Galli: “Ho il reparto invaso da varianti, presto problemi seri”

Preoccupa sempre di più la variante inglese del Covid-19, che si sta propagando in Italia e che rischia di diventare la mutazione prevalente entro 5 o 6 settimane. Più contagiosa, ma non più pericolosa, la variante proveniente da oltremanica desta i timori della comunità scientifica, che mette in guardia rispetto alle prossime riaperture previste.

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Galli: “Le varianti sono più contagiose”

Siamo d’accordo che vorremmo tutti riaprire, ma io mi ritrovo di nuovo un reparto invaso da nuove varianti, e questo riguarda tutta l’Italia e questo fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri“, ha ribadito anche Massimo Galli, parlando alla trasmissione Mattino 5. Infatti, quello che sta accadendo negli altri paesi europei è un’avvisaglia che non possiamo ignorare, secondo l’infettivologo. Le varianti ci sono e sono maggiormente contagiose e quindi hanno maggiore capacità a diffondersi in situazioni che non si ritengono sicure“, continua Galli, che conclude: “E’ spiacevole ma è un dato di fatto“.

Crisanti: “L’agenda la decide il virus”

L’agenda non la decidono né i politici né gli esperti: la decide il virus. Finché non lo controlliamo, la realtà è questa“, ha commentato Andrea Crisanti, Direttore di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova, ad Agorà su Rai Tre, commentando le parole del professor Riccardi. Negli ultimi due giorni, infatti, hanno fatto molto discutere alcune dichiarazioni del consigliere scientifico del ministro della Salute, Walter Riccardi, che ha invocato un nuovo lockdown per abbassare la curva dei contagi.

I test rapidi sono efficaci anche per le varianti?

Mentre i virologi continuano a studiare le varianti, cercando di capire se i vaccini autorizzati siano efficaci anche contro di esse, il Ministero della Salute dirama una nuova circolare sui test antigenici rapidi. Secondo quanto emerso dai primi studi, le nuove varianti, che presentano diverse mutazioni nella proteina spike, come quella inglese e quella brasiliana, non dovrebbero in teoria causare problemi ai test antigenici, dal momento che questi rilevano la proteina N. Tuttavia, “è da tenere presente che anche per la proteina N stanno emergendo mutazioni che devono essere attentamente monitorate per valutare la possibile influenza sui test antigenici che la usino come bersaglio“, sottolinea il Ministero della Salute nella circolare.

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