Caccia alle balene: Giappone pronto a riprendere l’attività nel 2015

balene

Non si ferma la caccia alle balene da parte del Giappone, che ha annunciato di voler riprendere l’attività nel 2015 dopo uno stop proclamato alcuni anni fa a seguito anche delle forti proteste degli ambientalisti. Il governo nipponico ha infatti deciso di andare avanti nonostante le pressioni della Commissione Internazionale per la caccia alle balene, secondo cui i rappresentanti di Tokyo non hanno affatto dimostrato che l’uccisione dei cetacei avvenga per motivi scientifici, l’unica consentita. Facile a questo punto prevedere che le associazioni ambiestaliste scenderanno nuovamente in campo per fermare le baleniere giapponesi in Antartide con ogni mezzo, sperando di ottenere un nuovo stop.

La Commissione Internazionale non ha comunque intenzione di stare a guardare, e ha chiesto al Giappone in un rapporto diffuso una settimana fa le necessarie prove per la ripresa dell’attività a scopi scientifici: il programma nipponico prevede la caccia di circa 4mila esemplari fino al 2027, e secondo i numeri diffusi dagli esperti dovrebbero essere catturate anche 333 balenottere minori, contro le 900 del programma precedente. La nuova proposta giapponese arriva a seguito della bocciatura ricevuta nel 2014 dalla Corte internazionale di Giustizia, che aveva sentenziato l’assenza degli scopi scientifici nel programma presentato da Tokyo.

A dispetto delle pressioni ricevute dalla Commissione Internazionale e le sentenze degli organi giurisdizionali internazionali, i funzionari giapponesi sono convinti ad andare avanti in ogni caso e riprendere la caccia alle balene nella prossima stagione, come ha espressamente dichiarato Joji Morishita, rappresentante del Giappone presso la Commissione internazionale per la caccia alle balene: ‘Non abbiamo cambiato le nostre politiche o i nostri obiettivi‘. Se la caccia a scopi commerciali di questi animali è da tempo oggetto di divieti piuttosto severi, viene ancora tollerata limitatamente alla ricerca scientifica, oppure per la sussistenza di limitate popolazioni indigene. Nessuna delle due fattispecie in cui rientra il Giappone, che sembra non voler rinunciare alla caccia a questi cetacei per nessuna ragione al mondo.

Impostazioni privacy