Vitalizio politici: cos’è e come funziona la pensione dei parlamentari?

Di vitalizio dei politici si è tornati a parlare negli ultimi giorni, dopo l’allarme lanciato da Tito Boeri. Il presidente dell’Inps ha dichiarato insostenibile l’attuale regime pensionistico degli ex parlamentari: “Con il contributivo risparmieremmo 760 milioni di euro. Circa 2.600 ex parlamentari ricevono 150 milioni in più di quanto versato“. Da Montecitorio rispondono che quei soldi gravano sulle casse della Camera e del Senato e non dell’Inps e che la situazione è già nota da tempo. In tempi di austerità, di tagli, di pensionati sempre più poveri, di intere generazioni a rischio per il futuro, l’allarme di Boeri suona come l’ultima chiamata prima del collasso. Vediamo cosa sono i vitalizi e chi sono i politici dalle pensioni d’oro.

Il vitalizio altro non è che la pensione dei politici. Nello specifico, è una rendita concessa per tutta la vita al termine del mandato politico in base a requisiti di anzianità e di permanenza nelle funzioni elettive. Secondo l’attuale ordinamento italiano, il vitalizio va ai deputati e ai senatori. Rientrano nella categoria anche i consiglieri regionali. Nel 2015, tra mille polemiche, è stata approvata la delibera sul vitalizio ai condannati: le nuove norme stabiliscono che lo perdono i condannati per reati di mafia, terrorismo e contro la Pubblica Amministrazione con pene superiori ai 2 anni di reclusione. Tuttavia viene escluso l’abuso di ufficio e si prevede la modifica in senso restrittivo per i delitti non colposi da 4 a 6 anni.

Il vitalizio per i deputati

Secondo le leggi italiane, dopo 5 anni di mandato effettivo, i deputati ricevono un vitalizio che parte dal loro 65esimo anno di età. Tuttavia, se l’attività parlamentare è prolungata, il vitalizio può cominciare anche dal 60esimo anno. L’importo del vitalizio va dal 20% al 60% dell’indennità parlamentare e la somma viene calcolata in base agli anni di servizio.

Questa indennità viene sospesa se il parlamentare viene rieletto come parlamentare o se accetta altri incarichi pubblici, che vengono retribuiti con una somma mensile pari o più alta del vitalizio. La rendita viene ricavata attraverso la sottrazione mensile dall’indennità lorda del parlamentare con una somma pari a 1.006,51 euro, che corrisponde all’8,6% dell’indennità lorda.

Il vitalizio per i senatori

I parlamentari del Senato hanno diritto ad un vitalizio dopo aver svolto 5 anni della loro attività. Come nel caso dei deputati, la somma varia dal 20% al 60% dell’indennità percepita e la rendita comincia ad essere erogata al compimento del 65esimo anno di età. L’erogazione viene sospesa se il senatore viene rieletto al Parlamento europeo, in quello nazionale o in consiglio regionale. La sospensione viene disposta anche se si va a ricoprire incarichi incompatibili con lo status di parlamentare, ma a condizione che i nuovi incarichi coprano almeno il 40% del vitalizio.

Per calcolare il vitalizio dei senatori, viene trattenuta dall’indennità lorda una somma pari all’8,6% dello stipendio, circa 1.032,51 euro. Il senatore può anche decidere di aggiungere un’ulteriore quota per la reversibilità, circa 258,13 euro. Da non dimenticare che ai parlamentari del Senato spetta anche una liquidazione di fine mandato, pari all’80% dell’indennità, la cui somma viene moltiplicata per gli anni di attività.

Reversibilità dei vitalizi a coniugi, figli e fratelli

Gli onorevoli passati a miglior vita garantiscono inoltre che i loro parenti godano del trattamento previdenziale di reversibilità. Ciò vuol dire che mogli, mariti, figli e fratelli incassano assegni di tutto rispetto che vanno poi a gravare nel bilancio dello Stato alla voce ”Assegni vitalizi di reversibilità”. Il regolamento per l’erogazione è stabilito direttamente dall’ufficio di presidenza delle Camere e sancisce che il vitalizio del parlamentare deceduto vada al coniuge superstite nella misura del 60% del totale, più 20% per ogni figlio, il quale ha però diritto al totale della somma se è rimasto senza entrambi i genitori. In mancanza di figli, il vitalizio del parlamentare morto va a fratelli e sorelle, con la sola clausola ”che risultino fiscalmente a carico del deputato deceduto”.

In cifre, per il 2015, ad esempio, la spesa per i vitalizi ai superstiti degli onorevoli è stata di 25,3 milioni di euro per la Camera dei Deputati e 18 milioni di euro per il Senato, per un totale di oltre 40 milioni di euro. In tutto i parenti che godono del vitalizio lasciato dal caro onorevole estinto sono 652. E a livello regionale le cose non cambiano. Qualche numero: ogni anno la Campania spende per i vitalizi dei parenti di ex consiglieri una cifra pari a un milione e 700 mila euro che pesano sul bilancio regionale mentre la Regione Sicilia paga 117 assegni di reversibilità per un totale di circa 6 milioni di euro.

Gli ex politici dalle pensioni d’oro

Le attuali norme sono più restrittive rispetto al passato dove non esisteva il limite dei 65 anni per la riscossione e dove i calcoli erano molto più larghi. Così, nel corso degli anni, ex politici di lungo corso sono riusciti a racimolare pensioni d’oro. Il Tempo ha pubblicato una lista dei super pensionati della politica: l’ex presidente della Camera Luciano Violante percepisce un vitalizio di 9.363 euro al mese, Walter Veltroni ne prende 5.373, Massimo D’Alema 5.283 euro, Marco Pannella arriva a 5.691 euro al mese. Gianfranco Fini ne incassa 5.614 euro, seguito da Stefano Rodotà (4.684) e Franco Marini (5.800). La più giovane presidente della Camera, la leghista Irene Pivetti, è anche una baby pensionata visto che dal 2013, da quando aveva solo 50 anni, prende 6.203 euro al mese. Meglio di lei ha fatto Alfonso Pecoraro Scanio, deputato dal 1992 al 2008, che riceve 8.836 euro da quando aveva 49 anni. Il titolo di Miss Baby pensionata d’oro va però a Claudia Lombardo, ex consigliera regionale della Sardegna, che riceve un vitalizio da 8.455 euro da quando ha 41 anni. Prendono bene anche gli assidui del Parlamento: Vittorio Sgarbi riceve 8.455 euro dopo aver fatto 4 legislature, mentre Rosa Russo Iervolino, parlamentare per oltre 20 anni e più volte ministra, riceve 5.400 euro netti e Gianni De Michelis 5.800 euro netti al mese. Tra i più fortunati c’è l’onnipresente Giuliano Amato, che riceve un vitalizio da 31.411 euro al mese.

Impostazioni privacy