Per gli affitti brevi ci dovrà essere l’obbligo dell’invio dei dati al Fisco: la decisione della Corte Ue

Affitti brevi: l’obbligo di invio dei dati al Fisco scatta da gennaio, lo prevede la decisione della Corte Ue sul ricorso di Airbnb, parzialmente bocciato, relativamente al regime fiscale italiano per le locazioni brevi introdotto nel 2017.

San Benedetto in Perillis, L'Aquila
San Benedetto in Perillis, L’Aquila – Nanopress.it

La decisione sul ricorso dell’azienda sarebbe arrivata poche ore fa, come riportato dall’Ansa, e avrebbe dato ragione ad Airbnb sulla parte inerente all’obbligo di individuazione di un rappresentante fiscale.

Corte Ue: Italia può chiedere ritenute affitti brevi

Il regime fiscale italiano non è di ostacolo all’attività di Airbnb in merito alla possibilità di chiedere ritenute fiscali sugli affitti brevi.

La decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea, che avrebbe parzialmente rigettato il ricorso sul punto avanzato dall’azienda, segna anche una nuova stretta e da gennaio 2023 scatterà l’obbligo di inviare al Fisco dati relativi alle locazioni.

Norme contro l’illegalità nel settore: cosa prevede la decisione della Corte europea

La normativa europea si fa quindi più stringente in materia di affitti brevi. Dal 1° gennaio 2023, le piattaforme come Airbnb dovranno comunicare all’Agenzia delle entrate i codici fiscali dei locatori, i redditi percepiti e i dati catastali degli immobili oggetto di locazione.

San Benedetto in Perillis, L'Aquila
San Benedetto in Perillis, L’Aquila – Nanopress.it

Chi violerà le disposizioni, riporta Il Sole 24 Ore, rischierà lo stop all’attività. Secondo la decisione della Corte Ue, la legge può chiedere la raccolta di tali informazioni e l’applicazione della ritenuta d’imposta alla fonte prevista dal regime fiscale italiano.

L’obbligo di ritenute dell’imposta alla fonte, secondo la stessa Corte Ue, non vieta e non ostacola il settore nell’esercizio della libera prestazione dei servizi, così come non ne compromette l’appeal.

Rappresentante fiscale: giudice di Lussemburgo dà ragione ad Airbnb

Il giudice di Lussemburgo avrebbe invece dato invece ragione alla stessa azienda Airbnb per quanto riguarda la parte sull’obbligo di designare un rappresentante fiscale introdotto dalla legge n.96 del 21 giugno 2017.

La Corte di giustizia europea lo avrebbe ritenuto una “restrizione sproporzionata” alla libera prestazione dei servizi nel settore alla luce dell’intervenuto obbligo di comunicazione dei dati di locatori e unità in locazione al Fisco.

Cosa dice la legge in Italia

La legge italiana ha stabilito, a partire dal 2017, che i redditi da contratti di locazione non commerciali non superiori a 30 giorni siano soggetti a ritenuta del 21%, qualora i proprietari abbiano scelto tale aliquota.

Inoltre, in qualità di sostituti d’imposta, i soggetti di intermediazione immobiliare che incassano i canoni devono effettuare la ritenuta sull’ammontare degli stessi e provvedere, quindi, al relativo versamento al Fisco.

I non residenti in Italia hanno l’obbligo di nominare in questo caso un rappresentante fiscale.

Tra gli obiettivi dell’impianto europeo c’è l’estensione delle norme sulla trasparenza fiscale alle piattaforme digitali.

In vista delle novità che interverranno tra poche settimane, con l’inizio del nuovo anno, anche l’’Italia si prepara quindi a fare i conti con gli obblighi in materia di affitti brevi che saranno in vigore dal 1° gennaio.

La direttiva n. 2021/514/Ue (Dac 7) ha puntato infatti sul regime di cooperazione amministrativa nel settore fiscale con lo scambio automatico di informazioni tra Stati membri e gestori delle piattaforme digitali.

 

 

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