Bonomi, il presidente di Confindustria, si dice molto deluso dalla nuova legge di bilancio in quanto, secondo lui, sono necessari altri interventi utili per creare altri punti di PIL.
Decisamente critiche anche le misure sul POS e sul limite del contante, dei punti che, secondo il presidente della Corte dei Conti Flaccadoro, risultano essere incoerenti con il PNRR.
Le critiche avanzate al documento approvato dal governo
Numerose sono le critiche che ha avanzato Confindustria sulle misure riguardo al cuneo fiscale, alle pensioni e all’estensione della flat tax.
Anche i sindacati sembrano essere abbastanza scontenti, soprattutto la CGIL.
Le associazioni datoriali e i sindacati risultano essere abbastanza perplessi su alcuni punti della manovra, dei passaggi che secondo loro devono essere rivisti e corretti.
I sindacati vanno avanti in ordine diverso manifestando delle problematiche differenti.
Dall’altra parte invece Confindustria non si è risparmiata ed ha parlato a lungo del malcontento generato dalle riforme inerenti al cuneo fiscale, alle pensioni e l’estensione della flat tax.
Secondo i sindacati infatti la manovra non va a rispondere all’emergenza salariale al punto che alcune “misure simbolo, rischiano anche di prendere peggiori le condizioni di alcuni contribuenti”. E questo è ciò che sostiene Gianna Fracassi, il vicesegretario della CGIL.
La CISL invece afferma che il suo giudizio sulla manovra è alquanto articolato poiché “contiene misure importanti per fronteggiare l’emergenza“, anche se dall’altra parte risulta essere ancora debole per quanto riguarda il versante espansivo.
Il segretario della UIL, Domenico Proietti, sottolinea invece la necessità di una “legge di bilancio che indichi una direzione di marcia puntando sulla necessità di sostenere i redditi da lavoro dipendente e pensione”.
Dal canto suo invece la Confcommercio sottolinea l’importanza di aggiungere degli interventi incisivi così da ridurre il cuneo fiscale per quanto riguarda il costo sul lavoro per richiedere anche di “tenere conto della maggiore onerosità dei nuovi ammortizzatori sociali per le imprese del terziario”
Un malcontento diffuso tra sindacati e Confindustria
Anche l’Ance non si dice totalmente convinta dalla manovra al punto da affermare che questa nuova legge di bilancio deve essere rafforzata e che molto presto il governo insieme al Parlamento dovranno necessariamente intervenire per portare alla risoluzione di numerose emergenze che al momento stanno vivendo gran parte delle famiglie italiane.
Prima di tutto ci deve essere lo sblocco, secondo il loro parere, della cessione sui crediti fiscali per quanto riguarda i cantieri già avviati.
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ha voluto sottolineare il suo apprezzamento per le misure sull’energia anche se ci sono stati numerosi dubbi riguardo ad altri punti della manovra “Serve un taglio del cuneo di almeno 4 punti perché abbia un effetto significativo: troppe volte nei decenni alle nostre spalle piccoli tagli di 1 o 2 punti non hanno avuto alcun effetto”.
In seguito continua affermando “Noi avremmo auspicato una scelta forte, coraggiosa, per noi è una delusione, dopo che tutti i partiti dicevano che il taglio del cuneo era una priorità, vedere il solo mantenimento di quello stabilito dal precedente governo e l’intervento risibile sotto i 20mila euro”.
Non mancano poi alcuni appunti anche sulle pensioni e sul fisco.
Il presidente infatti afferma che tutte quelle risorse assenti per gli investimenti delle imprese sono provocate anche utilizzate per obiettivi che secondo loro non sono prioritari in questo periodo di emergenza.
Ovviamente stanno facendo riferimento ad altre misure come quelle delle prepensionamento e della flat tax.
Sotto la lente di ingrandimento anche il tetto al contante innalzato a 5.000 euro insieme all’eliminazione delle multe per i commercianti che non accettano un pagamento con il Pos per importi inferiori a 60 euro.
A questo riguardo il presidente di Confindustria ha affermato di non aver mai richiesto questo tipo di intervento e che si tratta solo di esclusivamente di scelte politiche di natura elettorale e che non portano nessun punto potenziale al PIL.