Cosa prevede il DEF: crescita ferma, debito in salita, più disoccupati

Il Consiglio dei ministri ha approvato il DEF, Documento di Economia e Finanza. Non si tratta di una legge, ma di un documento che permette al parlamento (e all’Europa) di capire quale direzione economica intenda imboccare il governo. L’esecutivo gialloverde ha presentato un DEF sostanzialmente improntato alla stagnazione economica: debito oltre il 132% del PIL, crescita allo 0,1% e deficit al 2,4%. L’Italia, insomma, invece di ripartire spegne il motore e mette il freno a mano.

Il governo smorza gli entusiasmi. Nel 2019 la crescita viene stimata allo 0,1%, ma nel 2020 si prevede uno 0,8% per effetto del decreto sblocca cantieri.
Il deficit/Pil nel 2019 sale, secondo le stime, al 2,4% dal 2% precedentemente previsto. Si prevede poi una ridiscesa al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021.
Male il deficit strutturale, a -1,6% del Pil nel 2019 mentre la precedente stima lo assestava al -1,3%. Previsto un -0,8% nel 2022.
Male anche il debito pubblico, che va al 132,6% del Pil nel 2019. Previsto un calo nel 2020 al 131,3% e al 128,9% nel 2022.

Possiamo consolarci almeno con una diminuzione della disoccupazione? Purtroppo no: il tasso previsto di disoccupazione sale dal 10,6% del 2018 all’11% del 2019 e nel 2020 si prevede una salita ad 11,1%. Si torna, quasi, ai livelli del 2018 solo nel 2021 con un 10,7%.

Nel DEF si parla anche del 5G: “Il governo predisporrà delle Strategie Nazionali per l’Intelligenza Artificiale e per la Blockchain. Risorse significative saranno investite nella diffusione della banda larga e si promuoverà lo sviluppo della rete 5G”.

Questo il quadro, piuttosto sconfortante, delineato dal DEF. Il quadro sembra aprire la strada ad un aumento dell’IVA, ma Salvini e Di Maio assicurano che non ci sarà alcun aumento, nonostante la situazione economica sia peggiore di quella attesa.

Per quanto riguarda la Flat Tax, Di Maio assicura che si farà e che sgraverà soprattutto il ceto medio. Nel DEF spariscono le indicazioni sulle aliquote al 15% e al 20%.

Fin qui i dati, ora passiamo ai retroscenismi: il quadro sconsolante lascia presagire una manovra correttiva dopo le elezioni europee. Data la situazione, non potrà che trattarsi di una manovra da lacrime e sangue. E’ difficile che Salvini e Di Maio vogliano metterci la faccia…

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