Primarie PD 2017: Renzi, Orlando o Emiliano a confronto in vista del voto del 30 aprile

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Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano, i tre candidati alle Primarie Pd 2017 per il ruolo di segretario del Partito Democratico, si sono confrontati negli studi Sky di Milano per l’unico incontro a tre seduti tutti intorno a un tavolo. Il dibattito televisivo fra i tre aspiranti alla segreteria del Pd ha permesso loro di evidenziare i punti delle rispettive mozioni, con un format abbastanza serrato: risposte scandite da un countdown da 1 minuto e 30 secondi al massimo, tre possibilità di replica da 30 secondi ciascuna, domande incrociate tra i candidati e dai supporter degli avversari, appello finale per portare i cittadini a votarli alle Primarie del 30 aprile. Dopo, finalmente si saprà chi è il nuovo segretario del Pd.

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Emiliano ha parlato per primo, seguito da Renzi e poi da Orlando, con un ordine che è stato stabilito per sorteggio, ma che ha consentito al governatore della Puglia di ‘iniziare col botto’ chiarendo perché ha deciso di candidarsi alla segreteria Pd: “Che risultati mi attendo alle primarie? Io mi sono candidato per salvare il partito democratico ed evitare che si facessero solo primarie fra Renzi e Orlando”, che potremmo considerare i veri contendenti al ruolo, dato che i sondaggi dichiarano Emiliano largamente in svantaggio rispetto a loro.

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Durante il confronto Michele Emiliano non ha lesinato stoccate all’indirizzo di Renzi. Rivolto a Orlando, chiede: “Come hai fatto a resistere con Renzi come premier”? “Esiste un evidente conflitto tra Renzi e il Colle. Renzi non capisce che l’interesse del Paese deve venire prima di tutto”, e a Raiews24 ha accusato l’ex premier di avere un atteggiamento ‘da capetto’. “Renzi vuole sbrigare queste primarie con rito abbreviato per andare al voto e non prendersi la responsabilità della legge di bilancio”. Poi: “Non ho nulla contro Matteo Renzi a livello personale, credo sia anche simpatico. Ma mi sono dovuto rassegnare di fronte alla sua incapacità politica”. Sarà per questo che quando l’ex premier chiede al presidente pugliese un patto di non belligeranza dopo l’esito del voto alle primarie, l’appello non viene accolto, ed Emiliano si affretta a chiarire: “Assolutamente no, se continui come nei mille giorni farò opposizione costruttiva, eviterò che tu commetta errori. Sei riuscito nell’impresa incredibile di stabilizzare centomila insegnanti e metterteli tutti contro. Non posso farti commettere un errore del genere”.

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Matteo Renzi ha mantenuto la linea di difesa del suo operato e del suo governo, difendendo il Jobs Act e le 80 euro. Alle repliche di Orlando lo zittisce: “C’eri anche tu in consiglio dei ministri, hai votato tutto”. E mentre per Orlando ed Emiliano c’è un netto sì per una ipotesi di patrimoniale (Orlando:”L’1% degli italiani detiene il 25% della ricchezza del paese, se anche gli chiediamo un sacrificio non credo che stapperanno tante bottiglie di Champagne in meno”), per Renzi “in questo momento non è una soluzione”.

E alla domanda di Andrea Orlando se esclude la possibilità di alleanze con Forza Italia dopo le elezioni se non si cambiasse la legge elettorale, l’ex premier ha risposto: “Non escludo che ci sia bisogno di larghe intese se ci sarà il proporzionale ma farò di tutto per cambiare il proporzionale”. E quindi Orlando ha deciso che chiederà un referendum sulle alleanze di governo: “Quando e se si porrà questo tema, io chiederò la convocazione di un referendum per chiedere se andare con Pisapia o con Berlusconi” ha detto su Repubblica Tv il ministro della Giustizia. “Io tra Pisapia e Berlusconi scelgo Pisapia. Se per questioni di rancore personale per Renzi non è così, non credo sarà compreso dal nostro popolo”.

Altri argomenti del confronto sono stati l’Europa e l’euro. Se “è una follia” pensare di uscirne, perché “l’Italia fuori dall’Europa è niente”, dice Orlando, Renzi punta il dito sulle sue carenze: “Così com’è non va bene – sottolinea – non risponde alle esigenze di persone. Aveva ragione Obama, non Barroso: ci volevano più investimenti. Un’Europa che non sta attenta a ciò che accade tra i popoli e si affida alla burocrazia è un’Europa finita e lo dico con la morte nel cuore”.

Un punto, questo, che scatena la reazione di Orlando che ricorda come questo assetto europeo sia una conseguenza dello spostamento dei governi a destra. “Io non toglierò la bandiera europea, e non darò la colpa ai burocrati. Sono i progressisti che non hanno saputo costruire e lasciato il campo ai tecnocrati”, sottolinea ricordando la famosa bandiera europea sparita alle spalle di Renzi in uno dei suoi interventi sul web. “Io l’ho tolta una sola volta – dice l’ex premier – quando nel giorno del terremoto ci hanno chiesto lo 0,2 per cento”.

“Il confronto di ieri sera? L’ho vinto chiaramente io, senza ombra di dubbio”, commenta invece a freddo il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che il 27 è stato ospite del programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora, condotto da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. E’ preoccupato in vista del giorno del voto per le primarie? “No, sono un po’ provato, ma avrei voluto che la campagna durasse ancora un po’, anche perché avremmo avuto un risultato migliore in termini di partecipazione”.

Appello comune tra i candidati segretari alle primarie del Pd resta quello di andare a votare ai gazebo di domenica 30 aprile (“Non abbiate paura del Pd, non abbiate paura nemmeno di Matteo Renzi”, ha scherzato Orlando), che resteranno aperti fino alle ore 20.00.

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