La Confraternita dei mancini: Van Veeteren e Barbarotti nel crossover di Håkan Nesser

Van Veeteren si trova costretto a riaprire un caso che credeva ormai risolto da vent’anni e torna virtualmente a vestire i panni del commissario pochi giorni prima di compiere settantacinque anni. Due crimini atroci commessi nell’arco di cent’anni nella stessa piccola comunità sono inevitabilmente connessi, così la pensa Van Veeteren, ex commissario in pensione e ora felice librario. E nella Confraternita dei mancini l’arco temporale tra i due crimini è ancora più ridotto: il rapimento e l’uccisione di una bambina negli anni ’60 e un quadruplice omicidio negli anni ’90.

Nel 1991 nella Pensione Molly vengono assassinate quattro persone riunitesi per celebrare la confraternita di cui facevano parte da adolescenti negli anni ’60. Un gruppo di ragazzini di Oosterby, infatti, accomunati dal terribile difetto di essere mancini e sottoposti a rigida correzione da parte della scuola, aveva dato vita a una confraternita per rivendicare la propria peculiarità: la Confraternita dei mancini. Durante la rimpatriata dei cinque membri più attivi, riunione avvolta dal mistero sia per quanto riguarda l’organizzatore che le finalità, quattro persone muoiono nell’incendio della pensione in cui si erano dati appuntamento.

Il responsabile, il quinto invitato, si è dato alla macchia e ha fatto perdere le proprie tracce, almeno finché nel 2012 viene ritrovato sepolto nel bosco poco distante dalla pensione. La sua morte risale a vent’anni prima. Ma se non è stato lui a uccidere i suoi vecchi amici, chi è il responsabile? Per Van Veeteren, che credeva di aver risolto il caso, la cantonata presa nel ’91 diventa un’ossessione, un rompicapo di cui cerca la soluzione con l’aiuto della moglie.

Questo cold case si intreccia con un altro caso di omicidio affidato all’ispettore Gunnar Barbarotti: per la prima volta Barbarotti e Van Veeteren (protagonisti delle due serie di Nesser) si incrociano per risolvere un unico caso iniziato quarant’anni prima.

All’indagine si affiancano le riflessioni di Van Veeteren sulla vita, il tempo che passa, la senilità che bussa con sempre maggior vigore alla sua porta. L’incastro di piani temporali e storie solo apparentemente secondarie porta il lettore a un passo dalla comprensione di ciò che è il male: un attimo, un momento in cui la distinzione tra giusto e sbagliato viene volontariamente ignorata, un’omissione. E poi la tragedia e il senso di colpa.

Impostazioni privacy