L’Iran sta affrontando una vera e propria rivoluzione portata avanti dal popolo per la libertà e, per la prima volta dall’inizio delle proteste che continuano dal 16 settembre, il comandante pasdaran ha ammesso che sono decedute 300 persone durante le manifestazioni.
L’Iran è ancora teatro rimane manifestazioni e proteste che hanno preso le sembianze di una vera e propria rivoluzione. Gli iraniani non accettano più di vivere senza diritti e senza libertà e, nonostante la violentissima repressione, non hanno intenzione di smettere di combattere per un futuro migliore.
Il governo iraniano, che sostiene pienamente le leggi islamiche e si attiene a ciò che è scritto nella Sharia, ha per la prima volta ammesso ufficialmente che durante gli scontri, iniziati ormai da oltre due mesi, sono morte 300 persone. Nonostante il numero sia differente da quello che rivela la ONG Iran Human Rights che ritiene di gran lunga superiore il numero delle vittime, il fatto che il governo iraniano abbia deciso di ammettere un numero così elevato di morti rivela un segnale inatteso ma accolto in maniera positiva seppur ancora diffidente dalle Nazioni Occidentali.
La situazione in Iran, dai Mondiali alla pena di morte
Il clima che si respira in Iran in questi giorni è un clima particolare e ad elevata tensione e, nonostante l’attenzione mediatica sia tutta puntata sul popolo iraniano sulle sue condizioni ma soprattutto sulla repressione attuata dal governo di Raisi, la repressione continua ma si scorgono segnali che possono far pensare a un piccolo spiraglio di luce. I manifestanti da quel 16 settembre, dopo la morte di Mahsa Amini, hanno sviluppato proteste e manifestazioni in tutto il paese che sono state duramente represse con l’uso di violenza estrema da parte delle guardie rivoluzionarie dalla polizia morale e se le proteste sono iniziate per la morte causata dalla polizia della ventiduenne, oggi l’attenzione è tutta sulle vittime causate dalla repressione successiva dallo stesso governo.
L’Occidente grazie ai media locali è riuscito a capire la situazione che non era ancora del tutto chiara prima dello scoppio di questa vera e propria rivoluzione iraniana. I diritti delle donne sono completamente annullati nel Paese così come il diritto ad avere un futuro pieno di possibilita è che possa fornire serenità ai giovani iraniani.
Le sanzioni emesse dalle nazioni occidentali nei confronti dell’iran, a causa della violenza eccessiva, non sono servite a sedare la repressione nel paese, ma anzi, hanno portato Raisi e il governo a dare la colpa di questa a rivoluzione improvvisa all’Occidente e la sua campagna diffamatoria, portata avanti insieme agli alleati Usa che sono ostili nei confronti l’Iran.
Negli ultimi giorni l’attenzione mediatica si è spostata sulla squadra nazionale di calcio iraniana che sta facendo al suo percorso ai Mondiali di calcio in Qatar. Il primo match disputato dalla nazionale dell’iran ha visto i giocatori rifiutarsi di cantare l’inno e ciò ha provocato dinamiche che hanno coinvolto anche le famiglie degli stessi giocatori. Si apprende nelle ultime ore che le famiglie dei calciatori sono state minacciate ed è stato loro spiegato che, se la squadra non si fosse comportata bene e in maniera attinente a ciò che il governo iraniano ha chiesto, sarebbero stati arrestati e torturati.
La partita con il Galles vinta dalla squadra iraniana ha portato alla liberazione di ben 709 prigionieri da parte dell’iran e questo ha rivelato l’importanza di questi Mondiali e della visibilità che riescono a dare alla causa iraniana e l’attenzione e oggi tutta sulla partita che si terrà proprio tra Usa e Iran acerrime nemiche.
Oltre agli sportivi anche cantanti e attrice sono state incarcerati,a seguito della manifestazione di solidarietà nei confronti del popolo iraniano e verso la lotta condivisa per la libertà, molti personaggi di spicco e se, per alcuni, è arrivata la liberazione per altri la pensione rimane molto alta e la preoccupazione ora è verso il noto rapper Salehialehi Salehi. Un cantante amatissimo dai giovani che è stato condannato a morte in quanto sostenuto pubblicamente il popolo contro il governo iraniano e contro le leggi islamiche.
Sembra però che ora l’Iran e il governo iraniano siano pronti ad perlomeno ad ammettere le morti causate dalla repressione nelle proteste e arriva una dichiarazione importante dal capo dei pasdaran.
La dichiarazione del Pasdaran sui deceduto in Iran
In Iran è successo qualcosa di inatteso che non era previsto e si tratta della dichiarazione ufficiale fatta da un comandante dei Pasdaran.
Amir Ali Hajizadeh, comandante della divisione aerospaziale dei Guardiani della rivoluzione, ha rilasciato una dichiarazione che parla delle persone decedute durante le manifestazioni che si susseguono da mesi in tutto l’Iran. Ha affermato che i morti sono 300 e che tra loro sono presenti anche martiri ovvero le guardie rivoluzionarie.
Un gesto inaspettato che ha stupito le autorità internazionali proprio appena prima dell’attesissimo match tra Iran e Usa. La preoccupazione ha lasciato per un attimo spazio ad un piccolo spiraglio di luce.