Torture in carcere, condannati 5 agenti del carcere di San Gimignano

Il tribunale di Siena ha condannato 5 agenti penitenziari del carcere di San Gimignano per aver pestato un detenuto. Gli imputati dovranno scontare una pena che va dai 5 anni e 10 mesi di detenzione fino a  6 anni e 6 mesi. L’accusa è quella di aver condotto torture in carcere.

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Dopo la lettura della sentenza, alcuni dei poliziotti presenti in aula sono scoppiati in lacrime, urlando “Vergogna”. 

L’avvocato di uno degli imputati ha già affermato di voler fare ricorso in appello.

Condannati 5 poliziotti per aver condotto torture in carcere

Il tribunale di Siena ha condannato 5 poliziotti penitenziari con l’accusa di aver condotto torture in carcere. I fatti risalgono al 2018 e a quanto pare i 5 agenti hanno pestato violentemente un detenuto tunisino, durante uno spostamento di cella. 

La sentenza giunge dopo ben sette ore di camera di consiglio, il pm aveva chiesto una condanna che si aggirava tra i sei e gli otto anni di carcere. In conclusione è stato stabilito che gli imputati dovranno scontare dai cinque anni e dieci mesi, fino a sei anni e sei mesi. 

Quando i giudici si sono pronunciati in aula, alcuni dei poliziotti sono scoppiati in lacrime, sconvolti dalla sentenza, urlando “Vergogna” ai giudici.

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Manfredi Biotti, avvocato di quattro dei cinque imputati ha affermato di non comprendere la decisione dei giudici, ma di prenderne atto. Aggiungendo che sicuramente faranno ricorso in appello.

“Certo è un segnale molto brutto”.

Ha concluso l’avvocato.

Al contrario l’avvocato Michele Passione, legale del Garante dei detenuti ha affermato:

“Abbiamo sostenuto che il reato di tortura sia più grave quando è commesso dal pubblico ufficiale perché disegna un rapporto di potere”.

Aggiungendo che esso viene attuato nonostante la fiducia che tutti i cittadini nutrono per le forze di polizia.

Violenza nelle carceri

Il sistema carcerario italiano è caratterizzato da numerose falle, che molto spesso vanificano l’obiettivo primario della detenzione, ossia “punire” i rei, rieducandoli per poi reintegrarli nella società. 

Il sistema non funziona perché molto spesso nelle carceri vengono compiti abusi di potere, che danno vita a vere e proprie torture nei confronti dei detenuti, violando inoltre i diritti umani di questi ultimi.

Il dato più tragico è che molto spesso queste violenze rimangono impunite, proprio perché condotte da agenti di polizia. Molto spesso dunque capita che i detenuti si rifiutano di denunciare o ancor peggio che pur denunciando i tribunali non condannano adeguatamente i responsabili. 

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