Rapporto Svimez 2020: il lockdown frena la crescita economica del Meridione

Svimez è l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno che dal 1946 monitora la situazione economica del Sud Italia per proporre soluzioni concrete per lo sviluppo.

Da vent’anni a questa parte, redige annualmente un report relativo a crescita, decrescita e previsioni future. Quello del 2020 restituisce un quadro del paese in generale molto colpito dalla pandemia, ma nel quale la crescita e la ripresa sarà molto diversa tra Nord e Sud.

Rapporto Svimez 2020: crescita al Sud sarà molto lenta

Ciò che si legge nel rapporto è un’evidente diseguaglianza tra le due parti del paese sul lungo periodo.

La prima ondata della pandemia ha colpito soprattutto il Settentrione, ma la crisi economica si è estesa a tutta l’Italia, la seconda ha invece colpito duramente soprattutto il Meridione, andando a rendere ancora più difficile una situazione già in bilico.

Nel 2020, sostengono gli esperti dell’associazione, il Pil è calato di circa il 9%: al Centro-Nord – 9,6%, al Sud -8,2%. Si stima che ogni mese di inattività dovuta alla chiusura data dal lockdown si sia tradotto in un calo del Pil del 3,1%, corrispondente a un totale di 48 miliardi di euro, 37 al Nord e 11 al Sud, che trascinano quest’ultimo verso picchi negativi toccati solo durante la crisi economica a cavallo tra anni ’00 e ’10.

Di conseguenza, il reddito disponibile alle famiglia, nel 2020, è calato del 6,3%. Il risultato è una riduzione dei consumi del 9,9% al Sud contro il 9% al Nord.

Differenze ancora più marcate quando si tratta di disoccupazione: +4,5%, ovvero 300mila disoccupati nel Mezzogiorno, il triplo rispetto al Nord, mostrando inoltre i gravi problemi che comportano lavori senza tutele, ovvero in nero o che sfruttano gli immigrati.

Per quanto riguarda la crescita, Svimez prevede che nel 2021 il Centro-Nord segnerà +4,5% e nel 2022 +5,3%, mostrando un recupero piuttosto rapido. Il Sud invece crescerà del 1,2% e del 1,4%, ovvero molto più lentamente e con difficoltà.

La speranza è che con Next Generation EU insieme a politiche mirate si possa appianare questa differenza e rendere il paese più omogeneo da un punto di vista tanto economico quanto sociale.

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