Terremoto Amatrice, un mese dopo. Errani: ‘Ricostruire tutto come prima ma in sicurezza’

Sopralluogo ad Amatrice dopo il terremoto

A un mese dal terremoto del 24 agosto, la terra in Centro Italia è tornata a tremare. L’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha registrato nuove scosse nell’area del cratere, una di magnitudo 3,8 intorno alle 22 di giovedì sera, mentre in mattinata altre due scosse sono state registrate nell’area di Norcia. La natura continua a farsi sentire, ma gli uomini e le donne non vogliono arrendersi: vogliono rimanere lì, nei paesi dove hanno perso tutto ma dove sono vissuti. Vogliono ripartire da quei luoghi, ad Amatrice, Accumoli, Arquata, le zone rosse del sisma, i luoghi dove la devastazione è stata più tremenda, con il suo carico di morte e dolore. Il primo passo verso il nuovo futuro passa dalle tende che li ha accolti dopo la scossa: da venerdì inizia lo smantellamento delle tendopoli e anche chi non le vuole lasciare, dopo la paura per le nuove scosse, dovrà farlo e andare nelle abitazioni messe a disposizione. Secondo la Protezione Civile, al momento sono 3.027 le persone ancora assistite tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo nei campi, nelle strutture e negli alberghi.

Anche la politica si muove. L’obiettivo è ridare vita ai paesi colpiti esattamente come erano.”Per le prime, seconde case e per gli esercizi commerciali, vogliamo riportare tutto a come era prima. La ricostruzione non sarà un fatto strettamente amministrativo. Valorizzeremo le comunità“, dice il premier Matteo Renzi in conferenza stampa.

24 AGOSTO 2016, LA TERRA TREMA: IL RACCONTO DI QUELLE ORE

I passaggi amministrativi sono in corso, come spiega Vasco Errani, commissario straordinario per la ricostruzione. “Dobbiamo ricostruire tutto rispettando le comunità, i luoghi. Riattivando economia e lavoro“, ribadisce da Palazzo Chigi, specificando che il decreto sarà approvato non oltre il 3 ottobre. Il primo passo è quantificare i danni. “Il decreto servirà a riconoscere i danni del terremoto, definitivamente. Non ci troveremo a ridiscutere ogni anno le quote da gestire per le popolazioni colpite perché noi riconosceremo tutti i danni che saranno verificati“, assicura, ricordando anche il prolungamento nelle Marche, lontano dal cratere sismico finito sotto l’occhio dei media. Fabrizio Curcio, a capo della Protezione Civili, ha ricordato che i danni al momento sono stimati tra i 3 e i 4 miliardi.

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Il secondo passo sarà la ricostruzione in sicurezza con quello che Errani definisce un modello territoriale. “Lavoriamo perché, in caso di terremoto ci potranno essere danni, ma non crolli. Adegueremo le costruzioni, mettendole in sicurezza perché non si sbriciolino in caso di sisma 6.0“. Il modello della ricostruzione prevede un dialogo continuo con le comunità e tutti gli adeguamenti del caso.

I RACCONTI DI CHI CE L’HA FATTA

Non diamo scadenze perentorie, ci adegueremo, non deporteremo le persone. Quello che devono affrontare è un percorso difficile“, ricorda e non solo per la ricostruzione ma anche per imparare a convivere con quei ricordi. Il terremoto in Emilia era in pianura, ricorda il commissario, con una logica di ricostruzione diversa. “Qui siamo in montagna e le persone sono diverse: se li prendi in giro non rimani a lungo e noi vogliamo rimanere a lungo qui“, dice. Per questo Errani chiede la collaborazione dei media perché rimangano pure vigili ma facilitino il dialogo, senza insistere con la richiesta di giorni e date precise.

QUANDO I SINDACI DISSERO: ‘ABBIAMO PERSO TUTTO’

Legalità e trasparenza sono le parole chiave della ricostruzione. Si prenderà il modello Expo, dice Errani, confermando che “tutte le imprese che lavoreranno sul terremoto, per edifici pubblici o privati, dovranno essere iscritte a liste di merito. E ci sarà un controllo capace di verificare la trasparenza e la legalità. I cittadini potranno accedere a un open data per controllare tutto. Le stazioni appaltanti saranno solo le 4 Regioni coinvolte“, spiega.

Si pensa anche al dopo, con quella che il commissario definisce la “riattivazione economica” su modello di quanto fatto in Emilia perché le imprese ripartano lì, in quel territorio, grazie a “un contribuito immediato, una specie di prestito d’onore“, oltre a investimenti su agroalimentare e turismo. “È necessario uscire dalla logica emergenziale“, continua Errani che ricorda come il territorio insita su un parco nazionale. Anche la natura tornerà a vivere esattamente come era prima di quel 24 agosto che ha cambiato tutto.

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