Legge di stabilità, l’UE promuove l’Italia: nessuna procedura

Legge di stabilità promossa dall’Unione Europa che ha deciso di non aprire una procedura d’infrazione per deficit eccessivo. La scelta è stata spiegata dal commissario agli Affari Economici, il francese Pierre Moscovici: pur non rispettando la regola del debito, all’Italia sono state riconosciuti alcuni fattori rilevanti, come la situazione economica e il piano di riforme messo in atto dal governo. Promossi dalla UE anche Belgio e Finlandia, mentre per la Francia arriva l’ultima chiamata con una pagella peggiorata: sotto osservazione finisce anche la Germania per uno squilibrio nei conti che fa scendere il giudizio della Commissione di un gradino.

La promozione dell’Italia arriva al termine di un lungo lavoro di analisi sui conti della finanziaria varata dal governo Renzi. “Siamo soddisfatti”, commenta il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. “Il riconoscimento della corretta impostazione che abbiamo dato alle finanze pubbliche è un risultato importante soprattutto perché solo pochi mesi fa non era per nulla scontato”.

L’ok alla manovra non ha comunque tolto il nostro Paese dall’elenco dei “sorvegliati speciali” per squilibri macroeconomici che, spiega Moscovici, “sono rimasti invariati e richiedono monitoraggio specifico e decise azioni politiche”. Per questo, ribadisce la Commissione, “è cruciale la piena implementazione delle riforme strutturali in atto e in programma”.

La decisione dell’UE arriva nell’ambito del semestre europeo di bilancio ed è un messaggio di flessibilità: la Commissione ha visto e apprezzato gli sforzi dell’Italia e di altri Paesi e per questo ha deciso di non applicare rigidamente la regola del debito, cosa che “avrebbe richiesto una correzione troppo brutale e avrebbe messo l’Italia in una situazione economica insostenibile”.

Il riferimento è al cosiddetto Six Pack, regolamento che dal novembre 2010 chiede agli Stati con debito superiore al 60% del Pil (come l’Italia) di rientrare con un piano che preveda la riduzione di un ventesimo l’anno. La regola, avverte Moscovici, “resta pertinente” e ai Paesi che non la rispettano l’UE continuerà a chiederla, concedendo al momento una correzione più bassa (lo 0,25% del debito) in vista di un programma di riforme che rimettano in moto l’economia nazionale.

Su questo punto arriva il plauso dell’Europa all’Italia. Pur sottolineando “la necessità di un’azione che riduca il rischio di effetti avversi sull’economia italiana”, in particolare la Commissione vede di buon occhio la riforma del Lavoro del governo Renzi. “Il Jobs Act italiano ha fatto decisivi cambiamenti nella legislazione di protezione del lavoro e nei benefici per la disoccupazione per migliorare l’entrata e l’uscita dal mercato del lavoro”, spiegano da Bruxelles

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