Se lo trovi in acqua, non è un buon segnale: ecco perché dovresti preoccuparti

Guarda questa fotografia e memorizza il soggetto: se lo trovi in acqua non è un buon segnale. Hai capito di che cosa si tratta? Scopriamolo.

Se lo trovi in acqua, non è un buon segnale
Se lo trovi in acqua, non è un buon segnale – Nanopress.it

Ogni volta che andiamo al mare dobbiamo stare attenti e scrutare con attenzione il fondale marino. Salva questa immagine e osservala con minuzia: preoccupati se lo vedi in acqua.

Vita nei fondali marini

L’acqua, poco importa che sia di mare, lago o fiume, è un posto magico, fitto di mistero, capace talvolta di donare a chi lo studia o ispeziona, uno spettacolo straordinario.

C’è vita nei fondali marini. Le acque più profonde sono abitate da creature marine di cui ignoriamo completamente l’esistenza e no, non parliamo solo di pesci. Anche alcune specie rare, alcune credute persino estinte, riemergono spesso dalle acque sorprendendo biologi e studiosi. Sulle coste del Mediterraneo per esempio, è stata fotografata la bellissima balenottera azzurra, destinata secondo gli scienziati, a scomparire a breve.

Ispezione fondali marini
Ispezione fondali marini – Nanopress.it

Altre volte invece le acque ci mostrano uno spettacolo pericoloso. È il caso delle alghe tossiche che ormai stanno invadendo i mari e che rappresentano un rischio per gli animali e per gli esseri umani. Entrare in contatto con un’alga tossica può essere davvero rischioso: vomito, nausea e problemi respiratori, alcuni dei sintomi che spesso si riscontrano.

Oggi vogliamo parlarti però di qualcos’altro che è spuntato fuori dall’habitat marino. Guarda la foto e memorizza il soggetto: se lo incontri in acqua dovresti preoccuparti. Ecco perché.

Se lo trovi in acqua non è un buon segnale

Osserva con attenzione la foto. Hai mai visto qualcosa del genere in acqua? Probabilmente no. Sai di che cosa si tratta? Se te lo sveliamo, non riuscirai a crederci: ciò che vedi è un animale marino o meglio, una spugna di mare ma non quella classica bensì una che ha subito il cosiddetto sbiancamento.

Sbiancamento spugna di mare
Sbiancamento spugna di mare – Nanopress.it

Le spugne marine sono degli animali, sì, proprio così, che rappresentano una risorsa preziosa non solo per tanti organismi diversi ma forniscono addirittura composti per alcuni prodotti farmaceutici, lo sapevi?

Specie spesso sottovalutata o non studiata approfonditamente, è in realtà un organismo affascinante. Sopravvissute ai mari del Precambriano, la prima era geologica, oggi le spugne continuano a popolare i nostri mari: sono loro che conferiscono forma e colore alla barriera corallina e sono loro che svolgono un ruolo importante anche nella loro ecologia.

Eppure, questa specie incredibilmente affascinante è a rischio estinzione. Sempre più spugne stanno subendo uno sbiancamento che non è certamente un buon segno. Il professore James Bell, docente di ecologia marina presso la School of Biological Sciences, è stato il primo ad aver individuato spugne marine sbiancate a Fiordland, nel parco nazionale di Acoteatoa in Nuova Zelanda.

Il professore ha osservato come queste spugne marine che dovrebbero essere sempre di colore marrone vellutato, hanno perso la loro colorazione naturale finendo col diventare bianche. A cosa si deve questo sbiancamento? La biologia conosce la risposta.

Gli studiosi ritengono che questo evento allarmante, perché sì, non è purtroppo un buon segnale, sia da collegare a fattori climatici. Tutta colpa del surriscaldamento globale che ha portato ad un aumento pericoloso delle temperature marine. Nel caso della Nuova Zelanda, da qualche anno ormai si parla di ondate di caldo marino durante l’estate con temperature fino a 6 gradi più calde di come dovrebbero essere idealmente.

Spugne di mare bianche
Spugne di mare bianche – Nanopress.it

Ciò che ha stupito il professore Bell e il suo team, è che lo sbiancamento è iniziato in acque fredde come quelle oceaniche. Si parla di almeno dieci milioni di spugne che hanno subito già uno sbiancamento. Ma qual è l’effetto dello sbiancamento? Sebbene sembri, almeno dalle prime ricerche che esso non comporti la morte della spugna, le priva però di organismi minuscoli che rappresentano la loro fonte di sostentamento. Le spugne hanno un ruolo fondamentale nell’ecosistema marino.

Esse riciclano carbonio, essenziale per la sopravvivenza di altre specie per le quali la vita è a rischio se le spugne continuano il loro processo di sbiancamento: la catena alimentare marina è in pericolo. Le acque, marine e oceaniche, fredde e calde, dolci e salate, stanno cambiando a causa del cambiamento climatico e del riscaldamento globale.

Altre informazioni su questi animali marini

Le spugne marine appartengono alla famiglia dei Poriferi. Esistono più di 9000 specie viventi. Vivono sia in acque salmastri che dolci. Un’analisi genetica condotta su questi animali marini ha rivelato che presentano ancora alcune caratteristiche primitive delle specie primordiali risalenti alla prima era geologica.

Spugne marine
Spugne marine – Nanopress.it

Come è stato possibile stabilire questo dato così importante? Un professore di biologia marina, il Dottor Gordon, con la sua squadra ha analizzato alcuni fossili di spugne alla ricerca di un biomarcatore. Il team di ricerca ha scoperto che quei fossili risalivano a 635 milioni di anni fa!

Ecco alcune delle loro caratteristiche. Le spugne marine sono:

  • specie acquatiche;
  • sessili;
  • filtratrici;
  • le loro larve sono mobili;
  • di colore marrone vellutato.

Le spugne non hanno bocca né un sistema nervoso. Sono ricche di cellule che svolgono tante funzioni e tutte essenziali alla loro sopravvivenza. Essendo filtratrici, esse si nutrono di batteri, virus e plancton.

Solo una specie è diversa: la Cladorhiza che cresce nel Mediterraneo. Poiché in queste acque nulla c’è da filtrare, la spugna ha subito un’evoluzione: ha sviluppato dei tentacoli che le consentono di afferrare piccoli organismi marini e nutrirsi, garantendosi così la sopravvivenza in autonomia.

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