Processo per la banda de La Rustica, 20 anni per il boss Carlomosti

Il pm ha chiesto condanne per un totale di 140 anni per tutti coloro che gravitavano intorno alla banda de La Rustica.

Daniele Carlomosti
Daniele Carlomosti – Nanopress.it

Insieme a quella della Magliana è stata una delle organizzazioni criminali peggiori della Capitale, con aggravanti anche del metodo mafioso. Un nome spunta fra gli imputati, ed è quello di Daniele Carlomosti, il boss che aveva allestito una stanza degli orrori dove torturava le povere vittime. Vediamo quali sono gli altri che sono sotto processo oltre a lui.

La banda de La Rustica

A capo del gruppo criminale che operava nelle zone dell’omonimo quartiere a sul di Roma, c’era Daniele Carlomosti che nel 2017 tentò di uccidere il fratello per prendersi la piazza di spaccio.

È stato arrestato qualche anno dopo insieme a 13 persone e oggi parliamo del boss, descritto malamente addirittura da Massimo Carminati, perché si sta tenendo il processo nei suoi confronti.

L’organizzazione che comandava era radicata e molto forte, ritenuta in grado di smerciare grandi quantità di droga nella Capitale, attività principale per la quale il fratello Simone aveva anche rischiato di morire perché si muoveva in territori non di sua competenza.

Ma oltre a questo ci sono anche reati inquietanti, come la tortura di chi non pagava debiti. Fra le accuse che verranno discusse c’è il tentato omicidio, lo spaccio di droga che veniva fatta arrivare dal Marocco, lesioni, estorsione, incendio, detenzione e commercio di armi, sequestro di persona, tortura e altro.

Queste le attività che hanno reso la banda un pericolo concreto per i cittadini romani fin quanto la Direzione Distrettuale Antimafia in coordinamento con i Carabinieri di Roma, hanno proceduto all’arresto alcuni anni fa dei componenti di spicco come appunto il boss che tutto muoveva e aveva l’arroganza anche di poter decidere sulla vita del fratello.

Gli imputati

Fin quando i giudici non decideranno delle loro sorti, gli imputati non possono essere considerati legalmente responsabili dei reati contestati, certo è che però gli indizi di colpevolezza sono molti, come le intercettazioni a Massimo Carminati, altro boss malavitoso romano di spicco.

Oltre al boss, il pm ha chiesto pene importanti anche per Armando De Propris, padre di Marcello, che nel 2019 fornì l’arma con cui fu compiuto l’omicidio di un personal trainer di soli 24 anni, di nome Luca Sacchi.

Ci sono poi tanti altri nomi di coloro che forse non erano importanti come il capo però sono stati comunque ascoltati nell’aula dedicata al magistrato Vittorio Occorsio. Queste 13 persone sono state ascoltate dal pm Edoardo De Santis, che sollecitava condanne per tutti coloro che erano coinvolti nella banda. Dalle pedine più in alto fino a quelle agli ultimi posti, tutti rischiano pene diverse ma tutti facevano parte di una scacchiera criminale che contava sempre più affiliati e chi tradiva, veniva fatto fuori.

Carabinieri durante gli arresti
Carabinieri durante gli arresti – Nanopress.it

La pena più alta è prevista per Carlomosti e parliamo di 20 anni di carcere, ma il totale degli anni di reclusone richiesti dalla Procura di Roma supera i 140 in totale.

L’indagine è partita proprio dopo la faida fra Carlomosti e il fratello, un conflitto senza esclusione di colpi che ha portato a incendi, gambizzazioni e scontri a fuoco. Era un modo per Daniele di affermare la propria autorità sulla Capitale rispetto al fratello Simone, ma non sapeva che le forze dell’ordine erano sulle sue tracce da tempo e stavano monitorando ogni attività dell’associazione, dai viaggi della droga fino ai sequestri di persone e alle torture per i pusher.

C’è stato in particolare un caso in cui una vittima è stata sequestrata, legata, spogliata e costretta a subire diverse minacce di morte e violenze fisiche per 6 ore.

I sequestri

Era detto “Bestione” Carlomosti, quando prestava il suo volto alla serie Romanzo Criminale e in realtà conduceva davvero una vita degna di uno sceneggiato e aveva anche una stanza delle torture.

Con 4 teli e 5 metri di corda aveva creato una sorta di stanza degli orrori, scoperta dai Carabinieri grazie alle intercettazioni ambientali. Parlando proprio del sequestro che abbiamo citato nel paragrafo precedente, sappiamo che la vittima era Maurizio Cannone, colpevole di essere debitore per 64mila euro.

Venne legato e fatto inginocchiare su un suolo ricoperto da teli di plastica per non sporcare, preso a bastonate, minacciato pesantemente se non consegnava i soldi mancanti a ripagare il debito. Addirittura il boss chiamò la compagna per farsi portare i beni dell’uomo, detto “Fagiolo”.

Tutto questo veniva registrato dalle autorità e ora il Bestione e i suoi uomini rischiano di passare molti anni dietro le sbarre.

 

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