L’economia in Cina segna una crescita: nel terzo trimestre (luglio-settembre) del 2020 il Pil ha registrato un +4,9%, seppure le previsioni volessero un +5,2%, che segue il +3,2% del secondo trimestre (aprile-giugno). Un segnale decisamente positivo per un paese così estremamente produttivo, che nei primi sette mesi aveva segnato solo un +0,7%. Dati da leggersi come molto positivi visto che nel trimestre gennaio-marzo il Pil aveva registrato un clamoroso -6,8%.
Una ripresa graduale
La pandemia di Coronavirus ha sicuramente segnato profondamente la situazione economica cinese: il lockdown e la conseguente riduzione dei consumi hanno avuto un impatto su larga scala molto negativo. Ora il graduale aumento, comunque influenzato dal timore e l’incertezza per il futuro.
A settembre, si è registrato un +3,3% delle vendite, +6,9% della produzione industriale (oltre le aspettative degli analisti; solo ad agosto +5,6%), -5,4% la disoccupazione nelle città.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, la Cina, il primo paese dove si è diffuso il Covid, è anche il primo a uscire dall’impasse economica, risultando l’unico in crescita del 2020: +1,9% dicono le previsioni diffuse nel mese di ottobre. +2% è l’aspettativa di Yi Gang, direttore della Banca centrale cinese.
La Cina post-Covid
Nel 2019, il Prodotto interno lordo cinese aveva toccato il +6,1%, un dato positivo ma comunque in calo rispetto agli anni precedenti.
Quest’anno la Cina dovrà “accontentarsi” di una crescita ridotta, che comunque risulta una traguardo importante vista la gravità della pandemia.
Di riflesso, tutta l’area asiatica giova della ripresa economica cinese visti gli intensi rapporti import-export. Il Giappone, per esempio, a settembre ha visto un calo del 4,9% delle esportazioni, ad agosto del 15%, un tracollo negativo che gli esperti si aspettavano si fermasse al 2,6%. Ora il paese del Sol Levante registra un +14% verso la Cina e +0,7% verso gli Stati Uniti. Negativo però ancora il dato con l’Unione Europea (-10,6%).