Come leggere l’INCI e quali ingredienti cosmetici sono da evitare?

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Come ho detto nella prima parte di questo articolo, l’INCI rappresenta un validissimo strumento per verificare la qualità di un cosmetico. Come leggerlo e quali ingredienti cosmetici sono da evitare? Nella pratica, cosa è scritto nella lista di ingredienti? Che cosa significa concretamente INCI?

La prima volta che ci si accinge a leggere un INCI lo sconforto è grande perché i termini riportati sono spesso lunghi e complicati, soprattutto per chi non ha mai masticato la chimica.
Fortunatamente il web ci viene incontro: esiste un sito chiamato Biodizionario gestito dal dottor Fabrizio Zago (chimico industriale, consulente Ecolabel) nel quale i più comuni “ingredienti” cosmetici sono classificati secondo un sistema di pallini detti semafori i cui colori (doppio verde, un solo verde, giallo, un solo rosso, doppio rosso) indicano il potenziale (o assente) danno ambientale e/o dermatologico. È un utile strumento di consultazione per chi è alle prime armi, ma ci tengo a precisare che si tratta pur sempre di una classificazione del tutto personale (come è d’altronde scritto nella Homepage) del dr Zago per cui soggetta a interpretazioni. Comunque, è necessario semplicemente inserire nel motore di ricerca del sito il nome completo e esatto dell’ingrediente da verificare e appariranno i semafori corrispondenti.

Esiste un altro sito chiamato Saicosatispalmi sul quale è presente un vastissimo archivio di cosmetici i cui INCI sono stati riportati e classificati secondo il metodo del Biodizionario, tuttavia non è molto aggiornato per cui probabilmente i cosmetici più recenti non saranno presenti. A chi volesse fare un “salto di qualità” infine consiglio di consultare il sito ufficiale dell’ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale) che è considerato il principale punto di riferimento nel campo dell’interpretazione degli ingredienti cosmetici.

Con il tempo e la pratica l’occhio e la mente si allenano fino a che non ci sarà più bisogno di consultare liste e siti, ma prima che ciò avvenga potrebbe essere utile avere un’idea generale di cosa è riportato in questo famoso INCI. Innanzitutto, al primo posto o comunque nei primi posti dovrebbe essere riportata l’acqua o un idrolato (e uso il condizionale perché moltissimi fondotinta, anche costosi, non ne hanno nemmeno una traccia!) seguita da oli, burri, cere, emulsionanti, gelificanti e principi attivi nel caso di una crema o di un balsamo oppure tensioattivi di varia natura, condizionanti, profumi e principi attivi nel caso di un detergente. Questa ovviamente è una barbara semplificazione tuttavia serve a rendere l’idea di quanto sia ampio l’universo delle formulazioni cosmetiche.
Ciò che interessa principalmente al consumatore consapevole è riuscire a distinguere nella miglior maniera possibile gli ingredienti eco-dermo-compatibili da quelli inquinanti e non dermocompatibili.

Alla classe degli ingredienti inquinanti appartengono principalmente (ma NON esclusivamente) molecole di sintesi, derivati del petrolio, siliconi (un termine generico che indica una vastissima classe di polimeri), conservanti cessori di formaldeide. Per lo più si tratta di sostanze nocive per gli organismi acquatici e/o terrestri e/o volatili, biologicamente inerti e incompatibili e, soprattutto, sostanze che, una volta disperse nell’ambiente, non sono biodegradabili.
In alcuni casi (per esempio la paraffina o i conservanti cessori di formaldeide) si tratta di vere e proprie sostanze cancerogene (secondo quanto riportato da studi della Comunità Europea, ma ne parlerò in seguito).
Fermo restando, ancora una volta, che questa è una generalizzazione che non costituisce la regola e che in futuro approfondirò adeguatamente, le principali sostanze attribuibili a questa classe sono:

PETROLATI:
Mineral Oil
Petrolatum
Paraffinum Liquidum
Cera microcristallina
Vaselina
Paraffina

SILICONI genericamente parlando, per cui i più comuni sono:
Dimethicone
Cyclomethicone
Ciclopentasiloxane

CONSERVANTI CESSORI DI FORMALDEIDE:
Imidazolidinyl Urea
Diazolidinyl Urea
Methylchloroisothiazolinone
Methylisothiazolinone
Formaldheyde
DMDM hydantoin
Benzylhemiformal, 2-bromo, 2-nitropropane
1,3-diol, 5-bromo, 5-nitro, 1,3-dioxane
methyldibromo glutaronitrile
sodium hydroxymethylglycinate

ALTRE sostanze inquinanti:
Monoethanolamine (MEA) (es: Cocamide Mea)
Triethanolamine (TEA) (es: Cocamide Tea)
Diethanolamine (DEA) (es: Cocamide Dea)
SLS – Sodium Lauryl Sulfate
Ammonium Lauryl Sulfate
PEG – Polietilenglicole
PPG
Triclosan
5-cloro-2-(2,4-diclorofenossi) fenolo
BHA – butilidrossianisolo – E320
BHT – butilidrossitoluene – E321

Tali sostanze sono contenute praticamente ovunque per cui è assai difficile evitarle, ma non impossibile.
La cosmetica green sta crescendo esponenzialmente negli ultimi tempi perché c’è sempre maggiore consapevolezza per cui col tempo diventerà sempre più facile trovare tra gli scaffali dei supermercati cosmetici con un INCI verde. Concludo affermando che è la dose che fa il veleno o il rimedio per cui è sostanzialmente errato avere un atteggiamento chemofobico nei confronti di determinate sostanze solo perché esse sono riportate tra le liste dei “cattivi”. Bisogna contestualizzare la sostanza, capire come funziona e perché viene inserita nel cosmetico ma soprattutto vedere in quale posizione dell’INCI è posta. Ma di questo avrò modo di parlare in futuro!

Foto di The StylePa

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