L’Onu ha richiamato l’Italia sul caso Cospito: viola la dignità e l’umanità della pena

Dopo tante battaglie perse, ecco la prima rivincita di Alfredo Cospito, l’anarchico in regime di 41 bis da ottobre del 2022, che da allora è in sciopero della fame e che più volte si è visto negare la possibilità di tornare tra i detenuti “normali” dal governo, ma anche dalla Corte di Cassazione (per ultima). L’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani ha chiesto, infatti, all’Italia di assicurare il rispetto in carcere della dignità e dell’umanità del 55enne pescarese.

Cospito
Alfredo Cospito – Nanopress.it

La richiesta è arrivata il primo marzo ed è stata notificata alla rappresentanza del governo italiano a Ginevra e al legale difensore Flavio Rossi Albertini. L’avvocato, che ha reso nota la decisione in un comunicato congiunto con Luigi Manconi, ha posto l’accento sul fatto che niente da allora è stato fatto per migliorare le condizioni detentive di Cospito.

L’Onu ha accolto il ricorso di Cospito, sull’anarchico l’Italia “viola la dignità e l’umanità della pena”

L’Organizzazione delle Nazioni unite, o meglio l’Alto Commissariato ONU per i Diritti umani ha tirato le orecchie all’Italia per quanto riguarda il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto in regime di 41 bis da ottobre 2022 e che da allora, 134 giorni fa, è in sciopero della fame. Secondo loro, si legge in un comunicato del legale, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, e il professore Luigi Manconi, presidente di A buon diritto onlus, “sarebbero violate la dignità e l’umanità del trattamento detentivo l’1 marzo 2023“.

Cospito processo
Il processo ad Alfredo Cospito, ideologo anarchico del Fai – Nanopress.it

In un documento inviato proprio mercoledì alla rappresentanza del governo italiano a Ginevra (e anche al legale del 55enne pescarese), l’organizzazione “ha inviato allo stato italiano la richiesta di applicazione di misure temporanee cautelative relative la detenzione al 41bis di Alfredo Cospito“, questo dopo che l’avvocato aveva inoltrato “una comunicazione individuale alla Commissione Diritti Umani denunciando le condizioni di detenzione del proprio assistito” a seguito del rigetto in Corte di Cassazione del rientro dell’anarchico tra i detenuti “normali”.

In attesa della decisione sul merito della petizione individuale presentata per Alfredo Cospito – hanno proseguito nella nota – il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha deciso di applicare una misura provvisoria che consiste nel richiedere all’Italia di assicurare il rispetto degli standard internazionali e degli articoli 7 (divieto di tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti e divieto di sottoposizione, senza libero consenso, a sperimentazioni mediche o scientifiche) e 10 (umanità di trattamento e rispetto della dignità umana di ogni persona privata della libertà personale) del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici in relazione alle condizioni detentive di Alfredo Cospito“.

Nonostante questo, hanno ravvisato ancora Rossi Albertini e Manconi, nulla è stato fatto dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per cambiare le cose “o quantomeno migliorare la condizione detentiva” di Cospito, mentre in realtà, “nel rispetto dei propri obblighi internazionali (assunti con la ratifica del Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici delle Nazioni Unite)“, dovrebbe dare esecuzione a quanto detto. Secondo loro, si legge ancora nel comunicato, ciò “rappresenterebbe un grave precedente se la decisione adottata dal Comitato rimanesse lettera morta, se l’Italia emulasse l’indifferenza dimostrata per l’ONU dai regimi autocratici“.

Le misure urgenti vengono adottate dal Comitato quando sussiste il rischio imminente per la tutela dei diritti essenziali della persona e al fine di evitare danni irreparabili al ricorrente nelle more della decisione finale del Comitato“, hanno proseguito spiegando poi che il danno in questione sarebbe proprio la morte dell’anarchico durante la detenzione.

Non solo, però, perché “è chiaro che con questa azione la Commissione sta per la prima volta mettendo in dubbio la legittimità del regime 41-bis rispetto alle convenzioni internazionali“, hanno scritto prima di ammettere che “è molto difficile che l’Italia possa dimostrare che una detenzione a vita e in un regime di estremo isolamento stia garantendo il fine essenziale di ravvedimento e riabilitazione sociale“.

Il Comitato informa inoltre lo stato italiano – hanno concluso Rossi Albertini e Manconi – di aver registrato il caso di Alfredo Cospito con il numero di registro, e di essere in attesa di ottenere maggiori informazioni per raggiungere una decisione finale sul caso. Le misure urgenti hanno effetto immediato“.

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