Virginia Raggi e Salvatore Romeo parlavano ‘sul tetto perché in Campidoglio ci sono le cimici’

Salvatore Romeo, Marcello De Vito e Virginia Raggi


Salvatore Romeo e Virginia Raggi andavano a parlare sul tetto del Campidoglio perché sapevano che all’interno c’erano le cimici. A rivelarlo è l’ex capo della segreteria politica di Roma in un’intervista al Messaggero. Romeo parla anche delle conversazioni su Whatsapp con la sindaca, Raffaele Marra e Daniele Frongia, auspicando che non vengano divulgate in quanto conterrebbero informazioni penalmente irrilevanti.

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Io e Virginia Raggi sapevamo delle cimici in Comune dal secondo giorno di governo della città”, racconta Romeo. Facendo tornare subito in mente l’immagine della sindaca immortalata sul tetto del Campidoglio con lui: foto che, diffusa da un giornalista portoghese su Twitter, ha scatenato polemiche. “Sul tetto ci saremo andati quindici volte, quel giorno mangiavamo un panino, come sempre, poi è uscita fuori quella foto ed ecco che è scoppiato un caso”, spiega Romeo.

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Le conversazioni Whatsapp con il “Raggio Magico”
Questione caso Marra: il capo del personale del Campidoglio, arrestato con l’accusa di corruzione il 16 dicembre, al tribunale del Riesame ha chiesto che vengano depositate le conversazioni della chat con la Raggi, Frongia (ex vicesindaco) e Romeo. Il gruppo chiamato “Quattro amici al bar”: stiamo parlando infatti della cerchia dei fedelissimi della sindaca, il cosiddetto Raggio Magico secondo i maligni (chiaro il riferimento al Giglio Magico di Matteo Renzi).

“Se ci sono gli omissis nelle carte dell’inchiesta, tali devono rimanere, perché non hanno rilevanza penale – auspica Romeo – Faccio un esempio: se io le scrivo in una chat che sono innamorato di lei, e poi viene pubblicato, la gente penserà che io e lei siamo amanti anche se non è vero. E se avrò detto, faccio un altro esempio, che mi piaceva una segretaria, non penso che sia interessante la pubblicazione di questo dialogo”.

Romeo: “Il mio passo indietro per difendere Virginia”
Romeo dopo l’esplosione del caso Marra si è dovuto dimettere dalla carica di capo della segreteria politica, anche per le pressioni di Beppe Grillo e dei vertici dei 5 Stelle: “Il mio passo indietro lo considero un atto di responsabilità necessario per consentire alla giunta di andare avanti serenamente. E soprattutto per difendere Virginia dagli attacchi interni”. A proposito di Raffaele Marra: “La mia conoscenza con Raffaele è iniziata nel 2013 quando lui era il mio capo di dipartimento. Sicuramente ci sarà stato un errore di valutazione evidente da parte mia. Ma i fatti che gli vengono addebitati sono precedenti al suo rapporto con il M5S che nessuno di noi conosceva. Io ho pagato il nostro rapporto privilegiato. Io non sono un gargarozzone, un ingordo di potere, non faccio parte di questo mondo. Non voglio mettere in difficoltà il mio sindaco”.

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