Alberto Stasi in carcere per l’omicidio di Chiara Poggi: ‘Non so come sopravviverò’

Delitto di Garlasco: Alberto Stasi

Alberto Stasi si trova in carcere a Bollate (Milano) per scontare la condanna in via definitiva a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, trovata morta nella villetta di famiglia a Garlasco, il 13 agosto del 2007. Non è la prima volta che il commercialista della Bocconi si trova in galera, infatti già pochi giorni dopo il delitto fu rinchiuso a Vigevano, anche se soltanto per cinque giorni, con la stessa accusa, cioè di avere ucciso la sua ragazza Chiara. Lui, però, continua a proclamarsi innocente, anche se la Cassazione ha emesso la sentenza definitiva per questo procedimento, giudicandolo colpevole. Ai detenuti che dividono con lui la cella ha chiesto di ”non guardare in tv i programmi che parlano di me”, e nel penitenziario c’è già chi gli ha espresso piena solidarietà.

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Sono innocente. Non me l’aspettavo. Giuro che proprio non me l’aspettavo. Anche il procuratore generale aveva chiesto l’assoluzione. Io non ho ucciso Chiara, ero tranquillo…”, ha raccontato Alberto nel carcere di Bollate, dove si trova per scontare la pena per l’omicidio di Chiara Poggi, dopo che i giudici della Cassazione hanno messo finalmente la parola fine a 8 anni di dibattimenti: ”Quando mi hanno detto della condanna ero dall’avvocato. Non sono nemmeno passato da casa a prendere il necessario. Mi sono immaginato la ressa di giornalisti davanti al cancello, il muro di telecamere, il solito clamore. E allora ho preferito venire qui direttamente”.

Quand’è arrivato sembrava molto provato ma tutto sommato era tranquillo”, ha raccontato il direttore, Massimo Parisi. ”Ha avuto un colloquio con il nostro responsabile educativo e divide la cella con altri due detenuti”, si tratta della cella 315 del Reparto I, al terzo piano. L’avvocato del 32enne Alberto Stasi è sicuro che fuori, da qualche parte “Il vero assassino se la ride, gli faccio i complimenti“, mentre Stasi ha commentato di essere ancora sconvolto, quando il parlamentare Giacomo Portas è andato a fargli visita domenica 13 dicembre, dopo solo un giorno da quando si è consegnato in carcere: ”non so come sopravviverò qui”, ha spiegato. ”Devo ancora metabolizzare la sentenza. Devo ancora capire, non riesco a credere di essere qui. Ero certo finisse bene. Il procuratore generale aveva chiesto l’annullamento… Non ho avuto il tempo di preparare nulla. Ora la mamma mi porterà alcune cose, magari prendo un libro in biblioteca“.

Come la trattano, Stasi?”, ha poi chiesto il politico presidente della Commissione che si occupa dell’anagrafe tributaria: ”Direi molto bene, sono tutti gentili con me. Le altre persone che sono qui mi spiegano quali sono le regole. Sa, questo è un carcere e bisogna capire cosa fare e come fare”. Poi, alle domande se fosse riuscito a mangiare e dormire, ha risposto: ”Sì, sì, ho cercato di fare tutto. Dormire? È il meno. È difficile imparare tutto il resto. Siamo fortunati ad essere qui, si sta bene. Altro che in altre strutture”, ed in effetti sono in molti a dire che Bollate è un penitenziario modello, un luogo in cui la vita di un detenuto è meno ”dura” di quella che altri reclusi vivono in altre carceri.

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