Messina Denaro operato in ospedale dopo, prevista lunga degenza

Peggiorano le condizioni del boss Matteo Messina Denaro e ieri pomeriggio ha subito un intervento al San Salvatore dell’Aquila.

Matteo Messina Denaro durante l'arresto
Matteo Messina Denaro durante l’arresto – Nanopress.it

Il male che lo affligge è una forma aggressiva di tumore al colon e la notizia del peggioramento delle sue condizioni di salute è arrivata proprio in concomitanza delle nuove scoperte scientifiche sulla cura sul cancro, argomento che abbiamo approfondito ieri. In tanti pensano che non sia giusto che l’uomo accusato della morte di Falcone e Borsellino ma anche di tanti altri crimini orribili come lo scioglimento nell’acido del cadavere del figlio di un pentito, trovi la morte per una malattia, senza probabilmente scontare tutti gli anni di carcere che lo aspettano. Eppure è proprio così, l’ex latitante numero 1 d’Italia è stato incastrato dal suo male, quello che l’ha costretto a uscire allo scoperto per le cure presso la clinica Maddalena dove è stato arrestato lo scorso gennaio. In carcere non può vedere nessuno, perché segue il regime di 41bis introdotto proprio da Falcone per evitare che i terroristi e i mafiosi comunicassero con l’esterno. Le uniche conversazioni le ha con i medici che seguono il decorrere della malattia e si assicurano che segua le terapie necessarie. Anche in un momento così particolare, non ha avuto un solo segno di pentimento per il male fatto e lo ha chiarito più volte.

Messina Denaro operato dopo il peggioramento

Ieri è arrivata la notizia del peggioramento delle condizioni di salute di Matteo Messina Denaro, ultimo grande boss trapanese di Cosa Nostra. Originario di Castelvetrano, è stato arrestato proprio nella sua Sicilia per poi essere trasferito nel carcere “Le costarelle” di Preturo dell’Aquila.

Affetto da una forma tumorale molto aggressiva al colon, sta seguendo le dovute cure del caso ma ieri appunto c’è stata una brutta ricaduta che ne ha determinato il trasporto d’urgenza all’ospedale San Salvatore. Dopo alcune valutazioni mediche e il ricovero nel reparto di chirurgia della struttura – sempre in regime di strettissima sorveglianza – è stato sottoposto a una delicata operazione e ora dovrà rimanere sotto osservazione.

Il suo avvocato Alessandro Cerella è intervenuto parlando con i giornalisti di quanto accaduto nelle ultime 24 ore e affermando che il suo assistito è in condizioni abbastanza severe e questo status non è compatibile con il regime di carcere duro, dovrà quindi rimanere in ospedale, questa almeno è la richiesta del legale.

L'avvocato Alessandro Cerella
L’avvocato Alessandro Cerella – Nanopress.it

Il detenuto necessita di rimanere alla presenza continua di infermieri e personale sanitario perché sebbene le cure siano garantite anche in carcere, la situazione è diversa e l’assistenza è nettamente migliore rispetto a quella in uno spazio allestito come ambulatorio all’interno di una struttura che serve ad altro.

Proprio lui ha avanzato la richiesta di revoca del regime di carcere duro e la magistratura con il giudice di sorveglianza sta verificando se sia possibile farlo con valutazioni tecniche adeguate.

In molti auspicavano che l’ultimo grande boss della stagione stragista italiana mostrasse segni di cedimento in questa situazione molto particolare, invece ha ribadito più volte che non si pentirà mai di ciò che ha fatto.

Assolutamente – secondo Cerella – non ci sarebbe pericolo di fuga per il tumore al quarto stadio che gli rende difficile anche camminare, questo è quanto risponde l’avvocato in collegamento durante un’intervista a Sky Tg24. Tuttavia, l’ospedale è sorvegliato in ogni punto di accesso/uscita dai militari dell’Esercito.

L’interrogatorio dopo l’arresto

Matteo Messina Denaro ha avuto un serio peggioramento nella giornata di ieri, proprio quando venivano depositate le 70 pagine di verbale dell’interrogatorio fatto al boss in seguito all’arresto.

In questi documenti si legge come l’uomo abbia addirittura negato di aver fatto parte di Cosa Nostra mentre agli atti ci sono prove inconfutabili che è stato il mandante e il partecipante di tante stragi degli anni Novanta, come appunto gli attentati di Falcone e Borsellino.

Ha affermato più volte di conoscere Cosa Nostra solo per sentito dire, respingendo ogni accusa, specialmente quella dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito strangolato dopo 25 mesi di prigionia e poi sciolto nell’acido. Ha anche smentito di aver trafficato droga e ha detto che la sua latitanza è terminata solo per colpa della malattia.

Quest’ultima cosa forse è l’unica veritiera e chi ha fede in Dio identifica ciò come un gesto divino, una cosa che è giunta per punire questo orco che non si è mai allontanato dalla sua terra nonostante negli anni fossero state fatte tante supposizioni su dove si potesse trovare. Ma in Sicilia aveva trovato una comfort zone che non gli conveniva lasciare, protetto da una rete di complici, alleati, familiari e prestanome.

“Escludo di pentirmi” ha detto con fermezza durante quel primo interrogatorio, nel corso del quale ha ammesso solo quello che non poteva negare, quindi il possesso della pistola, la corrispondenza con Provenzano e la vita da primula rossa scelta per difendersi dallo Stato che lo accusa  – a suo dire – ingiustamente.

Il peggioramento

Messina Denaro stava seguendo, da quel 23 gennaio che è il giorno dell’arresto, cicli di chemioterapia in carcere e aveva già subito un’operazione chirurgica di urologia lo scorso 27 giugno.

Il boss fatica a bere, non ha appetito e quindi ha bisogno della flebo per essere alimentato, una situazione non gestibile nel contesto di un regime carcerario duro ma nemmeno, a dirla tutta, all’interno di un penitenziario tradizionale.

Sorveglianza fuori dall'ospedale
Sorveglianza fuori dall’ospedale – Nanopress.it

Il quadro clinico si è ulteriormente aggravato nella giornata di ieri, comunque in questo periodo è stato un via vai fra carcere e ospedale per questo detenuto speciale. La sua salute era cagionevole da anni e le conferme sono state trovate in alcuni pizzini mandati alla sorella Rosalia durante la latitanza.

Negli anni è stato sottoposto ad alcune operazioni e vari esami, con cicli di chemioterapia periodici.

Accanto alla cella dove è detenuto, è stata allestita una sala per effettuare queste cure. La sua situazione è simile a quella di Provenzano, che ha trascorso gli ultimi anni di vita in malattia ricoverato nella struttura ospedaliera del carcere di Parma.

I medici no hanno riferito ulteriori dettagli sulle condizioni attuali del paziente, le uniche informazioni che abbiamo sono quelle diffuse dal suo legale e ora si attende la risposta del Tribunale per legittimare o meno la sua degenza in ospedale.

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