Disforia di genere: il caso del liceo Ripetta

Iniziamo con il considerare l’identità sessuale di ogni individuo come costruita da diverse componenti fondamentali, dalla quale interazione scaturisce l’essere unico di ogni individuo: potremmo dire che ciò che definiamo identità sessuale si riferisce alla complessa relazione tra il sesso biologico, l’identità e il ruolo di genere e l’orientamento sessuale.

La disforia di genere, precedentemente conosciuta anche come DIG (disturbo dell’identità di genere) è il malessere percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso fenotipico o nel genere assegnatogli alla nascita. Il precedente termine disturbo è stato rinominato disforia nel DSM, a causa della stigmatizzazione che il termine disturbo comportava.

L’esigenze di chi soffre della disforia di genere non sono mai messe in evidenza, anzi vengono spesso lasciate nel dimenticatoio. Ma sempre più persone, adolescenti e non, hanno bisogno di essere riconosciuti e supportati nella loro battaglia. Il caso del liceo artistico Ripetta è un punto di partenza.

Il caso del liceo Ripetta

Accade al liceo artistico di Via Ripetta dove verrà rispettato l’alias di genere per poter esprimere liberamente la propria identità. Infatti, la libertà di essere ciò che si è attraverso il rispetto delle proprie generalità, scritte nero su bianco. Come sono realmente, e non come vengono indicate su un documento che non rispecchia l’autenticità di una vita che è stata fortemente voluta.

È la piccola grande rivoluzione dello storico liceo artistico di via di Ripetta, nel cuore di Roma a un passo da piazza del Popolo, dove ogni studente transgender d’ora in poi vedrà riconosciuta per la propria sessualità percepita e non biologica. Un piccolo passo per il riconoscimento dei diritti umani e delle minoranze, che spesso hanno poca voce in capitolo e vengono spesso trascurate.

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