Expo 2015, spuntano anche le false tangenti: la corruzione come arma di truffa

Che Expo 2015 sia stato al centro di corruzione e interessi criminali è ormai chiaro, ma ora spunta anche un millantatore di tangenti. Si tratta, come riporta il Corriere della Sera, di Mirco Benacchio, consulente della Bilfinger Sielv Facility Management srl, che millantava accordi e conoscenze riservate usando il nome di Angelo Paris, l’ex manager di Expo poi davvero arrestato e condannato a 30 mesi con il patteggiamento. Le intercettazioni avevano rivelato una nuova serie di operazioni illecite da parte di Benacchio, ma le indagini della Procura hanno svelato un’altra realtà: il consulente si vantava di avere informazioni riservate, che invece non lo erano, e non ha mai pagato alcuna tangente.

Tutto nasce dalle intercettazioni effettuate dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano sul consulente della multinazionale degli impianti elettrici e radiotelevisivi e idrosanitari e di climatizzazione che ha già vinto gli appalti per alcune opere di Expo. Nel 2014 la Bilfinger avrebbe voluto entrare anche negli appalti per la costruzione dei padiglioni per quei Paesi che non erano in grado di realizzarli da soli. Benacchio a quel punto mette in scena il suo piano e dice di avere una lista riservata di progettisti e referenti, ottenuta tramite Paris con cui si è accordato per la tangente: in questo modo la multinazionale può avere accesso a informazioni utili per raggiungere i progettisti in anticipo rispetto alla concorrenza.

Le indagini, che hanno già chiarito parte degli interessi criminali legati all’Expo, in questo caso svelano l’inganno: il manager della multinazionale ascolta quello che gli dice Benacchio, senza però agire secondo le sue indicazioni (e quindi senza corrompere nessuno). Benacchio, che dichiarava al telefono di aver pattuito una tangente del 50% del guadagno a Paris, in realtà non ha mai pagato nulla all’ex manager di Expo. Inoltre, la fantomatica lista riservata altro non era che un elenco dei consoli dei vari Paesi e dei progettisti dei padiglioni che non ha procurato nessun incarico alla multinazionale.

Benacchio ha così ammesso di aver usato il nome di Paris per avere maggiori guadagni dai contratti che siglava per le multinazionali a cui procurava affari. Il reato configurato è quello di millantato credito per cui ha avuto la pena sospesa concordata con i pm di 1 anno e 2 mesi.

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