Il Papa contro i ‘dottori della lettera’ e ogni forma di ‘caccia alle streghe’

Papa Francesco celebra messa in Casa Santa Marta

Papa Francesco, nel corso della Messa nella Cappellina di Casa Santa Marta, si è schierato contro coloro che danno giudizi troppo rigidi sugli altri, mantenendo il proprio cuore chiuso. A costoro non interessa la vita e il bene, ma solo gli schemi di leggi. Bergoglio lancia un monito: ‘Basta ai dottori della lettera e a qualsiasi loro caccia alle streghe’.
A chi sa leggere fra le righe appare evidente che il riferimento è rivolto a quegli esponenti della Chiesa che, nascondendosi dietro il rispetto dell’ortodossia, condannano con durezza chiunque secondo il loro modo di vivere la Fede viva nel peccato.
Solo pochi giorni fa papa Francesco ha aperto le porte della Chiesa ai divorziati. Secondo la corrente più radicale del cattolicesimo, vivere in una condizione di peccato permanente come la convivenza o come il divorzio è uno stato più grave dell’omicidio: perché l’omicidio è un fatto unico e isolato, il divorzio è uno stato permanente e continuato.

Il pontefice, durante la celebrazione della santa messa, prende spunto dalla Prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, nella quale i dottori della legge infangano il nome di Stefano con delle calunnie, poiché non sanno ‘resistere alla sapienza e allo spirito con cui si esprime’. Creano anche falsi testimoni per dimostrare che ‘pronuncia parole blasfeme contro Mosè, contro Dio’.

Papa Francesco, trae spunto da questa lettera per sottolineare che ‘Il cuore chiuso alla verità di Dio è aggrappato soltanto alla verità della legge…anzi più che della legge, della lettera, non trova altra uscita che la menzogna, il falso testimone e la morte’.

Bergoglio confessa di soffrire ogni volta, dinanzi alla lettura di quel passo del Vangelo di Matteo, in cui Giuda pentito confessa il suo peccato ai sacerdotie vuol dare… e dà le monete’. I sacerdoti in quel momento rispondono freddamente: ‘Che ci importa! Te la vedrai tu!’.

E’ proprio questo il cinismo di cui parla: davanti a un uomo pentito, rammaricato, che non sa cosa fare i sacerdoti rispondono: ‘Te la vedrai tu’. E quell’uomo andò a impiccarsi. Papa Francesco condanna anche il loro atteggiamento successivo: ‘Cosa fanno loro quando Giuda se ne va ad impiccarsi? Parlano e dicono -Ma, povero uomo?- No! Subito le monete: -Queste monete sono a prezzo di sangue, non possono entrare nel tempio- … la regola tale, tale, tale, tale… I dottori della lettera!’.

Bergoglio evidenzia con forza il fatto che troppo spesso anche chi dovrebbe accogliere il pentimento, in realtà si aggrappa alle regole, alle norme, irrigidendo il cuore: ‘Non importa a loro la vita di una persona, non gli importa il pentimento di Giuda: il Vangelo dice che è tornato pentito. Soltanto gli importa il loro schema di leggi e tante parole e tante cose che hanno costruito. E questa è la durezza del loro cuore. E questa è la durezza del cuore, la stoltezza del cuore di questa gente, che siccome non poteva resistere alla verità di Stefano va a cercare testimonianze, testimoni falsi, per giudicarlo’.

Sono vicende tragiche che nella storia del mondo si sono ripetute fin troppe volte e per il Vescovo di Roma è ora di dire basta e andare oltre, in nome di una forma di flessibilità etica, che meglio risponda alla verità e al messaggio di Dio: ‘La storia ci parla di tanta gente che venne uccisa, giudicata, seppur era innocente: giudicata con la Parola di Dio, contro la Parola di Dio. Pensiamo alla caccia delle streghe o a Santa Giovanna d’Arco, a tanti altri che vennero bruciati, condannati, perché non si aggiustarono, secondo i giudici, alla Parola di Dio’.

E conclude: ‘Questo è il modello di Gesù che, per essere fedele e avere obbedito alla Parola del Padre, finisce sulla croce. Con quanta tenerezza Gesù dice ai discepoli di Emmaus: -Oh stolti e tardi di cuore-. Chiediamo oggi al Signore che con la stessa tenerezza guardi le piccole o grandi stoltezze del nostro cuore, ci carezzi, e ci dica -Oh stolto e tardo di cuore- e incominci a spiegarci le cose’.

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