Cos’è l’influenza “australiana”: quanto dura, sintomi e cure

È periodo, dicono molte mamme o nonne amorevoli. Sì, sarà periodo, ma soprattutto è un dato di fatto che l’influenza australiana è arrivata anche qui da noi. E non è carino. I sintomi sono quelli tipici e anche le cure, ma quest’anno non va proprio sottovalutata, dato che potrebbe metterci al tappeto per qualche giorno e con più facilità rispetto agli anni precedenti. Ecco perché e come ci si dovrebbe difendere se dovesse davvero capitarvi.

Influenza
Dottoressa alle prese con l’influenza – Nanopress.it

Influenza australiana: leggerete molto spesso queste parole nelle prossime settimane ed è perché il picco non è ancora arrivato e i numeri sono alti e pure in anticipo rispetto a quanto non ci si aspettasse. E allora cosa fare? No a rinchiudervi in casa e no tassativo agli allarmismi, che quello era per tempi diversi e modalità diverse. Ma perché australiana? Semplicemente per le differenze climatiche tra i due emisferi e soprattutto nei tempi, ma ora lo vediamo nel dettaglio. E il Covid? Quello non è ancora andato voi, o meglio non è ancora endemico. E bisogna sperare di non prenderli entrambi, anche se ci sono delle specifiche da fare.

L’influenza australiana è arrivata e stavolta non scherza

Acciù, acciù! “Ma non è che ti è venuta l’influenza!?“. Se avete appena avuto un dejavu, allora lo saprete già: con il maltempo, il freddo, le coperte e le tisane della sera, è arrivata anche l’influenza “australiana”. No, non è esterofilia o la volontà di fare un po’ più paura citando qualcosa di lontano. È chiamata così, perché, a causa della differenza tra gli emisferi, lì l’inverno arriva prima e in questo modo abbiamo anche qui un riscontro più pratico, tanto che i vaccini si preparano proprio sulla scia di quella che è l’influenza lì dall’altra parte del mondo.

E proprio la corsa al vaccino e alla campagna vaccinale presenta sempre più importanza in questo periodo. Anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, l’ha promossa e il precedente governo ha chiesto più volte che si proseguisse su questa scia e si facesse chiarezza della sua necessità. Non si parla solo del Covid, perché comunque l’ennesima dose è fortemente consigliata ai fragili e ai più anziani. Ma anche dell’influenza che molto spesso viene sottovalutata, che tanto ci siete già passati più volte e non v’ha fatto niente. Sempre influenza rimane eh, ma quest’anno potrebbe sintomi un po’ più forti e durare un po’ più a lungo.

Medico
Operatore sanitario (Immagine di repertorio) – Nanopress.it

E se dovessimo ammalarci di influenza, essendo anche positivi al Covid? Da settimane si parla, con uno sfondo di terrore e terrorismo mediatico, della triplendemia che sarebbe costituita da Covid, influenza e virus respiratorio sinciziale. Anche la coabitazione dei primi due, in realtà, nella pratica, non è poi così semplice. Infatti, più spesso uno dei due virus tende a prevalere sull’altro, garantendo i sintomi tipici, anche nel caso in cui fossimo entrati in contatto con entrambi.

E allora vediamo quali sono i sintomi di quest’influenza australiana. Beh, non molto diversi dal solito ma con qualche specifica da fare. La febbre c’è, ma è più alta rispetto alle solite medie. Poi, al solito, raffreddore, tosse, mal di gola, un malessere generale e dolori, soprattutto alle ossa. Quest’anno, inoltre, pare più forte e pare soprattutto che contagi di più. E questo un po’ ce l’aspettavamo. Due anni di Covid, infatti, hanno cambiato il nostro rapporto con i virus. Ci siamo iperprotetti, bardati, igienizzati e soprattutto abbiamo utilizzato le mascherine. Bene, soprattutto per evitare la libera circolazione del nuovo Coronavirus, ma anche l’influenza stagionale ha avuto numeri più bassi.

Però, ora che di dispositivi di protezione personale se ne stanno usando molti di meno, è automatico che l’influenza torni ad avere numeri molto più consistenti. Evitarla, tra ambienti pubblici e lavorativi, è molto difficile, ma almeno come ci si può curare lo sappiamo bene. Trattandosi di un virus stagionale, bisogna arginare i sintomi per subirli il meno possibile.

Quindi, il classico antipiretico per abbassare la temperatura, rimedi locali per i sintomi respiratori (tosse, mal di gola, raffreddore) e al massimo il pieno di vitamine e minerali per sostenere un po’ il sistema immunitario. Ma questo va fatto in anticipo. La tosse secca, in molti casi, potrebbe allarmare, ma è bene ricordare che non bisogna assolutamente abusare degli antibiotici.

La lotta all’antibiotico-resistenza è sempre più nel vivo, ma a prescindere da quello è facile associare l’utilizzo di questi farmaci alla severità dei sintomi. Niente di più sbagliato. Se si ha l’influenza, l’unico motivo per assumere anche degli antibiotici è il riscontro di una sovrainfezione batterica in atto. In tutti gli altri casi, la terapia non è mai quella nel caso di terapia mirate contro agenti virali. Neanche se si ha Covid.

A patire di più l’influenza sono stati finora i bambini. Infatti, già da settimane i numeri dei contagi tra i più piccoli sono impressionanti e stanno mettendo sempre più sotto pressione il sistema sanitario. Sia nei pronto soccorso che per i pediatri la situazione non è affatto facile e il rischio di congestione sta già facendo capolino, tanto che è arrivato anche il grido della Fimp, il sindacato di categoria: “Siamo travolti”.

Un allarme che, per motivi diversi, è arrivato anche dall’Istituto Superiore di Sanità che ha divulgato i dati dell’influenza di quest’anno. Ne è emerso che nel 2022 è arrivata prima e raggiungerà prima il suo picco rispetto al solito, e quindi rispetto a gennaio. Come vi dicevamo, i numeri totali dei contagi sono molto importanti, tanto che si potrebbe arrivare al record degli ultimi anni. Per fortuna, almeno il Covid vive una fase diversa, una sorta di plateau e non un nuovo periodi di rialzi. Questo potrebbe dare un po’ di sollievo agli operatori sanitari, o almeno evitare che la situazione per loro si aggravi ulteriormente. Il vaccino, per chi ancora non l’avesse fatto, resta la strada maestra, e su questo ormai dovrebbero esserci poche discussioni.

Rezza spiega nei dettagli l’influenza australiana

Se ora sapete cosa sia e come si cura l’influenza australiana, entriamo nei dettagli con Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di prevenzione del ministero della Salute. Per prima cosa, specifica subito ciò che vi abbiamo scritto poco fa, in un’intervista a Corriere.it: Sarà una stagione a intensità molto alta, con un picco che potrebbe arrivare in anticipo. Anziché a gennaio-febbraio, nelle settimane di inizio anno. Nessuno può fare il veggente. Abbiamo a che vedere con virus bizzarri“.

Bambina influenza
Una bambina con il termometro – Nanopress.it

E come vi dicevamo, il problema è soprattutto per i più piccoli: “I bambini sono la fascia più suscettibile? Sotto i 5 anni c’è stata un’impennata a 40,8 casi per mille rispetto a 29,6 della settimana precedente. Come mai? I più piccoli, specialmente da 0 a 2 anni, in pratica non hanno incontrato mai questi virus perché hanno trascorso gli ultimi due inverni a casa o con le scuole chiuse. L’influenza in quelle stagioni ha fatto fatica a diffondersi. Sono quindi molto esposti al contagio”. Il gran numero di forme virali che stanno circolando nella popolazione, però, non deve essere sottovalutata: “Sono solo virus influenzali? No, sono stati isolati molti virus che danno forme simili, l’influenza però prevale”.

Rezza sottolinea poi: “Se la febbre si mantiene alta non allarmiamoci”. E sul ceppo prevalente: “Dovrebbe prevalere sugli altri il ceppo A H3 N2, identificato in Australia, il Darwin. Se così fosse dovremmo chiamarla epidemia australiana, visto che ogni anno ribattezziamo le ondate in base al Paese dove è avvenuto il primo isolamento”.

Non si può smettere di ricordare l’importanza del vaccino: “È molto utile. La campagna di vaccinazione 2020-21 era andata bene. Poi tutta l’attenzione si è concentrata sul Covid e la copertura negli anziani over 65 è calata dal 65% al 58%. Va raccomandata ad anziani, per i quali è preferibile la formulazione adiuvata, e fragili. Si può fare tranquillamente assieme alla quarta dose anti Sars-CoV-2, è consigliata alle donne in gravidanza. Per questi gruppi di popolazione è gratuita”.

Non si può evitare di sottolineare la posizione dei bambini, in tal senso: “Nei Paesi anglosassoni il vaccino viene promosso dai 6 mesi a due anni con l’intento di diminuire la circolazione nella comunità e proteggere i deboli. C’è un vaccino spray indicato da 2 a 6 anni in sostituzione della puntura. Strategia corretta, però la priorità sono anziani e fragili“.

Sì, anziani e fragili. Essenzialmente quello che sentiamo ripeterci da mesi e che ormai è quasi diventato un leitmotiv delle nostre vite. Beh, non si può non ammettere che abbia un po’ stancato, come quei ritornelli che sai funzionare ma che a sentirli al bar di una vita per tutta l’estate, li odi pure. O come quegli addobbi di gennaio che aspetti ogni anno e poi a un certo punto ti stufi di averli tra i piedi. Però è la linea di Draghi e ora deve essere quella di Meloni: non si può prescindere dal difendere le categorie più deboli per non aggravare il peso su un sistema sanitario già sofferente e reduce da due anni di pandemia che hanno lasciato le loro scorie. Non sottovalutare e non estremizzare devono essere, però, due imperativi da tenere bene a mente. Perché, altrimenti, le ricadute sociali potrebbero essere catastrofiche.

 

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