Coronavirus, esperti all’Oms: ‘C’è la trasmissione aerea”

Il coronavirus viaggia nell’aria più di quanto finora si è pensato. La trasmissione aerea è una realtà possibile da non sottovalutare. Questo in sintesi il punto che fa ancora discutere. Mentre il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, dichiara ai microfoni di Rtl 102.5 che: “Nessuno di noi può dire con certezza se ci sarà o non ci sarà una seconda ondata del virus a settembre e ottobre”, centinaia di studiosi hanno sottoscritto una lettera allʼAgenzia Onu in cui viene chiesto di rivedere le raccomandazioni sulla diffusione del virus.

Secondo gli esperti che hanno redatto la lettera (239 di 32 Paesi), anticipata dal New York Times, ci sono prove del fatto che la trasmissione aerea del coronavirus è un fatto certo. E questo porta a conseguenze rilevanti nella lotta al contenimento del patogeno. Perché se c’è il rischio di inalare il Sars Cov-2 anche dalle goccioline respiratorie occorre rivedere tutte le azioni , come rendere obbligatorio indossare la mascherina sempre e comunque a prescindere dal distanziamento sociale.

In pratica quello che viene messo in dubbio è che il SarsCov2 non si trasmetterebbe soltanto con la saliva, colpi di tosse, starnuti e quindi con contatti ravvicinati, ma anche semplicemente respirando l’aria in una stanza dove è stata una persona contagiata.

Scienziati italiani cauti sulla trasmissione aerea del coronavirus

In attesa di un vaccino anti covid19, la questione ha riaperto il dibattito, ma sul fatto che ci si possa contagiare respirando l’aria gli scienziati italiani aspettano di leggere lo studio. “Abbiamo visto che la trasmissione con micro-goccioline di aerosol è stato possibile nelle terapie intensive, ma la concentrazione del virus era elevata”, evidenzia il virologo dell’Università di Milano, Fabrizio Pregliasco, riportato da La Stampa. E conclude: “Prima di trarre conclusioni aspettiamo la pubblicazione dello studio. Certo è che se fosse vero dovremmo adottare misure più stringenti, come l’obbligo della mascherina in tutti i luoghi chiusi o la presenza di non più di due persone per 10 metri quadri quando non si è all’aria aperta”.

Nel video una simulazione di come si diffondono le particelle aeree

L’Oms: “Non ci sono prove solide”

Uno dei responsabili tecnici dellʼOrganizzazione Mondiale della Sanità, dottoressa Benedetta Allegranzi, ha però dichiarato che lʼipotesi in questione “non è supportata da prove solide”. “Soprattutto negli ultimi due mesi, abbiamo affermato diverse volte che consideriamo la trasmissione aerea possibile, ma” sulla questione c’é “un forte dibattito su questo”.

Impostazioni privacy