Il racconto dei migranti superstiti del naufragio vicino alle coste calabresi

Continua la drammatica vicenda del naufragio dei migranti a largo delle coste calabresi, i superstiti cercano i propri figli.

Migranti soccorsi nel Crotonese
Migranti soccorsi nel Crotonese – Nanopress.it

Ci siamo occupati già oggi di questo terribile naufragio che è reso ancora più grave dal fatto che molte vittime sono bambini e proprio i loro nomi riecheggiano fra la disperazione dei genitori che invece si sono salvati.

Naufragio di migranti nel Crotonese

Quando abbiamo riportato oggi di questa notizia le vittime accertate del naufragio a largo delle coste calabresi, erano 30 mentre ora il bilancio è salito a 59, fra cui 14 minori.

La tragedia è avvenuta a Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, dove si sono portati subito i Carabinieri, i Vigili del Fuoco, gli uomini della Guardia Costiera e tantissimi volontari a terra, così come elicotteri che sorvolavano la zona e motovedette in mare.

È una corsa disperata alla ricerca di persone che potrebbero essersi salvate mentre dell’imbarcazione che si è schiantata fra gli scogli non è rimasto nulla. Fra i sopravvissuti sembrerebbe esserci uno scafista, che è stato ascoltato in queste ore dalle forze dell’ordine.

Diverse le ambulanze della Croce Rossa che sono arrivate per assistere coloro che ce l’hanno fatta però come dicevamo c’è un risvolto ancora più terribile, ovvero i tanti bambini che hanno perso la vita.

Coloro che invece sono salvi, si trovano ora nel centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto.

Il racconto dei naufraghi

Hanno gli occhi ancora pieni di terrore i migranti che sono stati tratti in salvo in queste ore, lo sguardo perso nel vuoto e la consapevolezza di essere sopravvissuti per miracolo. Però molti di loro hanno perso una persona cara, in particola sono tante le madri che urlano disperate il nome dei propri bambini.

I superstiti viaggiano fradici e impauriti per la spiaggia, feriti dalla violenza delle onde che li ha scaraventati da una parte all’altra in mezzo ai rottami dell’imbarcazione di fortuna con cui erano partiti da diversi Paesi: Afghanistan, Iran, Iraq, Siria e Pakistan.

Resti della barca distrutta
Resti della barca distrutta – Nanopress.it

Queste persone sono molto traumatizzare e in loro si fa strada una terribile verità, ovvero quella di essere fuggiti da una realtà difficile per veder morire i propri cari. Speravano di costruirsi una vita migliore i 250 migranti a bordo del natante di legno, forse incoraggiati anche dallo scafista fermato in queste ore, ritenuto responsabile delle morti delle vittime perché le ha guidate in un viaggio impossibile da sostenere, con promesse vane.

Sono 81 le persone salve e sono state portate all’ospedale di Crotone per alcuni accertamenti. I soccorritori li hanno trovati vagare sulla riva ma molti ancora erano in mare. Subito sono stati assistiti e sono state date loro delle coperte termiche per evitare l’ipotermia.

Le loro parole rispecchiano tutta la paura che hanno avuto e il dolore che provano per le loro perdite. Un ragazzo ha riferito che la sorellina è affogata ed è morta, un altro bambino vagava impaurito in cerca della mamma, che alla fine ha trovato in mezzo al caos generale.

Pochi coloro che riescono ad esprimere il loro dolore, molti di più quelli che rimangono in silenzio e piangono sena parlare, dividendo la disperazione nonostante il salvataggio.

Pieni di ferite e fratture varie, molti urlano ancora il nome di chi non c’è più. Toccante la storia di due uomini che hanno cercato di portare in salvo un neonato ma non ce l’hanno fatta perché la furia del mare glielo ha strappato dalle braccia.

Queste sono solo alcune delle storie di questi migranti e ora il Comune di Crotone si è attivato per sostenerli anche dal punto di vista psicologico. Si sta facendo un lavoro molto importante per dare conforto ai naufraghi.

Come confermato dai volontari a lavoro per i sopravvissuti ma anche per recuperare le salme in mare, sono tanti i nuclei familiari spezzati da questa tragedia e molti chiamano a casa per riferire che qualcuno è morto.

Il ministro Piantedosi ha denunciato questo fatto puntando il dito contro chi ha il dovere di fermare le immigrazioni clandestine poiché i viaggi sono proibitivi e le imbarcazioni non idonee.

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