Un figlio lei a 13 anni e lui a 19: si apre il processo per violenza sessuale a Mantova

Un rapporto sentimentale tra giovani adolescenti, lei 13 anni, lui 19. Nulla di strano se non fosse che dalla loro unione nasce una bambina e la scuola media a Mantova frequentata dalla ragazza fa partire una denuncia per violenza sessuale su minore. Una inchiesta aperta di ufficio, chiaro, ma a distanza di due anni è iniziato il processo davanti al giudice.

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I due giovani si sono presentati in tribunale accompagnati dalla loro bimba, frutto del loro amore, insieme ai genitori di entrambi che li hanno sostenuti in questa vicenda, dimostrando al giudice di aver accettato la relazione.

La storia degli adolescenti di Mantova

I fatti risalgono a circa due anni fa, quando una scuola media di Mantova ha aperto un inchiesta per violenza sessuale su minore, una volta scoperto che la ragazzina, all’epoca 13 enne, era rimasta incinta dal suo fidanzatino di 19 anni.

Subito è partita la segnalazione agli assistenti sociali e di ufficio è stata aperta l’inchiesta data la gravità dell’accusa. A distanza di 24 mesi, il procedimento è arrivato alla fase dell’udienza preliminare. 

Secondo quanto raccontato dalla Gazzetta di Mantova, i due ragazzi, oggi lei 15 anni e lui 21, si sono presentati in tribunale con la loro bambina insieme ai rispettivi genitori che li hanno sostenuti e a dimostrazione del fatto che abbiano accettato la loro relazione sentimentale.

La coppia quindi, che per il giudice rispettivamente sono la vittima e l’imputato, hanno raccontato ai loro avvocati che il loro rapporto è stato ben voluto dalle famiglie e nonostante lei fosse minorenne e lui aveva compiuto la maggiore età, il rapporto sessuale è stato consenziente.

Il racconto della 15enne

La ragazza, oggi 15 enne, ha raccontato al giudice, che nonostante lei frequentasse la scuola media, il rapporto con il ragazzo, all’epoca dei fatti 19enne, è stato una iniziativa di entrambi malgrado ci fosse la differenza di età.

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A essere imputato non è soltanto il ragazzo, il quale rischia una pena dai 6 ai 12 anni di detenzione, ma anche la madre della ragazza per non aver impedito la relazione sentimentale.

“Il rigore della norma va ricondotto nel contesto di una vicenda nella quale non c’è traccia della violenza presunta dalla legge. A sconfessarla, la violenza, è stato lo stesso atteggiamento dei ragazzi, mano nella mano”.

Queste le dichiarazioni rilasciate dal legale del ragazzo, Giovanni Gasparini. Adesso l’ultima parola spetterà a un giudice che dovrà stabilire tale tesi e valutare durante le future udienze. Un giudizio che andrà oltre gli atteggiamenti in aula dei ragazzi e dei loro familiari.

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