Di Maio, altri operai in nero nell’impresa del padre: “Chiuderemo l’azienda”

Si allarga il caso degli operai in nero nell’azienda edile del padre di Luigi Di Maio, vice premier e Ministro del Lavoro. Le Iene avevano infatti raccontato di Salvatore Pizzo, ex operaio edile e oggi ambulante, che aveva denunciato Antonio Di Maio dopo essersi fatto male in cantiere durante il periodo di lavoro in nero. La replica del ministro non si era fatta attendere, anche perché lui stesso con i fratelli è diventato negli anni successivi co-proprietario del 50% dell’azienda, prendendo le distanze dal padre con cui, disse ai microfoni della trasmissione, non aveva rapporti da anni. Il caso di Rizzo però non sarebbe l’unico. In un nuovo servizio di Filippo Roma e Marco Occhipinti spuntano almeno altre tre operai che avrebbero lavorato in nero per l’azienda del padre del ministro.

Di Maio ha subito preso nettamente le distanze dal padre sulla vicenda di Pizzo, dichiarando di non saperne nulla e di non avere rapporti con lui da anni.

Le reazioni politiche

La scoperta della trasmissione ha però innescato una serie di reazioni da più parti politiche, a partire dagli avversari del M5S, attaccati in passato per problemi giudiziari dei familiari. Così, l’ex ministra e sottosegretaria Maria Elena Boschi ha diffuso sui social un video in cui augura ad Antonio Di Maio di “non subire mai quello che il figlio e gli amici di suo figlio hanno fatto a mio padre”.

Anche Matteo Renzi ha ricordato gli attacchi ricevuti dal M5S contro il padre, sottolineando la vittoria in tribunale anche nelle cause di diffamazione contro Marco Travaglio.

In sua difesa è arrivato Alessandro Di Battista. “Il punto non sono i padri, chi se ne frega, il punto sono i figli”, ha detto in un video l’ex parlamentare grillino per cui Renzi e Boschi “hanno la faccia come il c***”.

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Altri operai in nero?

La seconda parte dell’inchiesta ha però aggiunto altra carne sul fuoco. I due inviati hanno scoperto che altri tre operai avrebbero lavorato in nero: uno in particolare, sarebbe stato il “pupillo di Antonio Di Maio”, lavorando in nero in cantiere nei momenti liberi dal primo lavoro in una scuola.

Intervistato di nuovo, il Ministro del Lavoro ha confermato la versione del primo operaio, Salvatore Rizzo, ed è rimasto sorpreso dalle nuove rivelazioni su altri lavoratori in nero.

Inoltre la situazione dell’azienda è complicata da altre situazioni, come i magazzini in un terreno di famiglia a Mariglianella, sui quali sono attesi gli accertamenti dei vigili urbani, o il mistero di una cartella Equitalia da 172mila euro che graverebbe sulla stessa proprietà.

Lo stesso Antonio Di Maio oggi non sarebbe neanche proprietario di quote della ditta, suddivise a metà tra Luigi Di Maio e la sorella. Insomma, una situazione complessa che avrebbe spinto il ministro a chiedere al padre di chiudere l’azienda familiare.

Lo stesso padre del ministro avrebbe portato tutta la documentazioni sull’azienda a “Stasera Italia”, il talk di Rete 4, spiegando che avrebbero chiuso l’impresa entro l’anno “ferma da tempo”

La fake news sull’operaio candidato col PD

Come se non bastasse, a creare altro caos è arrivata la fake news fatta girare sui social secondo la quale Pizzo non sarebbe stato un semplice operaio ma un candidato del PD. L’uomo nella foto però è Leonardo Marras, candidato sì dei dem ma in Toscana, e non certo Salvatore Pizzo da Napoli.

https://www.facebook.com/marras.leonardo/posts/10155975891865036

Tra l’altro, lo stesso Pizzo ha dichiarato alle Iene di aver votato il MoVimento e anzi di aver fatto campagna elettorale per loro e di continuare a sostenere le loro idee.

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