Sudan, Amal rischia la lapidazione per adulterio: petizione per salvare la 20enne

Un caso scuote le cronache mondiali: in Sudan una 20enne, Amal, rischia la lapidazione per adulterio e scatta una petizione per salvarla.

Bandiera Sudan
Bandiera Sudan – Nanopress.it

Salviamo Amal dalla lapidazione“: così la Ong Avaaz denuncia il caso della 20enne sudanese che rischierebbe di essere lapidata per adulterio.

Amal rischia lapidazione: 20enne condannata per adulterio in Sudan

La storia della giovane Amal in Sudan rischia di finire in tragedia. La ragazza, 20 anni, sarebbe stata condannata da un giudice perché ritenuta responsabile di adulterio.

Per lei la legge del Paese avrebbe stabilito che venga torturata a morte e la sua sarebbe la prima condanna per lapidazione degli ultimi 10 anni.

La denuncia della Ong e la petizione per salvarla

Amal può essere salvata: la denuncia della Ong Avaaz arriva con un appello perché si accendano i riflettori sulla sua storia e sulla vicenda giudiziaria che la riguarda.

Donna in Sudan
Donna in Sudan – Nanopress.it

Secondo quanto riferito, la giovane avrebbe impugnato la sentenza che potebbe essere ancora ribaltata a suo favore, scongiurando così la condanna a morte.

Il tempo, però, stringe e Avaaz invita a sostenere la sua causa con una petizione, mentre Amal è rinchiusa in prigione in attesa della decisione sul suo ricorso.

L’appello e l’obiettivo della protesta contro la condanna

La Ong Avaaz rilancia l’appello via web e parla dell’obiettivo della protesta contro la condanna a carico della 20enne Amal in Sudan.

Puntiamo i riflettori sul suo caso manifestando tutta la nostra solidarietà e indignazione a livello globale

Attraverso la petizione su scala internazionale, il caso di Amal condannata alla lapidazione per adulterio potrebbe arrivare sul tavolo dei governi con cui attualmente il Sudan cerca di chiudere importanti partite di alleanza strategica.

In tal modo, si spera, nessun Paese potrà accettare di fare “affari” con uno Stato in cui si consente l’uccisione di una persona secondo la legge.

Amal è un nome di fantasia che Ong Avaaz ha usato per la donna attualmente in carcere in attesa del giudizio definitivo. La richiesta di mantenere il segreto sulla sua identità sarebbe stata avanzata dal suo avvocato per questioni di sicurezza.

La morte corre ancora sui binari della “legge”, i Paesi in cui è ammessa

La lapidazione è una delle forme più atroci di tortura tuttora in vigore in alcuni Paesi ed è strumento di condanna ancora praticato in aree come Sudan, Nigeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Afghanistan e Yemen.

Nel 2012 era scattata l’abolizione in Iran, ma la pena sarebbe stata reintrodotta un anno dopo per il solo “reato” di adulterio.

Profonde irregolarità si sarebbero insinuate nel processo a carico di Amal in Sudan. Lo sottolinea Avaaz nel suo accorato appello per salvare la vita della 20enne:

Come cittadini di tutto il mondo, vi invitiamo urgentemente a revocare la crudele condanna a morte per lapidazione di Amal

Il Paese che oggi condanna la giovane a morte, precisa la Ong, non solo è chiamato a garantire che il ​​diritto internazionale venga rispettato nelle aule di giustiza, ma anche che le leggi rispondano alla Convenzione contro la tortura.​

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