Non è l’Arena… o forse sì: nuova rete, stessa formula per il talk di Massimo Giletti

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Nei mesi scorsi ha suscitato non poco clamore l’annunciato approdo di Massimo Giletti a La7, dopo la chiusura della sua Arena, divenuta ormai da anni caposaldo della domenica di Rai Uno. Molte erano le aspettative verso il nuovo programma che, nel titolo, strizza l’occhio in modo provocatorio, quasi autoironico, alla trasmissione firmata Rai. Se però quel “Non è l’Arena” poteva suonare come una dichiarazione di intenti, essere espressione del desiderio di differenziarsi dalla precedente fatica televisiva del conduttore torinese, ci hanno pensato i fatti a ridimensionare tali attese.

Nella sostanza, il nuovo programma di La7 si discosta poco dal precedente Rai. La formula è la medesima: si discutono i più scottanti fatti di attualità con il contributo di volti della politica, del giornalismo, della cultura, dello spettacolo.

A dibattiti più pacati si affiancano quelli in cui gli animi degli ospiti spesso si scaldano, le voci si sovrappongono. Giletti mantiene il timone della situazione con il suo consueto stile garbato, ma determinato al contempo, senza nascondere la propria posizione rispetto alle questioni trattate.

La sensazione è spesso quella di trovarsi di fronte alla “vecchia” Arena, complici anche gli interventi di Klaus Davi, presenza fissa ora come nel programma Rai. E poi l’impostazione di base dello studio, la prossemica, persino in parte i colori: tutto non può non rimandarvi la mente. 

Gli argomenti spaziano molto e, alle tematiche più serie, si alternano momenti più leggeri in cui, per così dire, si tira il fiato. Nota non propriamente positiva è la lunghezza del programma: quattro ore di puntata sono difficili da reggere anche per il più fervente spettatore di La7 che potrebbe vivere a pane e talk show. 

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