Si scrive ciliegie o ciliege?

Si scrive ciliegie o ciliege? Qual è la forma che la lingua italiana preferisce? Questo dubbio grammaticale non è certo di facile risoluzione, di sicuro vi sarà capitato di trovarlo scritto in entrambi i modi o di trovare professori che vi segnano come errore l’una o l’altra forma. Ma, andando con ordine, la regola storica base, quella che troviamo anche all’Accademia della Crusca, prevede che i nomi che terminano in -cia e -gia, se davanti a -cia e -gia hanno una vocale, fanno al plurale -cie e -gie (camicia/camicie, e quindi anche ciliegia/ciliegie); se hanno, invece, una consonante il plurale sarà in -ce e -ge (lancia/lance / bolgia/bolge). Con la debita eccezione di chi ha la ‘i’ tonica, che la conserva sempre (farmacia/farmacie per esempio).

Si scrive ‘ciliegie’ o ‘ciliege’? Assodata la regola base, come si legge anche all’Accademia della Crusca, ormai anche il plurale ciliege viene largamente accettato poiché inteso come forma di modernizzazione della lingua. E’ il perché è presto detto: in italiano la i davanti alla a nella forma singolare, è ormai solo un segno grafico, indispensabile per indicare che la ‘c‘ o la ‘g‘ sono un’affricata palatale, sorda o sonora e non un’occlusiva velare. Quando però siamo di fronte alla forma plurale, questa funzione diacritica della ‘i‘ non serve praticamente più a nulla, visto che la vocale che segue, la ‘e‘, essendo palatale, implica per forza di cose una pronuncia palatale della consonante. In altre parole: siccome la pronuncia della ‘c‘ e della ‘g‘ rimane ‘dolce’ sia dopo la ‘i‘ che dopo la ‘e‘, non ci sarebbe bisogno di mantenere, al plurale, la ‘i‘.

Così stando le cose, dunque, la questione se si scrive ‘ciliegie’ o ‘ciliege’, visto il suddetto ragionamento, sarebbe risolta: entrambe le forme sono corrette o, comunque, accettate. Del resto, la grafia ‘ciliege‘ fino alla metà del secolo scorso ha avuto una certa diffusione e, tornando ai giorni nostri, la si ritrova anche nel romanzo postumo di Oriana Fallaci, Un cappello pieno di ciliege.

La questione, perciò, è tutt’altro che risolta ma, anzi, è in continua evoluzione: da una parte, c’è chi segue la regola generale per cui se le sillabe -cia e -gia sono precedute da una vocale, al plurale si mantiene la ‘i‘, altrimenti no; dall’altra, invece, chi fa un ragionamento più semplice: visto che il suono della ‘c‘ e della ‘g‘ rimane dolce sia dopo la ‘i’ che dopo la ‘e’, non ha senso mantenere appunto quella ‘i‘ anche al plurale.

Insomma, si scrive ‘ciliegie’ o ‘ciliege’? La regola generale indica come forma corretta ‘ciliegie’ ma, come giustamente suggerisce l’Accademia della Crusca, ‘la cosa migliore da fare è controllare i plurali difficili sul vocabolario. Oltre a indicarvi la forma giusta, esso avverte che, accanto ai plurali considerati corretti, anche forme come ciliege, valige, e provincie sono ormai usate e largamente accettate’.

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