La pandemia da Coronavirus pesa sulla speranza di vita degli italiani

La pandemia da Coronavirus ha completamente stravolto la nostra vita. Tra mascherine, restrizioni e distanziamento sociale, sono tantissime le cose cambiate in quest’ultimo anno.

Un cambiamento rilevante riguarda soprattutto l’aspettativa di vita, ma anche il lavoro e l’istruzione nel nostro Paese. Secondo il decimo Rapporto Bes dell’Istat sul benessere equo e sostenibile, il Coronavirus ha “annullato completamente nel Nord e parzialmente nelle altre aree del Paese i guadagni in anni di vita attesi maturati nel decennio”. Secondo quanto emerso l’Italia sta vivendo “un arretramento che richiederà parecchio tempo per essere pienamente recuperato”.

La speranza di vita è diminuita a causa della pandemia da Coronavirus

Secondo il report Bes, nel 2010 la speranza di vita alla nascita era di 81,7. Nel 2019, la speranza di vita era salita ad 83,2 anni. Con il Coronavirus, però, è scesa ad 82,3 anni.

Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat, ha spiegato che: “Gli indicatori hanno registrato impatti particolarmente violenti su alcuni progressi raggiunti in dieci anni sulla salute, annullati in un solo anno”.

Per quanto riguarda la soddisfazione sulla qualità della vita, nonostante il Coronavirus, è rimasta abbastanza alta. Infatti, il 44,5% della popolazione ha espresso un voto compreso tra 8 e 10 sula soddisfazione della propria vita. I più soddisfatti, il 48,4%, si trovano al nord. Il mezzogiorno e il centro, invece, si attestano rispettivamente al 40% e al 43%.

La disparità rimane comunque alta e basata su diversi fattori, tra cui: titolo di studio ed età. Questo, in distinzione anche tra uomini e donne.

Disparità sul lavoro e nell’istruzione

La pandemia da Coronavirus ha amplificato le disparità anche per quanto riguarda l’istruzione. La quota di Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, è salita in Europa al 23,9%. Inoltre quanto emerso, l’8% dei ragazzi è rimasto escluso, nell’anno scolastico 2019/20, da qualsiasi forma di didattica a distanza. Un dato che sale al 23% se si parla di studenti con disabilità.

Infine, sul fronte lavorativo la pandemia da Coronavirus ha portato non pochi problemi. Innanzitutto, c’è stato un drastico calo degli occupati: 788 mila in meno tra i 20 – 64enni rispetto al 2019. Il divario, inoltre, con gli altri Paesi europei si è ulteriormente amplificato, toccando i 9,7 punti, mentre nel 2019 era a 9,2 punti.

L’impatto negativo si nota anche nel tasso di occupazione. Con la pandemia da Coronavirus è arrivato, nel secondo trimestre 2020, al 71,7%, registrando -1,5 punti in meno rispetto al 2019.

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