Neanche i 7,6 miliardi stanziati dal governo per la sanità placano le polemiche

Il governo Meloni batte un colpo, ma comunque non placa il dissenso raccolto nelle ultime settimane. Il tema è uno dei più delicati possibile e che ricade direttamente sulle vite di milioni di cittadini ogni giorno: il funzionamento del comparto sanitario. In tempi di Covid e di costi energetici in impennata, le esigenze sono sempre di più e richiedono fondi elevati per gestire al meglio le emergenze. La risposta contenuta nella bozza del ddl Bilancio 2023 è ritenuta da molti ugualmente insufficiente.

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni – Nanopress.it

Il momento è delicato e il governo non può far altro che correre, anche perché alcune scadenze non sono proprio derogabili. Ci riferiamo anche e soprattutto al ddl Bilancio 2023, che contiene informazioni e provvedimenti molto importanti per quanto riguarda la sanità. I fondi stanziati sono chiari e con incrementi dovuti all’emergenze energetica e (ancora) alla pandemia da Covid-19. In molti, però, ancora sono molto insoddisfatti delle decisioni prese.

La bozza del ddl Bilancio chiarisce i fondi che verranno destinati alla sanità

Il governo sta muovendo i suoi primi passi, nel bene e nel male, trovando nuovi consensi o un dissenso ancora più forte. Sul tema sanità, però, stanno arrivando davvero tante critiche e non è neppure una novità. Infatti, già da prima che il governo vedesse la luce e si era in piena campagna elettorale, in molti avevano espresso forti perplessità su come Giorgia Meloni e principali alleati intendevano gestire la questione Covid e vaccino, ad esempio.

Ci riferiamo a diversi virologi, persone che ormai hanno una rilevanza pubblica sempre più alta nel mondo della sanità, ma anche direttamente all’ormai ex ministro della Salute, Roberto Speranza, che aveva chiesto più volte alla coalizione di centrodestra di non essere ambigua su argomenti tanto importanti, anche perché non certi provvedimenti non potevano subire ritardi di alcun tipo. Invece, sia nella campagna che poi ha portato alla forte affermazione elettorale sia nei primi passi e discorsi del nuovo esecutivo, l’impressione è che la sanità fosse finita un po’ in secondo piano, rispetto ad altre misure ritenute urgenti e identitarie per l’opera di Fratelli d’Italia e alleati.

Ora, invece, il governo ha battuto un primo importante colpo. O almeno l’ha fatto attraverso il Ddl Bilancio 2023 con cui, almeno considerando la bozza finale, sono stati decisi anche i fondi da destinare alla sanità e alle sue impellenze. Impellenze che di certo non sono poche o di poco conto, visto e considerato il momento storico che stiamo vivendo, una pandemia che è meno pressante ma va comunque tenuta in considerazione – specialmente nei mesi invernali – e i rincari per le risorse energetiche che colpiscono inevitabilmente tutta la cosa pubblica e anche il distretto sanitario.

Orazio Schillaci
Orazio Schillaci – Nanopress.it

Beh, senza badare tanto a ulteriori premesse, snoccioliamo le cifre che verranno destinate a uno dei comparti più importanti in assoluto nella vita di uno Stato e del cittadino. Partiamo dal primo dato generale: il governo Meloni ha deciso di stanziare 7,6 miliardi nella sanità, oltre a quelli già decisi da Mario Draghi. Si tratta di fondi che varranno per il triennio 2023-25 e così divisi: 2,150 miliardi sono destinati al 2023. Nel 2024 e nel 2025, invece, le somme salgono. Si parla di 2,300 miliardi per il 2024 e nel 2025 saliranno ancora, arrivando a 2,500 miliardi. Ma non finisce qui, perché per fronteggiare la pandemia da Covid-19 verranno stanziati 650 milioni.

C’è da fare, però, una precisazione doverosa relativa il 2023. Una parte dell’incremento per il prossimo anno, che è pari a 1400 milioni, è determinata dai maggiori costi per l’aumento dei prezzi dell’energia. Bisogna aprire anche una parentesi importante: il governo ha previsto anche che venga implementato il piano nazionale per tentare di mettere un freno all’antimicrobico resistenza, una delle più grandi sfide che la sanità dovrà affrontare ora e nei prossimi decenni.

I provvedimenti per la Sanità sono stati comunicati nel titolo VI della manovra, mentre la bozza in questione è ormai definitiva, prima che passi tutti gli step parlamentari e con l’ok da parte della Commissione europea. Le cifre del fondo sanitario, ancora, sono state confermate rispetto a quelle che erano già state comunicate nel documento programmatico di bilancio, che è già stato inviato a Bruxelles lo scorso giovedì.

Insomma, ormai ci siamo e dei fondi per la sanità verranno comunque destinati. Tutti soddisfatti, quindi? Non proprio. Sì, perché nelle ultime ore sono state tante e sempre di più le voci di chi ha intenzione di farsi sentire, anche manifestando. E non si tratta unicamente di persone, comuni cittadini, pronti a mettere in evidenza il loro dissenso. No, perché si tratta anche di medici che ormai hanno un peso nella comunità scientifica e nella politica italiana.

L’ondata di dissenso per i provvedimenti sulla sanità non si placa

Orazio Schillaci
Orazio Schillaci – Nanopress.it

Ecco diciamo che scrivessimo che i provvedimenti decisi dal governo in materia di sanità sono piaciuti a tutti, non diremmo la verità. Anzi, le dichiarazioni piccate per esprimere un no secco alle misure di Meloni e alleati non sono, di certo, mancate. Ci riferiamo, prima di tutto, a Walter Ricciardi. In tempi di Covid-19, l’avrete di sicuro visto o ne avrete sentito parlare. Per chi non lo sapesse, comunque, dell’uomo a capo del Mission Board for Cancer europeo e docente di Igiene all’Università Cattolica.

A margine di un convegno incentrato sulla prevenzione relativa i tumori, l’AdnKronos Salute l’ha intercettato e, imbeccato dai giornalisti, non ha potuto evitare di dire la sua sulla manovra. In merito alle cifre dedicate alla sanità, ridimensiona quanto scelto da Meloni: “È il minimo da stanziare nel 2023, ogni euro in meno significa che non c’è un finanziamento adeguato”.

Ricciardi poi va oltre e fa i conti in tasca al governo, sottolineando quali dovrebbero essere i soldi minimamente destinati e per quale motivo: Il premier Meloni deve trovare 6 miliardi per il 2023, è il minimo per garantire la sopravvivenza del Servizio sanitario nazionale. Devono essere usati per migliorare le condizioni di lavoro, per sveltire le liste d’attesa, per garantire che nei pronto soccorso non si perdano giornate intere e non si sappia come si esce. Ogni euro in meno significa che non c’è adeguato finanziamento”.

E sulle manifestazioni che potrebbero esserci nei prossimi giorni: “I medici scendono in piazza il prossimo 15 dicembre giustamente. C’è un disagio fortissimo nella categoria – evidenzia Ricciardi – che ora è arrivato a livelli insopportabili: sono i peggio pagati in Europa, lavorano nelle condizioni peggiori, non hanno gratificazioni nel loro lavoro perché sono tra due fuochi, i cittadini che chiedono assistenza e la politica che non dà risorse e supporto”. Un monito da brividi per quella stessa categoria che ha dovuto essere in prima linea per la pandemia e comunque gli enormi meriti avuti sembrano già essere stati dimenticati.

Non solo Ricciardi, però, perché nelle ultime ore a farsi sentire è stato anche il segretario nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio. In un’intervista a “Quotidiano Sanità”, ha spiegato, con termini chiari e piuttosto forti, i motivi per cui i medici non possono essere soddisfatti: Questa manovra è iniqua, non è coraggiosa e non va nella direzione di una salvaguardia di un sistema sanitario nazionale che era già in crisi prima dell’emergenza pandemica. Ancora una volta non si premia il personale, si torna a dimenticare quelli che erano stati definiti gli ‘eroi’ del Covid. Anzi, si rischia di peggiorare ulteriormente una situazione di lavoro già ingestibile in ambito ospedaliero”.

Il problema potrebbe essere rappresentato anche dalla ricaduta che la flat tax potrebbe avere sui medici e sulla professione medica: “Non solo non si prevede nulla per il personale ma, in un contesto che vede i medici abbandonare gli ospedali in favore del lavoro come gettonisti nelle cooperative, con l’estensione della flat tax si foraggia ulteriormente il lavoro dei medici libero professionisti. Non c’è flat tax per i dirigenti medici, sanitari e veterinari dipendenti. Non si vede nessuna forma di ringraziamento per il personale sanitario dopo i sacrifici degli ultimi anni. Anzi, ci sono solo spade di damocle per noi: dalle scadenze sull’obbligo formativo fino a condizioni di lavoro sempre peggiori”.

Le critiche, poi, sono arrivate anche dalle opposizioni. In particolare, sono arrivate le parole di Marco Furfaro, capogruppo PD in commissione Affari Sociali, riportate da “Quotidiano Sanità”. Anche in questo caso, il mirino si pone verso la sanità – scusate il gioco di parole – pubblica, in nome di un ricorso ancora più aggressivo a quella privata:  “”Un’inversione di tendenza” dice il ministro? Vero, ma a danno della sanità pubblica. I fondi aggiuntivi in manovra destinati alla sanità sono 2 miliardi, di cui 1,4 miliardi saranno erosi dal caro energia e dall’inflazione. Il resto? Zero, niente di niente. Questo l’attacco che arriva da sinistra per commentare le parole del ministro, Orazio Schillaci. Poi Furato continua: “Non c’è nulla per il personale, niente per il rinnovo dei contratti, niente per dimezzare le liste d’attesa. Niente per portare il numero di medici di base e pediatri a un livello appena dignitoso, finendola di gravare in modo spropositato su medici e operatori sanitari come fatto in questi anni. La verità è che la legge di bilancio metterà a rischio i bilanci delle regioni e, ancora peggio, il diritto alla salute degli italiani, in particolare quelli più fragili. Una linea chiara: per la destra a pagare devono sempre essere i più fragili, con i più ricchi che potranno ricorrere alla sanità privata”. Insomma, anche quello delle liste d’attesa rischia di essere un problema sempre più importante e che incide sugli standard di cura offerti ai cittadini. Se n’è parlato tanto in campagna elettorale, e invece ancora poco, troppo poco.

Inoltre, non si può sottovalutare la richiesta delle Regioni. Ancora su “Quotidiano Sanità”, Davide Caparini, assessore della Regione Lombardia, dopo aver sottolineato di aver apprezzato gli sforzi del governo nella manovra, ha anche sottolineato la necessità di maggiori fondi. Le richieste delle regioni per la sanità sono chiare: “Occorre tenere alto il livello di attenzione sui maggiori costi e la necessità dell’equilibrio economico finanziario 2022. Pur apprezzando l’impegno del Governo per lo stanziamento di 1,6 mld di euro per i maggiori costi energetici e da covid-19 (valore aggiornato al DL 144/2022 Aiuti ter), si ritiene che necessiti di un’ulteriore copertura finanziaria per 400 mln nell’esercizio 2022 a seguito di una verifica puntuale sugli effettivi costi sostenuti dalle aziende sanitarie. Rischio di mancato raggiungimento degli equilibri in sanità per il 2022″. 400 milioni per il 2022, quindi, non pochi per chi già ritiene di aver fatto il massimo. Di sicuro, i pareri continueranno a moltiplicarsi, un po’ da una parte, un po’ dall’altra. Altrettando certamente i cittadini hanno bisogno di risposte ben precise in tema di salute e vicinanza al cittadino e fare di più sarebbe un segnale importante anche verso chi ha accusato più volte il governo e chi lo compone di mettere la sanità troppe volte al secondo posto.

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