Vaccini: tutto quello che c’è da sapere

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Molti ritengono che i vaccini abbiano contribuito a debellare molte malattie e abbiano salvato numerose vite. Alcuni esperti incoraggiano la vaccinazione per esercitare un’azione di prevenzione e per badare alla salute della comunità. Vaccinarsi serve anche a risparmiare denaro, perché, prevenendo l’insorgenza delle patologie, il Servizio Sanitario Nazionale spende meno soldi. Tuttavia, anche di recente, non si sono fermate le polemiche intorno alle campagne vaccinali, da alcuni ritenute poco sicure.

Da dove sono nati

L’intuizione che portò allo sviluppo delle vaccinazioni fu dovuta ad Edward Jenner, un medico inglese, tra il XVIII e il XIX secolo. In quel periodo in Europa si era diffusa un’epidemia di vaiolo. Jenner notò che alcuni allevatori di bovini ed equini sembravano essere immuni alla malattia. Il medico ipotizzò che queste persone, contraendo la forma bovina del vaiolo, che si manifesta in modo lieve per gli esseri umani, avessero la possibilità di sviluppare delle difese contro la forma umana del vaiolo. La sua intuizione si dimostrò valida. Circa un secolo dopo Louis Pasteur introdusse il vaccino contro la rabbia. Progressivamente nel tempo furono introdotte anche le vaccinazioni contro altre malattie, come la difterite, la poliomielite e il colera.

Come funzionano

Il principio fondamentale che sta alla base delle vaccinazioni e della loro efficacia è quello dell’immunizzazione. Si tratta di indurre nell’organismo una resistenza contro alcuni agenti patogeni. Per ottenere questo risultato, è fondamentale che il sistema immunitario dell’individuo “venga allenato” a combattere il batterio o il virus che provocano una determinata malattia. Ecco perché il vaccino contiene una forma inattiva o attenuata dell’agente patogeno che deve essere combattuto. In questo modo l’organismo ha la possibilità di produrre degli anticorpi proprio contro l’agente patogeno e di difendersi da esso, in caso di infezione.

I vaccini obbligatori

Alcuni vaccini sono obbligatori per i nuovi nati in Italia. Si tratta di quelli contro la poliomielite, la difterite, il tetano e l’epatite B. Nel primo caso, in particolare per i nati a partire dal 2004, viene effettuato un richiamo intorno ai 5 o 6 anni di vita. Nel secondo caso vengono somministrate tre dosi nel corso dei primi 15 anni e poi si deve effettuare un richiamo ogni 10 anni. Il vaccino anti-tetano ha l’obiettivo di garantire la protezione dall’anatossina tetanica fino a 10 anni. Il vaccino contro l’epatite B viene somministrato in tre dosi nel primo anno di vita.

Le polemiche

Alcuni ritengono che i vaccini non siano particolarmente sicuri. Intorno alla questione si è acceso un dibattito molto intenso e nel 2013 l’American Academy of Psychiatry ha pubblicato il risultato di uno studio che analizza la possibile correlazione tra vaccini e sviluppo di malattie. Tutto sta nel considerare il rapporto tra rischi e benefici legati alla vaccinazione. Secondo alcuni, vaccinarsi significa incorrere in degli effetti collaterali. Si tratta generalmente di condizioni come nausea, gonfiore, vomito, anche se in alcune situazioni si possono verificare anche effetti più gravi, come le convulsioni o il blocco intestinali. E poi non dimentichiamo il caso delle allergie o dell’ipersensibilità nei confronti di un componente di un determinato vaccino. E’ vero che i vaccini sono sottoposti a dei test di sicurezza. Qual è allora la verità? Il dibattito è destinato a rimanere aperto.

Foto di pressfoto / Freepik

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