Tregua tra Israele e Palestina dopo 11 giorni di guerra

Alle due di questa notte, dopo 11 giorni di scontri a fuoco, è scattato il cessate il fuoco tra Israele e Palestina. Al termine del consiglio di gabinetto, convocato dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, Israele ha approvato il cessate il fuoco “reciproco e simultaneo“, confermato subito dopo anche da Hamas.

Sulla base delle prime stime, le vittime nella regione palestinese sono state almeno 232, in seguito ai raid dell’aviazione e ai bombardamenti di Tel Aviv. Sono 12, invece, le persone uccise in territorio israeliano. Le missioni di caccia di Tel Aviv sono state centinaia, mentre oltre 4mila sono i razzi esplosi lanciati da Gaza in direzione del sud e del contro di Israele.

Leggi anche: Israele-Palestina, raffica di razzi da Gaza, possibile tregua tra meno di 48 ore

L’Egitto invia due delegazioni per garantire il cessate il fuoco

Oltre alla sospensione delle sospensione delle ostilità, Israele non si è assunto alcun altro impegno. Intanto dall’Egitto arrivano due delegazioni, una in Israele e una in territorio palestinese, per monitorare l’attuazione dell’accordo e del cessate il fuoco. Il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, ha dichiarato che “i prossimi passi sono volti a mantenere la stabilità“. Inoltre, “l’Egitto garantisce lo stop del lancio di razzi da Gaza dopo l’annuncio di Israele del cessate il fuoco“, riferiscono fonti egiziano, che hanno guidato la mediazione tra israeliani e palestinesi per arrivare alla tregua.

Il ruolo degli Stati Uniti

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha commentato lo stop al conflitto definendolo “una vera opportunità” per fare progressi. Il presidente Usa ha poi ringraziato il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, con il quale ha avuto una conversazione telefonica, per il ruolo svolto nel raggiungimento della tregua. “Il governo israeliano non può permettersi di ignorare gli appelli degli Stati Uniti per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza” aveva dichiarato il leader centrista Yair Lapid, spiegando che lo Stato ebraico avrà bisogno dell’aiuto dell’amministrazione Biden in questioni ben più intricate.

Impostazioni privacy