Trapianto di rene: sopravvivenza, aspettativa di vita e possibili complicanze

Trapianto di rene

[didascalia fornitore=”altro”]Trapianto di reni/Pixabay[/didascalia]

Trapianto di rene: la sopravvivenza, l’aspettativa di vita, le complicanze intra e post operatorie, nonché il rischio rigetto, sono le numerose domande che attanagliano la mente di un paziente che sa di dover affrontare questo importante percorso. Attualmente il trapianto di rene rappresenta la terapia più efficace per risolvere l’insufficienza renale cronica. L’intervento chirurgico prevede l’asportazione del rene più malato e la sua sostituzione con un rene prelevato da un soggetto deceduto, mentre nel caso di trapianto da vivente, i pazienti in sala operatoria sono due, da quello sano si esporta un rene, che viene impiantato nel paziente. Il ‘nuovo’ rene viene inserito in fossa iliaca vicino alla vescica. A differenza di ciò che accade negli altri trapianti d’organo, i reni naturali vengono lasciati nella loro sede, anche se sono del tutto inattivi. Il trapianto di rene è un argomento ampio e complicato, che vale la pena affrontare nel dettaglio di tutte le sue sfaccettature. Vediamo dunque tutto quello che c’è da sapere.

Trapianto di rene: indicazioni all’intervento

I reni sono presenti nella cavità addominale e sono responsabili di numerose funzioni fisiologiche dell’organismo, quali la regolazione degli elettroliti, la regolazione della pressione sanguigna, l’eliminazione delle tossine come l’ammonio e l’urea, il
riassorbimento di aminoacidi e glucosio, e la produzione di eritropoietina e vitamina D. Quando il trapianto di rene si rende necessario? Quali sono per il trapianto di rene, le indicazioni all’intervento? Fondamentalmente l’indicazione all’intervento è una: l’insufficienza renale terminale, condizione che prevede la dialisi. Tra le malattie che possono condurre all’insufficienza renale terminale le principali sono le seguenti:

– Ripetute infezioni urinarie;
– Insufficienza renale causata da diabete o ipertensione arteriosa;
– Rene policistico o altre malattie ereditarie;
– Glomerulonefrite;
– Sindrome emolitico-uremica;
– Lupus e altre malattie del sistema immunitario;
– Ostruzioni;
– Difetti congeniti.

Esistono delle controindicazioni al trapianto di rene? Esistono controindicazioni assolute all’operazione:
– Cancro metastatico;
– Gravi infezioni in atto e non sotto controllo;
– HIV (con CD4<200/mm3 e/o HIV RNA+ e/o complicanze).

E anche alcune controindicazioni potenzialmente reversibili, che riportiamo schematicamente qui di seguito:
– Stenosi coronarica;
– Epatite HCV e HBV;
– Neoplasie non metastatiche;
– Malattie immunitarie, sistemiche o ematologiche;
– Ulcera peptica H.P. positiva.

Per il trapianto di rene, i tempi di attesa quali sono? Come accade per il trapianto di cuore, o di fegato, i tempi di attesa per potersi sottoporre all’intervento sono piuttosto lunghi, in media 1 o 2 anni. Si tratta di tempistiche enormi, se si pensa alle condizioni in cui versano i pazienti iscritti alle liste per il trapianto.

Trapianto di rene da donatore vivente o deceduto

Come si esegue il trapianto di rene? Da donatore vivente o deceduto? Il trapianto di rene è possibile con entrambe le modalità. Vediamo di seguito tutti i dettagli relativi alle due tipologie di intervento.

In Italia, il trapianto di rene da donatore vivente è stato introdotto e regolamentato da una legge del 1967, nella quale si legifera che è possibile disporre a titolo gratuito del rene ai fini di un trapianto. In pratica di tratta di una deroga all’articolo 5 del codice civile, consentita esclusivamente ai genitori, ai figli, fratelli del paziente (se maggiorenni) o, nel caso di assenza di costoro, ad altri parenti o a persone unite da legame di legge o affettivo. Come avviene per qualsiasi tipologia di trapianto, anche il potenziale donatore di rene è tenuto a sottoporsi a tutta una serie di accertamenti clinico-strumentali, al fine di verificare il grado di compatibilità HLA con il ricevente, nonché la negatività del cross-match (valutazione della reazione tra siero del ricevente e linfociti B e T del donatore), e nel contempo di escludere la presenza di patologie in fase attiva che possano pregiudicare la possibilità di donare l’organo.

Il trapianto di rene viene effettuato anche e soprattutto da donatore deceduto, questa rimane di fatto ad oggi la casistica più frequente.

In caso di trapianto di rene da donatore deceduto, solitamente i due reni vengono destinati a due soggetti distinti, tuttavia in alcuni casi entrambi gli organi vengono impiantati in un unico paziente: ciò accade quando i reni, all’indagine microscopica mostrano modeste alterazioni, ma sono comunque assolutamente trapiantabili. Ciò è possibile poiché due reni non perfetti impiantati nello stesso soggetto offrono una capacità funzionale complessiva decisamente superiore a quella garantita da un singolo rene.

Il primo trapianto di rene sperimentale risale al 1950: i chirurghi Huffnagell, Landsteiner e Hume eseguirono l’operazione su una donna uremica. L’organo fu collegato ai vasi del braccio, funzionò immediatamente, ma dopo due giorni fu rimosso, quando i suoi reni nativi ripresero a funzionare. Nel 1954, a Boston, il Dott. Joseph Murray realizzò il primo trapianto renale tra gemelli monozigoti: quella fu la prima volta in cui l’organo trapiantato venne inserito nella fossa iliaca. Nel 1990, Murray ottenne il premio Nobel per la medicina, grazie al suo intervento rivoluzionario. Il suo esempio, negli anni successivi, fu seguito da molti altri chirurghi in giro per il mondo, ma nonostante i continui progressi delle tecniche chirurgiche, persisteva il grande ostacolo immunologico del rigetto. Le cose iniziarono a migliorare nel 1962, con l’impiego dell’azatioprina in associazione con i corticosteroidi, che ridusse drasticamente i casi di rigetto d’organo. Ad oggi il farmaco antirigetto elettivo rimane la ciclosporina a cui si sono affiancate le terapie monoclonali.

Trapianto di rene: sopravvivenza

Per i pazienti che si sottopongono a un trapianto di rene, la sopravvivenza stimata qual è? Secondo quanto riportato da una recente ricerca americana le percentuali di sopravvivenza a 1, 5, e 15 anni sono le seguenti:

– A 1 anno dal trapianto di rene: 85-90%, per chi ha ricevuto un rene da donatore deceduto, e 90-95%, per chi ha ricevuto un rene da una persona vivente;
– A 5 anni dal trapianto di rene: 70%, per chi ha ricevuto un rene da donatore deceduto, e 80%, per chi ha ricevuto un rene da una persona vivente;
– A 15 anni dal trapianto di rene: 50%, per chi ha ricevuto un rene da donatore deceduto, e del 60%, per chi ha ricevuto un rene da una persona vivente.

Da quanto emerge dai dati qui sopra menzionati, è piuttosto evidente che in caso di trapianto di rene, l’aspettativa di vita è decisamente buona. Peraltro le possibilità che il soggetto torni a condurre una vita quasi del tutto normale aumentano nei casi in cui il paziente trapiantato sia giovane e l’intervento non abbia avuto particolari complicazioni.

Dopo un trapianto di rene il rigetto, come anche in tutti gli altri tipi di trapianto, rimane la complicanza maggiore, che può portare alla compromissione totale dell’organo e in alcuni casi può anche condurre il paziente al decesso.

Nella fase post operatoria di un trapianto di rene possono tuttavia manifestarsi anche altre complicazioni, di entità minore rispetto al rigetto, ma che costituiscono pur sempre emergenze mediche. Ecco le principali complicanze post trapianto di rene:

– Emorragia;
– Infezioni;
– Ostruzione dei vasi sanguigni del rene nuovo;
– Perdite o blocco dell’urina nell’uretere;
– Scarsa funzionalità del rene nuovo.

Invalidità dopo il trapianto di rene

Come funziona l’invalidità dopo il trapianto di rene? Qualora un paziente non abbia già ottenuto l’invalidità civile, per il post trapianto la percentuale riportata sulle tabelle ufficiali è del 60%. Naturalmente tale percentuale rimane un’indicazione orientativa, poi è sempre la commissione medica per gli invalidi civili che valuta il paziente e la sua anamnesi e stabilisce la percentuale di invalidità più idonea. Sovente infatti, soggetti che hanno subito un trapianto di rene, soffrono anche di altre patologie correlate, che possono andare ad aumentare la percentuale totale di invalidità.

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