Caso Suarez, Gassman: “Un leggero senso di schifo”

L’arrivo del calciatore uruguaiano Luis Suarez in Italia è nell’occhio del ciclone avendo causato grandi discussioni all’interno dell’opinione pubblica.
A seguito dell’inchiesta della Guardia di Finanza e della Procura di Perugia, per cui l’attaccante è sospettato di aver superato l’esame per ottenere la cittadinanza italiana con una truffa concordata con l’Università per stranieri del capoluogo umbro, l’attore romano Alessandro Gassman ha voluto esprimere il suo sdegno su Twitter commentando il fatto con un “un leggero senso di schifo”.
Gassman ha inoltre rilasciato un’intervista a Repubblica, affermando che “qui non si tratta di tifo, ma di diritti“. Secondo l’attore, infatti, “chi vive nel nostro Paese da anni, regolarmente, pagando le tasse, ha diritto di richiedere la nazionalità italiana per i propri figli nati qui. Non penso quindi che sia sbagliato dare la nazionalità italiana a un campione di calcio, se di origini italiane o sposato con un’italiana, ma che gli stessi diritti dovrebbero essere dati a chi, con il lavoro, si è guadagnato onestamente un posto nella nostra società“, le sue parole.

Attento ai diritti umani

Il testimonial di Amnesty International è sempre stato attento ai diritti umani, tanto da non tirarsi indietro nell’esprimere la propria opinione. In questi giorni, infatti, aveva scatenato la rete con un tweet divisivo. “Quando leggo, in un Paese dove chi nasce da genitori stranieri, che pagano le tasse, non può avere la cittadinanza che ‘purtroppo’ un calciatore sudamericano non riuscirà ad avere il passaporto prima di ottobre un leggero senso di schifo mi sopraggiunge“, le parole di Alessandro Gassman su Twitter.

Per la cittadinanza italiana vi è un’attesa di 5 o 6 anni

A sostenere le polemiche di Alessandro Gassman è anche l’attesa per la richiesta di cittadinanza italiana che risulta addirittura raddoppiata dal 2018. Da due anni, infatti, gli stranieri devono aspettare mediamente tra i 5 ai 6 anni per poter risultare sulla carta effettivamente italiani. Un processo farraginoso, tra rimbalzi con gli uffici italiani e quelli del Paese di provenienza, che ha subito un grande rallentamento con l’adozione del decreto sicurezza del 2018 dell’ex Governo gialloverde. La legge subordina “un’adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue”, nonché il superamento del test a cui è stato sottoposto lo stesso Luis Suarez, con la differenza che il calciatore si sarebbe vista riconoscere la cittadinanza nel giro di poche settimane.

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