Brutale aggressione in un bar di Altopascio, ricerche a tappeto: le ipotesi al vaglio degli inquirenti

Nel cuore di Altopascio, la tranquillità di una mattina domenicale, il 6 agosto scorso, è stata scossa da un brutale atto di violenza.

Carabinieri
Carabinieri-Nanopress.it

Luigi Pulcini, un pensionato che amava trascorrere le sue giornate al tavolo del “Buon Caffè”, è stato vittima di un attacco immotivato. Almeno così appare essere sino ad oggi.

Il settantacinquenne, mentre gustava la sua abituale colazione, una giovane coppia è uscita dal locale, ma anziché proseguire il loro cammino, ha dato vita a quella che di lì a poco si sarebbe trasformata in una vera e propria tragedia. L’uomo si è scaraventato contro Luigi Pulcini con una serie inarrestabile di pugni violenti. La scena ha suscitato terrore tra gli abitanti ed i testimoni che si sono affrettati a chiamare i soccorsi.

L’aggressione è avvenuta intorno alle 11 del mattino, in piazza Umberto, proprio di fronte al caffè.  L’équipe della Misericordia di Montecarlo, in provincia di Lucca, ha prontamente risposto alla chiamata, giungendo sul luogo dell’incidente grazie al coordinamento del centralino del 118. Tuttavia, la gravità delle ferite ha reso necessario l’intervento di un elicottero per il trasporto immediato all’ospedale di Cisanello, in provincia di Pisa. Il centro sanitario di riferimento per tutta la Toscana. Difatti, fin da subito, le condizioni di Pulcini sono apparse disperate.

Chi e perché ha esercitato così tanta violenza nei confronti del neopensionato?

Trattandosi di un giorno festivo, molte erano le persone che hanno assistito alla scena sanguinaria. Dunque, l’identità degli aggressori è stata prontamente annotata dai testimoni. La descrizione resa corrisponde ad una coppia di giovani fidanzati, immediatamente fuggiti dopo l’agguato a bordo di una macchina, specificatamente di una Fiat 500 celeste. Fortunatamente, le telecamere di sicurezza della zona, perfettamente funzionanti, sembrano aver dato riscontri rispetto alle informazioni fornite proprio da chi ha assistito al brutale attacco.

Nel frattempo, la città è rimasta sconvolta da questo atto di violenza inaudita. Luigi Pulcini, originario di Altopascio ma con una lunga esperienza di vita a Roma, aveva deciso di trascorrere gran parte dell’estate nella sua città natale insieme alla moglie. Per lui, ogni domenica mattina, quella colazione era un momento di relax nel quale riusciva a ritagliarsi un po’ di tempo per sé. Purtroppo, quella tranquilla giornata di una settimana fa, si è trasformata in pochi attimi in un’esperienza tragica in pochi istanti.

Il presunto colpevole dell’aggressione a Luca Pulcini

Nella tarda serata di domenica sei agosto, poi, sembrava essere arrivata una svolta: un giovane si è presentato ai carabinieri, autodenunciandosi in relazione al brutale evento sanguinario. Ma le forze dell’ordine sin da subito non hanno creduto alla versione del trentenne. Al contrario, polizia e carabinieri hanno avuto fin da subito il sospetto che possa essersi trattato di un tentativo di coprire una terza persona.

La comunità è rimasta con il fiato sospeso, oltre che in attesa di ulteriori sviluppi da parte delle autorità. La speranza è che venga fatta giustizia per Luigi Pulcini, una vittima innocente di una violenza disumana.

L’identificazione della presunta “donna della discordia”

Gli investigatori hanno interrogato la testimone chiave, la donna che avrebbe innescato lo scontro violento. Donna che, almeno da quel che è emerso, ha confermato i motivi abietti e futili. Secondo la ricostruzione ufficiale, dunque, l’anziano avrebbe fatto un complimento sul suo aspetto fisico. Da quel punto in poi, gli eventi tragici sono ben noti: l’uomo si è avvicinato a Luigi Pulcini che era seduto ad un tavolo esterno.

Auto dei carabinieri
Auto dei carabinieri – Nanopress.it

Poi, dopo averlo aggredito verbalmente, lo ha colpito con un violento pugno alla tempia. Pulcini è caduto a terra sanguinante, mentre il suo aggressore scappava. Non sono state ottenute informazioni rilevanti dalla targa dell’auto, che risulta intestata a un soggetto estraneo ai fatti.

L’autodenuncia del presunto responsabile

L’autodenuncia di domenica sera si è rivelata, come anticipato, un vicolo cieco. Il giovane trentenne che si è presentato in caserma, dichiarandosi colpevole, non sarebbe il vero responsabile. Tuttavia, la confessione solleva dubbi tra gli inquirenti a causa di discrepanze con testimonianze e immagini delle telecamere di sorveglianza. Nel dettaglio, non corrisponderebbero, innanzitutto, gli abiti indossati da colui che si è addebitato ogni forma di responsabilità, con quelli immortalati nei frame e nei video. Elementi oggettivi che sconfesserebbero da ogni punto di vista le parole di quest’ultimo. Che, verosimilmente, sta proteggendo qualcuno. Ed infatti, proprio nella giornata di ieri, il giovane è stato iscritto nel registro degli indagati per autocalunnia.

Le ricerche del vero assassino, quello in fuga, proseguono a tappeto e senza sosta. Al momento, nei confronti di quest’ultimo si procede per il reato di lesioni gravissime. Ma, laddove Luigi Pulcini morisse, il capo di imputazione potrebbe essere mutato in omicidio preterintenzionale. E, quindi, l’assassino rischierebbe fino a diciotto anni di carcere.

Chi si assumerebbe la responsabilità di un reato così grave se non lo ha commesso?

Al momento gli inquirenti procedono per il reato di lesioni gravissime, che prevede, all’art. 582 del Codice penale, la pena della reclusione dai sei mesi ai tre anni. Tuttavia, se Luigi Pulcini dovesse morire, potrebbe rispondere del più grave reato dell’omicidio preterintenzionale. La cui pena, stabilita dall’articolo 584 del Codice penale, va da un minimo di dieci ad un massimo di diciotto anni. Dunque, chi si farebbe mai carico di una responsabilità di questo tipo senza una logica precisa? Nessuno. Pertanto, è ’ altamente probabile che chi si è autodenunciato non sia il responsabile, ma che veramente si voglia assumere la colpa. O perché il vero colpevole ha dei precedenti penali. Magari è in affidamento in prova o agli arresti domiciliari. Oppure è possibile che il trentenne sia stato costretto ad autodenunciarsi perché dietro c’è un’organizzazione criminale. Difatti, è noto come Altopascio sia definita la Scampia della Toscana. Ciò spiegherebbe anche il perché alcuni tra i testimoni si sia rifiutato di parlare.

 

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