopo i colossi Google e Amazon anche altre società hanno deciso di chiudere i battenti delle loro sedi e negozi in Cina, colpita dall’epidemia di coronavirus. Microsoft ha imposto ai propri dipendenti di lavorare da casa, Amazon impedisce al personale di viaggiare verso la regione “fino a ulteriore avviso”. Ikea ha chiuso tutti i suoi 30 punti vendita nel Paese. General Motors ha annunciato che le sue fabbriche in Cina rimarranno chiuse almeno fino al 9 febbraio. Starbucks ha chiuso già oltre la metà delle sue caffetterie in Cina.

L’impatto economico del coronavirus e il rischio recessione in Europa

È ancora troppo presto per valutare l’impatto economico dell’epidemia di coronavirus sull’economia cinese, ha detto il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, secondo cui: “Sarebbe irresponsabile fare speculazioni su ciò che potrebbe accadere”. “L’impatto immediato è evidente. Abbiamo un impatto negativo sui viaggi, il turismo, la produzione in Cina, e un po’ oltre la Cina in tutta l’Asia”. Ma il problema recessione potrebbe interessare anche l’Europa.

Non si può escludere, infatti, che tra gli effetti della diffusione del virus dalla Cina ci possa essere il rischio recessione in UE. Per il professor Deaglio i rischi principali del corona virus per l’Italia sono tre. Il primo è legato al turismo: “I cinesi sono al quarto posto per numero di turisti in Italia, se si scendesse a zero sarebbe una bella botta che quest’anno non riusciremmo a recuperare”, ha sottolineato il professore.

Ci sono poi “decine di milioni di cinesi che non escono di casa e, tra le altre cose, non comprano merci italiane”, ha spiegato ancora l’esperto. “Se questo fenomeno dura più di qualche settimana – ha continuato Deaglio – inciderà sicuramente sul fatturato anche se non sappiamo ancora le cifre”. L’Italia infine produce macchine agricole per il mercato cinese e importa semilavorati tecnici dalla Cina. “Nella zona di Wuhan, in particolare, cui ci sono molte di queste macchine quindi è possibile un ‘caos’ all’interno dei siti produttivi”.

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