Vi spiego perché Matteo Salvini non è fascista e nemmeno razzista

Salvini, accordo con Germania? Se a saldo zero firmo

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La linea dura, che talvolta è sfociata perfino in azioni ora al vaglio della Magistratura, promossa da Matteo Salvini contro l’immigrazione ha portato molti suoi avversari a ritenerlo un razzista. In realtà per costoro, visto il crescente consenso che sta ottenendo il leader della Lega, vi è una vera e propria “emergenza razzismo” in Italia, anzi “un pericoloso ritorno al fascismo” in cui Salvini farebbe la parte del Duce. Lui nega di essere fascista, anche perché sarebbe reato, e nega anche di essere razzista. Ed io, pur non essendo un suo sostenitore (anzi!), gli credo. A maggior ragione dopo aver letto la sua biografia.

Non può essere fascista uno che, benché oggi abbia promesso la linea dura contro le occupazioni abusive dei centri sociali, abbia iniziato a muovere i suoi primi passi in politica proprio in un capannone occupato dal più famoso centro sociale di Milano, il Leoncavallo. Quello dove ogni anno, a ottobre, si celebra la “Festa del raccolto” e a essere raccolta, promossa e venduta non è l’uva per il vino ma la cannabis per spinelli. Chissà se Salvini quando era un assiduo frequentatore del Leoncavallo vi abbia mai partecipato, di certo ora – oltre a essere diventato acerrimo nemico dei centri sociali – è anche contrario a qualsiasi utilizzo delle droghe leggere e alla loro legalizzazione. Ma soprattutto ora preferisce frequentare discoteche più chic e alla moda. All’epoca, però, era soltanto un ragazzo e chi, da giovane, non è stato un po’ di sinistra? Chi da giovane non ha fatto qualche tiro di canna? E ha frequentato ambienti di sinistra?

Salvini, però, non era soltanto uno che da giovane frequentava gli ambienti di sinistra, ma era proprio un comunista convinto, tanto che ha fondato il movimento dei “comunisti padani” e nel 1997 – quando ormai era già entrato nella Lega Nord di Umberto Bossi – ne è stato capolista alle elezioni per l’autoproclamato Parlamento della Padania. In quel momento storico, però, essere di sinistra era probabilmente più di moda di quanto non lo sia oggi, ma sicuramente uno che si è definito “comunista” oggi non può essere “fascista”. Anche se cerca di allearsi con i partiti di estrema destra di altri paesi. Chissà se la Le Pen lo sa che il suo amico italiano, un tempo, partecipava alle manifestazioni alzando il pugno sinistro?

Di sicuro all’epoca era molto di moda, almeno nel Nord Italia, essere contro i meridionali e in questo Salvini si è mostrato capacissimo. Il 13 giugno 2009, alla festa della Lega di Pontida, intonava cori contro i napoletani e invece ora ha addirittura voluto togliere l’indicazione “Nord” dallo stemma del suo partito, che non vede più i propri consensi confinati nella sola zona settentrionale della penisola. Eppure anche in quel periodo qualcuno gli diede del razzista, solo che pensavano lo fosse nei confronti dei meridionali. E invece no, a Salvini le sorti dei meridionali stavano talmente a cuore che non appena è diventato il capo del partito li ha inclusi nel suo programma elettorale. Magari, fra una decina di anni, estenderà la Lega ben oltre i confini del Mediterraneo e difenderà gli africani dall’immigrazione lunare. Allora non si potrà mica dire che è razzista nei confronti degli extra-terresti?

In realtà Salvini non è molte cose che fa finta di essere: si è finto antieuropeista per molti anni, ma in realtà ha sempre preferito il Parlamento europeo a quello italiano e, per ben due volte, dopo essere stato eletto a Montecitorio ha preferito dimettersi per tornare a Bruxelles, anche se lì molti lamentano di averlo visto ben poco.

Si professava, almeno fino alla sua elezione dello scorso 4 marzo, contrario alla moneta unica europea, definendola una «moneta farlocca», anche se qualche tempo prima aveva dichiarato: «I meridionali? L’euro non se lo meritano, la Lombardia e il Nord l’euro se lo possono permettere. Io a Milano lo voglio, perché qui siamo in Europa».

Ha più volte detto di disprezzare la bandiera italiana, in cui non si riconosceva («Il tricolore non mi rappresenta, non la sento come la mia bandiera, a casa mia ho solo la bandiera della Lombardia e quella di Milano»), salvo poi indossare un foulard tricolore in televisione.

Insomma Salvini è molte cose che, poi, non è più.

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