La guerra cambia il campionato ucraino, ma nonostante tutto si gioca

La Premier League ucraina è ripartita già dall’estate scorsa ma chiaramente le condizioni di gioco sono particolari.

La ripartenza del campionato di calcio ucraino
La ripartenza del campionato di calcio ucraino – Nanopress.it

Le sedi delle gare sono itineranti, gli impianti sono dotati di rifugi aereo, ma si va avanti per portare avanti uno sport che forse in questi momenti è in grado di occupare la mente con altro rispetto all’invasione russa che mette a rischio i territori del Paese. La situazione del calcio ucraino è molto diversa da quella del resto del mondo, vediamola insieme.

Non si ferma il campionato di calcio ucraino

Con le dovute precauzioni, ma si continua a giocare a pallone in Ucraina, dove la Premier Leage del Paese si è adattata alle condizioni proibitive con alcune mosse, come le trasferte a sorpresa annunciate all’ultimo e i bunker negli impianti sportivi per rifugiarsi in caso di attacco.

Da tempo è così, infatti il campionato è ricominciato dall’estate scorsa e in testa alla classifica c’è lo Shaktar Donetsk, club del Donbass che dal 2014 inizio del conflitto in questo territorio, non ha più la sua sede e vaga dentro e fuori dalla regione.

Si continuano a disputare le gare in stadi completamente vuoti dove la tensione si sente, in tutti i sensi. Dai piccoli rumori dell’allenatore nervoso che segue attentamente i passi dei suoi uomini, fino alle urla dei portieri che chiedono di coprire l’attaccante avversario. Tutto ciò rimbomba in impianti vuoti come al tempo del Covid ma più che di ricevere un gol, le squadre temono l’attacco dei caccia russi. In quel caso si corre tutti nei bunker e si rimane in questi luoghi sicuri per il tempo necessario a far passare il pericolo.

Novanta minuti è il tempo che occorre per una partita di calcio ma i missili non conoscono tempistiche, quindi la nuova regola della Premier League ucraina è quella di giocare lontano dai punti caldi del conflitto, a centinaia di chilometri da dove si sta combattendo.

Solitamente le partite si disputano nelle zone vicine al confine occidentale, sì perché la nuova regola è la distanza di sicurezza e concetti come casa e trasferta non esistono più da tempo. Altra regola importante, non è solo l’arbitro a decretare la fine del match ma anche il suono della sirena, che indica ai giocatori di fermarsi e nascondersi nei rifugi anti-aereo per un periodo variabile, il necessario per salvarsi. Se questo supera le 5 ore la partita è annullata.

Queste sirene non si sentono molto spesso ma quando succede c’è un fuggi fuggi generale perché è molto difficile mantenere la calma nel momento in cui lo speaker dice di trovare un posto sicuro, così come è avvenuto alla Lviv Arena durante Shakhtar-Oleksandria del 29 ottobre scorso. Era da poco cominciato il primo tempo è l partita è ripresa dopo un’ora e mezza.

Le partite si sa quando iniziano, ma non quando finiscono.

Il calcio e l’inizio dell’invasione

La Premier League ucraina va avanti ma con molta fatica. Siamo alla seconda giornata del girone di ritorno e la classifica è guidata dalla squadra che sempre l’ha dominata, ma a sorpresa, dietro di lei non c’è la Dinamo Kiev.

Shakhtar Donetsk
Shakhtar Donetsk – Nanopress.it

Poi a seguire c’è il Dnipro-1, ma qualcuno manca all’appello, come il Mariupol Fc che è stato cancellato dagli occupanti russi e il Desna Chernihiv non ha più un campo dove allenarsi poiché è stato distrutto dalle bombe. Il prossimo appuntamento è fra Shaktar e Dnipro ma non si sa l’orario e il luogo, solo il giorno del 27 maggio. Per il resto, dipende da come va al fronte.

Come tutti sappiamo, l’invasione c’è stata il 24 febbraio del 2022, poco prima che il campionato riprendesse dopo lo stop dei mesi invernali. Sembrava essenziale, tutti aspettavano l’inizio delle partite come avviene in tutti gli altri Paesi ma sebbene il calcio sia molto sentito, diventa incredibilmente futile quando si vive con la costante paura di essere uccisi.

La condizione di diverse squadre è molto cambiata, infatti tanti giocatori hanno lasciato gli scarpini per imbracciare il fucile, gli sfollati sono stati accolti nei campi, tanti club si sono spostati mentre le squadre più rilevanti sono espatriate.

Sembrava inizialmente che Putin avesse messo un punto anche a questo aspetto della quotidianità, invece la scorsa estate si è preso a discutere sull’opportunità di riprendere, anche se c’erano molti dubbi sulla sicurezza. Si è dibattuto per diverse settimane e si pensava di organizzare la Premier League ucraina altrove, ma la resilienza ha vinto e i giocatori la disputeranno in Ucraina.

Da quando la Russia ha violato i confini, ogni ucraino alla domanda di scegliere fra resa e resilienza non ha dubbi e questo non cambia in materia di calcio. Il Ceo dello Shakhtar Donetsk, Sergei Palkin, aveva spiegato:

“quando scendiamo in campo dimostriamo al mondo che siamo ancora vivi e giochiamo per la nostra patria, proprio come i militari ne difendono i territori”.

Accanto a queste considerazioni patriottiche ci sono quelle amare legati a condizioni ambientali avversi, calciatori diversi e team stravolti. Infatti la Fifa ha concesso ai tesserati stranieri la possibilità di svincolarsi gratuitamente e andare altrove in Europa.

Così molti hanno perso uomini, allenatori ma anche soldi, come l’oligarca proprietario dello Shakhtar che ha perso 40 milioni di euro di ingaggi in poche ore.

La stagione 2022-2023 della squadre in testa alla classifica è stata considerata miracolosa perché di una rosa di 29 giocatori solo 4 sono stranieri e anche la stella più promettente Mudryk è passato al Chelsea.

Psicologicamente è molto dura per tutti in Ucraina e i calciatori fanno grande fatica a portare avanti la sfida per essere primi, mentre temono per la loro sicurezza.

“Abbiamo imparato a vivere in modo anormale ed è difficile evadere dalla realtà che ci circonda e mantenere la concentrazione in campo. però si gioca, i calciatori si riscaldano e il pallone rotola in attesa di trovare una porta. ci si abbraccia per le vittorie e speriamo di farlo anche per un motivo più importante”

queste le toccanti ed evocative parole di Palkin parlando a Le Monde, dove ha confessato che per quei Novanta minuti tutto sembra quasi tornare alla normalità.

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