Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano, di Andrea Camilleri: la recensione

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Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano: con questo titolo Andrea Camilleri torna in libreria per la quinta volta dall’inizio dell’anno. Recensione ottima, come da previsioni, il volume, pubblicato come sempre dalla Sellerio Editore, è una raccolta di racconti, o per meglio dire romanzi brevi, ambientati nell’Italia degli anni Ottanta. Protagonista assoluto, ovviamente, l’arcinoto commissario di Vigata, qui in versione giovane ed audace, alle prese con indagini di ogni tipo. Uscito nelle librerie da poche settimane, il volume è balzato immediatamente in cima alla top ten dei libri più venduti, confermando, dopo lo straordinario successo di vendite de La piramide di fango e Donne, il grande affetto dei lettori italiani nei confronti di Camilleri e del poliziotto più famoso della narrativa degli ultimi anni.

Negli otto movimentati racconti che compongono Morte in mare aperto, dunque, il giovane Montalbano è impegnato a far luce, nell’Italia dell’attentato a Giovanni Paolo II e dell’affare Sindona, sui misteri intorno a speculazioni edilizie, droga, rapimenti e contrasti familiari, spalleggiato dai tanti personaggi che nel corso del tempo gli aficionados di Camilleri hanno imparato a conoscere e ad amare: Catarella, confusionario come sempre, Fazio con cui il rapporto è all’insegna della gerarchia e Augello, la cui brama di conquiste metterà in pericolo, durante un’indagine, la stessa vita del commissario. Senza dimenticare la cameriera Adelina e naturalmente Livia, con la quale il giovane ed impulsivo Salvo trascorre molto più tempo rispetto agli anni successivi, quelli segnati dalla maturità di entrambi.
L’impulsività, l’audacia, il tendenziale non rispetto per le regole, è assai più evidente in Montalbano giovane, ha spiegato lo scrittore empedoclino, più veloce del Montalbano adulto che prima di formulare un’accusa deve esserne profondamente convinto; al giovane, invece basta il 70% di convinzione‘ seppur l’essenziale e fondamentale caratteristica per entrambi è avere un ‘cervello speculativo‘.

Scritti negli ultimi due anni, i racconti di Morte in mare aperto descrivono le esperienze grazie alle quali il commissario Montalbano ha formato il suo carattere, diventando, da irruento e pronto a sfoderare la pistola (da ‘grande’ non la porterà più con sé) molto più riflessivo, metodico ed abitudinario: esattamente come lo descrive Livia quando, nel racconto che apre il volume, pensa a come sarà il suo commissario da vecchio.

Sebbene l’ambiente, Vigata, e i personaggi rimangano sostanzialmente immutati rispetto al ciclo dedicato a Montalbano, le storie che qui racconta Camilleri sono, inutile dirlo, originali e perfettamente congegnate. ‘Più che racconti lunghi sono romanzi ristretti quelli che qui si spintonano a vicenda e concorrono al disegno unitario, spiega Silvano Nigro nel risvolto di copertina, ‘uno compie un giro, l’altro ricomincia‘, confermando, qualora ce ne fosse bisogno, l’abilità di Camilleri nel padroneggiare le sue inconfondibili strategie compositive.

Libro assolutamente da leggere, per i fan di Montalbano e non solo, Morte in mare aperto è l’occasione più importante per scoprire il lato fresco e gioviale del giovane Salvo, il commissario più amato della narrativa italiana che, svelando come non mai tutta la sua passionalità, vive al massimo la sua vocazione nella lotta quotidiana contro il crimine.

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