Beppe Fiorello: ‘Sul set di Joe Petrosino ho rischiato di morire’

Giuseppe Fiorello, meglio noto come Beppe, è uno degli attori più apprezzati della scena contemporanea. Amato dal pubblico, ha spiegato quanto questo lavoro sia faticoso e poco tutelato.

‘Nel 2004, sul set di Joe Petrosino, ho rischiato di morire’ – ha svelato Beppe Fiorello in una intervista a Vanity Fair, cui ha ammesso di essersi rivolto ad un bravo psicologo per superare quel trauma. La tecnica grazie alla quale ha rivissuto e superato quel momento è l’Emdr: ‘Una tecnica di stimolazione oculare che ti riporta là, al momento della tragedia, e ti aiuta a superarla’, ha detto.

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Beppe Fiorello e l’iniziativa per riconoscere diritti agli attori

Vivo per pura casualità, sul set di Joe Petrosino Beppe Fiorello si è rotto naso, spalle e gambe in seguito alla caduta da una carrozza trainata da quattro cavalli.

‘L’Emdr mi ha permesso di valorizzare gli aspetti positivi della vicenda, come le soddisfazioni provate durante la fisioterapia’ – ha raccontato – ‘Il passare degli anni ha fatto il resto’.

Visto lo shock subito sul set, Beppe Fiorello ha dato vita ad una iniziativa per regolamentare i diritti degli attori sul posto di lavoro.

‘Parlo di sicurezza sul luogo di lavoro, misure per dare dignità a una professione faticosa’ – ha spiegato, riconoscendo come in Italia, invece, il lavoro di attore venga visto solo come privilegiato.

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Beppe Fiorello in tv per il film Il mondo sulle spalle

Intanto, Beppe Fiorello torna sul piccolo schermo con il film Il mondo sulle spalle diretto da Nicola Campiotti.

Sarà l’imprenditore Enzo Muscia che nel 2012 rilevò l’azienda che lo aveva licenziato, la salvò dal fallimento e diede lavoro a 35 colleghi.

‘Un eroe che non sa di esserlo’ – ha spiegato Fiorello – ‘Un pragmatico consapevole: secondo lui il lavoro va inseguito, non aspettato’.

L’attore, che è stato volto di numerosi personaggi sul piccolo schermo, nonostante il successo, mostra ancora una certa timidezza.

‘Se prima mi vergognavo di vergognarmi, ora ne vado fiero: la considero una forma di sensibilità’ – ha detto – ‘Il processo di accettazione è un regalo della maturità’.

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