
Foto Getty Images | Francesca Volpi
Dopo mesi di ri-chiusura, i ristoratori potrebbero riuscire a tirare un sospiro di sollievo per far ripartire le attività. Dopo il via libera alle aperture per l’ora di pranzo, per i ristoranti che si trovano in zona gialla, adesso il Comitato tecnico scientifico potrebbe dire sì anche alle aperture serali.
L’unica condizione, oltre al rispetto delle norme anti Covid (che comprendono il distanziamento al tavolo, l’uso della mascherina e il rilevamento della temperatura) è quella che sia l’esercito a monitorare l’affluenza e il rispetto dei regolamenti.
Il 5 marzo dovrebbero cambiare le regole
Il dpcm attualmente in essere scadrà il 5 marzo. Dopo questa data toccherà al premier incaricato Mario Draghi e al suo esecutivo, per ora non ancora formato, stabilire le nuove regole.
Sono però già molte le Regioni che contestano la chiusura dei ristoranti dopo le 18 (orario attualmente in uso, dopo il quale sono consentiti solo consegna e asporto). I governatori, infatti, vorrebbero la chiusura posticipata fino alle 22.
Un piano di riaperture graduale
Intervistato da La Repubblica è stato proprio il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, a parlare del tema ristoranti.
Miozzo spiega che la misura più efficace per contrastare Covid sarebbe un lockdown totale. Un proseguo delle chiusure, però, insostenibile per il mondo della ristorazione. Sarebbe quindi ipotizzabile un piano di riaperture graduale.
Miozzo: sì ai ristoranti, ma con l’esercito
A patto che si istituisca “rigoroso meccanismo di controlli“, spiega Miozzo, la possibilità che i ristoranti riaprano la sera c’è. “Immaginate cosa può succedere se riaprono i ristoranti la sera ai Navigli o a Trastevere“, ha argomentato il tecnico.
La possibilità per i ristoranti, a questo punto, sarebbe l’intervento delle forze dell’ordine, della Polizia Locale e dell’Esercito, che avrebbero il compito di monitorare i flussi per permettere la chiusura alle 22.
“Basta vedere una divisa che agisca nei luoghi a rischio, come possono essere i ristoranti, per scongiurare comportamenti irresponsabili“, conclude Miozzo.
Parole di Elena Pavin
Mi chiamo Elena Pavin, classe 1994, ho conseguito il diploma artistico solo prima di scoprire di non voler fare l’architetto né la designer. Così ho cambiato radicalmente i miei piani: all’Università di Milano-Bicocca ho studiato giapponese e mi sono laureata in Comunicazione interculturale, ho terminato i miei studi diplomandomi alla Scuola di Giornalismo. Amante dell’arte, incuriosita dalle tendenze, fanatica dell’enogastronomia (tanto da decidere di diventare sommelier). Nel 2020 ho iniziato a collaborare con Alanews e Deva Connection