Hotel Rigopiano, l’operatrice che ha ignorato l’allarme:’Chiarirò, basta polemiche’

I Vigili del Fuoco estraggono sopravvissuti dall'Hotel Rigopiano

La funzionaria della prefettura di Pescara che ha ignorato la chiamata di allarme, confondendo la slavina che ha travolto l’hotel Rigopiano con il crollo di una stalla di pecore, che si trovava nelle immediate vicinanze, è stata convocata dalla Questura. Mentre si appresta a raggiungere gli uffici, evita di rispondere alle domande dei giornalisti, ma a un certo punto replica: ‘Ci saranno modi e tempi per chiarire tutto. L’importante è avere la coscienza a posto, e io ce l’ho. Tutto il resto, le polemiche di questi giorni, non m’interessa’.

LE DICHIARAZIONI DELL’OPERATRICE

Una volta entrata in Questura, l’operatrice viene fatta accomodare a una scrivania. ‘Mercoledì ero appena rientrata in ufficio da una malattia. Prima è scoppiata l’emergenza neve, poi quella del sisma. C’era bisogno di gente nell’unità di crisi e ho dato la mia disponibilità’ e prosegue: ‘Il mio compito era rispondere alle chiamate dall’esterno’.

Il giornalista di Repubblica incalza chiedendole come abbia fatto a confondere la valanga col crollo della stalla: ‘Non devo dare spiegazioni a lei… Nella sala operativa eravamo in tanti, non c’ero solo io. La storia della stalla me l’ha ricordata, mentre ero al telefono, qualcuno più alto in grado che era con me’.

Infine alla domanda se si senta in colpa per quanto accaduto, l’operatrice tronca la comunicazione: ‘Senta, ho da fare… Arrivederci’.

RICOSTRUZIONE DELLA CHIAMATA DELL’EQUIVOCO

Erano le 18.20 di mercoledì 18 gennaio: ‘Sono Marcella di cognome, Quintino di nome’, il ristoratore di Silvi Marina si è sentito rispondere da una funzionaria di alto livello della prefettura, con tono irritato: ‘L’hotel Rigopiano non è crollato, questa storia gira da stamattina. A essere crollata è la stalla di Martinelli, quello delle pecore’.

E’ questa l’essenza della chiamata dell’equivoco, durata circa 5 minuti, che il centralino del 113 girò alla sala operativa del Ccs, il Centro di coordinamento dei Soccorsi attivato la mattina stessa nella prefettura di Pescara.

Ecco nel dettaglio la conversazione:

Marcella: ‘Mi sente?’.
Funzionaria: ‘Sì che la sento’.
M: ‘Sono Marcella di cognome, Quintino di nome. Il mio cuoco mi ha contattato su WhatsApp cinque minuti fa, l’albergo di Rigopiano è crollato, non c’è più niente… Lui sta lì con la moglie, i bimbi piccoli… intervenite, andate lassù’.
F: ‘Questa storia gira da stamattina. I vigili del fuoco hanno fatto le verifiche a Rigopiano, è crollata la stalla di Martinelli’.
M: ‘No, no! Il mio cuoco mi ha contattato su WhatsApp 5 minuti fa, ha i bimbi là sotto… sta piangendo, è in macchina… lui è uno serio, per favore’.
F: ‘Senta, non ce l’ha il suo numero? Mi lasci il numero di telefono (…). Ma è da stamattina che circola questa storia, ci risulta che solo la stalla è crollata. Che le devo dire?’.

E’ questo il primo grande errore: Pietropaolo Martinelli è un piccolo imprenditore di Farindola, che produce un formaggio molto apprezzato nella zona, il pecorino di Farindola. La sua stalla si trova nelle vicinanze dell’hotel Rigopiano e proprio la mattina della slavina, aveva subito gravi danni al tetto: sotto le macerie erano rimaste schiacciate 300 pecore. Così il proprietario aveva segnalato l’accaduto a chi stava gestendo i soccorsi, tramite la Guardia Forestale. Per questo, quando la funzionaria del 113 sente parlare di crollo del Rigopiano, in automatico pensa alla fattoria. Nella sala operativa in cui è arrivata la chiamata gli altri colleghi concordano con la sua deduzione.

Ma la chiamata continua…

F: ‘Come si chiama quel cuoco?’.
M: ‘Giampiero Parete. È quello della pizzeria, è il figlio di Gino…’.
F: ‘Sì, lo conosco benissimo il figlio di Gino, conosco lui, conosco la mamma. È da stamattina che gira ‘sta cosa. Il 118 mi conferma che hanno parlato col direttore due ore fa, mi confermano che non è crollato niente, stanno tutti bene’.
M: ‘Ma come è possibile?’.
F: ‘La mamma dell’imbecille è sempre incinta. Il telefonino… si vede che gliel’hanno preso…’.
M: ‘Ma col numero suo?’.
F: ‘Sì’.

La funzionaria inizia a credere si tratti di uno scherzo, ipotizza che qualcuno, sottraendo il cellulare a Giampiero Parete, abbia mandato un finto allarme a Quintino. Non crede nemmeno alle parole di Marcella che replica ‘Parete è uno serio!’, anche perché alle 17.40 dal Ccs, dove si trova l’operatrice hanno chiamato il direttore dell’Hotel Rigopiano, Bruno di Tommaso, per informarsi sulla situazione. La chiamata è stata effettuata perché Parete, prima di rivolgersi a Marcella, aveva contattato personalmente il 118, lanciando lui stesso l’allarme, il primo vero allarme. Il titolare dell’albergo però, si trova a Pescara, non a Farindola, pertanto non sa assolutamente nulla della tragedia che ha travolto il Rigopiano. Quando lo contattano quindi risponde con le uniche informazioni in suo possesso: l’albergo è a posto, non gli risulta che sia successo niente.

E’ proprio per via di tutte queste conferme dell’inesistenza dell’emergenza, che l’operatrice risponde a Marcella spazientita:

F: ‘Due ore fa, le confermo, al 118 hanno parlato con l’hotel. Non le dico una bugia! Ma se fosse crollato tutto, pensa che che rimarremmo qua?’.
M: ‘Si metta in contatto col direttore…’.
F: ‘Non so se si rende conto della situazione… Abbiamo gente in strada, gente con la dialisi, anziani. E io per lei… Provi lei a mettersi in contatto con il direttore. Non è scortesia. Arrivederci’.

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