Via libera al Ddl Autonomia: spaccatura Anci e Upi, quattro governatori si oppongono

Il governo fa votare a maggioranza il ddl Autonomia di Calderoli, mentre la Conferenza Unificata Regioni – autonomie locali si spacca.

Roberto Calderoli
Roberto Calderoli – Nanopress.it

Grande confusione istituzionale per Calderoli, che riceve la bocciatura di Comuni e Province, mentre il testo non viene votato da quattro regioni, tutte nel segno del Partito Democratico. Contrarie l’Emilia-Romagna, la Toscana, la Puglia e la Campania, mentre la Lega esulta. Zaia e Fontana esultano e si dicono pronti con una serie di richieste per le loro regioni, il ministro leghista sminuisce le spaccature.

Via libera al Ddl Autonomia: Calderoli esulta, ma è caos

La Lega esulta, con Zaia e con Fontana, che parlano di “Grande risultato” mentre Calderoli cerca di sminuire il disastro e la spaccatura dopo il via libera del ddl Autonomia. Il ministro ha infatti parlato di grande vittoria sul piano della sua proposta, fatta votare in maggioranza: “Contiamo ora di presentare il testo al prossimo consiglio dei ministri, per la definitiva approvazione“.

Ma i problemi rimangono, come quelli relativi alla spaccatura tra Anci e Upi, ossia i comuni e le province. Ma Calderoli ha affermato di aver ascoltato le richieste di comuni e province, che però non hanno nemmeno votato l’apprezzamento del testo. L’Anci ha infatti consegnato un documento nel quale ha contestato diversi punti del ddl. Quelle che Calderoli ha chiamato “proposte emendative” che verranno a detta del ministro portato in pre-consiglio.

Ma il documento dell’Anci sa più di protesta, che di proposta. Antonio Decaro, presidente del comitato, ha parlato di “richieste che devono essere chiarite, e diversi punti che devono completamente essere rivisti”. I comuni si dicono inoltre preoccupati, soprattutto sul finanziamento dei livelli esseizniali di prestazione.

Dunque il testo, dopo il primo applauso ricevuto in Cdm, arriverà ancora una volta in Consiglio per poi arrivare in Parlamento. Come noto il Ddl di Calderoli permetterebbe alle regioni di avere autonomia su diverse materie. Sono la sanità e l’istruzione quelle più scottanti, con Lombardia e Veneto – insieme ai loro governatori che da anni lavoravano per arrivare a tale risultato –  già pronte a una trentina di richieste.

Sul tavolo anche i Lep, Livelli essenziali per la prestazione da garantire in tutto il Paese. Per il comitato è stato scelto infatti un gruppo di esperti molto vicini proprio al ministro leghista e a Luca Zaia, governatore del Veneto. Scelte che hanno scatenato non poche polemiche, e alimentato il caos.

Quattro regioni si oppongono: il PD attacca duramente il governo

Sono quattro le Regioni, tutte nel segno del Partito Democratico, che non hanno votato l’apprezzamento del testo. Si tratta della Toscana, dell’Emilia-Romagna, della Puglia e della Campania. Lo zoccolo duro che fin dall’inizio si era opposto alle prime ipotesi, alla prima bozza del Ddl Autonomia.

Stefano Bonaccini
Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini – Nanopress.it

Coerenza anche da parte di Bonaccini, che dopo aver sposato la linea della totale opposizione al disegno di Calderoli durante la corsa per le primarie, rimane della sua idea. Duro il presidente, che alla fine ha lasciato il posto di segretario del partito ad Elly Schlein, sulla disegno di legge. In Conferenza Bonaccini ha confermato la sua volontà di ritirare il testo per cercare di trovare un accordo con tutte le Regioni, insieme ovviamente a Comuni e Province. Ma nonostante la spaccatura in Conferenza il testo andrà ugualmente a Consiglio dei Ministri, per quello che il governatore dell’Emilia-Romagna definisce l’ennesimo passo falso del governo.

Un Pd che pare dunque l’unico, insieme ai Cinque Stelle, partito compatto contro il disegno legge voluto fortemente dalla Lega.

Sulla sua scia anche il presidente Emiliano, che ha sottolineato come la Puglia avesse già espresso parere contrario al ddl, e ne avesse chiesto il ritiro del testo. Un testo che continua ad accelerare, prosegue Emiliano: “Ma di cui non conosciamo l’esito.

Roma, e il sindaco Gualteri, intanto prende le distanze dall’autonomia con il primo cittadino che esprime le sue perplessità sul “disegno di legge per l’attuazione del federalismo“. Il tema tocca, a detta di Gualtieri, la questione dell’organizzazione della Repubblica, e il tema risulta in questo caso insoddisfacente, visto che alimenterebbe ancora le disuguagliane dei territori andando contro al tentativo del Paese di risalita tramite il Pnrr.

Anche al Sud Italia è stato votato l’apprezzamento, con la Calabria di Occhiuto e la Sicilia di Schifani che hanno ricevuto diverse critiche, ancora dal Partito Democratico. I governatori del Sud del centrodestra, eccezion fatta come detto per Campania e Puglia in mano al Pd, si sono detti a favore del testo, con Occhiuto che parla dell’avvio di un percorso.

Renato Schifani
Il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani – Nanopress.it

Si dovrà garantire i diritti sociali e civili su tutto il territorio” dice il presidente della Regione Calabria, accompagnato da quello della Regione Sicilia, che prova a porre l’accento sui Lep. Non aveva nascosto, nei mesi precedenti, le sue perplessità Schifani che però nelle ultime ore sembra aver nascosto la mano dietro la schiena dopo aver lanciato il sasso.

Il segretario regionale del Pd ha infatti parlato di condanna, nella decisione del governatore, che avrebbe espresso la sua approvazione solo a causa di convenienza politica. “La Sicilia in questo modo rimane povera – conclude Anthony Barbagallosenza lavoro, emarginata rispetto le regioni del Nord”.

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