Cosa stanno facendo nelle Fiji per proteggersi dai disastri della crisi climatica

L’arcipelago delle Fiji è il più a rischio per gli effetti della crisi climatica, si sta studiando un piano ambizioso per spostare i centri abitati più vulnerabili.

Villaggio di Navala Fiji
Villaggio di Navala Fiji – Nanopress.it

L’arcipelago delle Fiji è considerato tra i più a rischio e il più vulnerabile a causa delle varie conseguenze dovute alla crisi climatica. Il Governo ha quindi deciso di mettersi allo studio di un piano per spostare i centri abitati ritenuti più a rischio per evitare i danni peggiori. Questo prevede lo spostamento di decini di centri abitati che rischiano di subire danni o di essere sommersi dall’acqua.

Il piano per lo spostamento dei centri abitati

La crisi climatica sta colpendo tutto il mondo ma tra i paesi più a rischio incontriamo sicuramente l’arcipelago delle Fiji. L’arcipelago delle Fiji è composto da più di 300 isole e si trova precisamente nell’Oceano Pacifico, nella zona sud-occidentale, a circa tre mila chilometri dall’Australia.

Sono decine i centri abitati all’interno delle isole che rischiano di subire gravi danni a causa della crisi climatica. Qui la maggior parte delle abitazioni è realizzata in legno e presenta delle strutture molto leggere. Il rischio è quello che oltre a subire gravi danni possano anche essere sommersi dall’acqua.

Per affrontare questa grave problematica il governo sta studiando un piano molto ambizioso che prevede di spostare i centri abitati ritenuti più a rischio nella zona, cercando di limitare le complicazioni il più possibile.

Il piano allo studio è senza precedenti ed è chiamato Standard Operating Procedures for Planned Relocations, e a renderlo noto ci ha pensato il Guardian, il quotidiano britannico.

Secondo quanto riportato nell’articolo del Guardian il piano è allo studio da ben quattro anni e ha visto la collaborazione di alcune organizzazioni internazionali. Attualmente si sta concludendo la fase finale e a breve dovrà essere approvato dal Parlamento.

Villaggio Fiji
Villaggio Fiji – Nanopress.it

La situazione attuale alle Fiji

L’arcipelago delle Fiji, come anticipato, è composto da oltre 300 isole sia pianeggianti che non, dove le cime sono piuttosto elevate. La maggior parte della popolazione si concentra in due isole, che sono le più estese, Vanua Levu e Viti Levu.

Gli altri abitanti si trovano invece sui 5 chilometri di coste. Ed è proprio questo che rende la popolazione a rischio soprattutto questa parte della popolazione che deve confrontarsi con l’innalzamento del livello del mare.

La situazione metereologica è decisamente cambiata negli ultimi anni, infatti nella zona negli ultimi sei anni si sono visti ben 7 cicloni tropicali che hanno messo a rischio molte aree anche nell’entroterra. Per questi motivi è vitale capire dove poter spostare la popolazione.

Sono stati costretti a spostarsi già 6 centri abitati, e 42 comunità sono state segnalate a forte rischio con la necessità di un ricollocamento entro i prossimi 10 anni. Secondo quanto affermato dal Ministro per la Crisi Climatica e per l’Economia delle Fiji, Aiyaz Sayed-Khaiyum tra 50 anni la composizione dell’arcipelago potrebbe essere diversa da quella attuale.

Fino al 2020 la possibilità che un centro abitato potesse essere ricollocato dipendeva unicamente dall’influenza dei suoi leader sui vari enti governativi, a spiegarlo è stato Vani Catanasiga che è il direttore esecutivi del Fiji Council of Social Services, organizzazione che collabora ai ricollocamenti con il governo.

Ad oggi però la situazione è piuttosto diversa, per poter essere ricollocato un centro abitato deve ottenere il 90% del consenso degli abitanti e i ministri effettuano una valutazione del rischio idrogeologico dell’area.

Sulla base di quest’analisi allora si stabiliscono le necessità della comunità e si valuta le alternative, come ad esempio eventuali bonifiche di aree vicini, rialzamento delle abitazioni ecc. In assenza di un’alternativa si effettua un ricollocamento in zone limitrofe.

Il piano presentato è molto ambizioso ma il problema principale sono i fondi attualmente non sufficienti. Un altro problema che si incontra è quello del luogo per i riposizionamenti, perché per legge le zone appartenenti alle popolazioni autoctone non possono essere né vendute né comprate, si possono concordare solamente delle concessioni con accordi presi tra i vari clan e il governo in vigore.

Per alcune popolazioni è poi traumatico doversi spostare da vicino i cimiteri. In molti casi c’è la necessità di effettuare uno spostamento anche delle infrastrutture primarie come ospedali, scuole, servizi ecc. ciò rende la spesa del ricollocamento molto più alta e complicata di quello che ci si aspettava.

Lavetanalagi Seru, coordinatore della Pacific Islands Climate Action Network, il ricollocamento dovrebbe essere l’ultima possibilità da considerare perché la causa del cambiamento climatico, e dei principali problemi rilevati nella zona, è l’utilizzo di combustibili fossili nei paesi più sviluppati.

Per questo e per altri motivi durante la Conferenza sul clima COP27 si è raggiunto l’accordo per un fondo di compensazione che sarà destinato ai paesi di sviluppo non è ancora chiaro però come si vuole procedere per la questione combustibili fossili.

Nell’arcipelago delle Fiji non si è nuovi alla necessità di un ricollocamento, già diverse volte è stato necessario ricollocare diversi villaggio e questi spostamenti hanno portato sia ad aspetti positivi che negativi. Il nuovo piano dovrà perciò tener conto di ogni eventualità e dovrà essere in grado di portare agli abitanti più effetti positivi di quelli negativi.

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