Temptation Island 2018, ovvero quell’insana voglia di vedere le ‘corna’ in tv

temptation island 2018

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Anche se è iniziata un po’ in ritardo rispetto alla data prefissata, per via del maltempo e dello spoiler di alcuni concorrenti, l’edizione 2018 di Temptation Island si è rivelata, già dalle prime puntate, un mix di trash e di goliardia capace di rendere un qualunque lunedì caldo umido di luglio un giorno da attendere con trepidazione, nonostante il palinsesto.

L’isola delle tentazioni si compone anche quest’anno di sei coppie che arrivano nel Sud della Sardegna per mettere alla prova il loro amore. Qui tutti i concorrenti saranno “preda” dei tentatori: 12 uomini e 12 donne single che passeranno dei giorni con i concorrenti e con i quali, il più delle volte, nasceranno intrighi, relazioni, sotterfugi e tanta passione. Ma cosa porta una persona di media cultura ad entusiasmarsi di fronte ad un programma tv filo-trash come questo? Che cosa scatta nella mente di una persona solitamente presa da altri programmi e interessi, a passare la serata guardando litigi e tradimenti di coppie sconosciute? E già, perché queste sono le domande che mi sono posta quando, alla terza puntata di Temptation Island, mi sono ritrovata ancora una volta inchiodata al divano e a ridere di gusto per i dialoghi dei protagonisti.

Il canovaccio di base di tutto il programma è abbastanza semplice, per non dire banale: creare dei momenti di tensione in una coppia che apparentemente funziona bene grazie all’aiuto di un provocatore, messo lì a ragion veduta. E qui non stiamo parlando di terzi incomodi che passano inosservati: anche per l’edizione 2018 i single (uomini e donne che siano) sono un tripudio di tatuaggi, addominali scolpiti e sguardi intensi che rendono difficile mantenere la fedeltà di qualunque coppia presente. E se l’edizione 2017 ci aveva lasciati orfani di Lenticchio e Selvaggia, coppia cult del programma, anche quest’anno ci sono coppie valide, le perle di saggezza si sprecano e la bravura degli autori si nota già dalla prima puntata diventando man mano genialità.

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Grazie a Temptation Island 2018 ho infatti scoperto che esiste “la malattia delle donne” (Oronzo, prima puntata), ovvero un modo alternativo di giustificare la passione di un uomo per l’altro sesso, che “hai un bel cuore” (Andrea, terza puntata) può essere un complimento da parte di un uomo ma forse finora mi era sfuggito e che una donna arrabbiata per un tradimento abbastanza palese dica frasi come “ti smonto come un mobile Ikea” e “ti apro come una verza” meditando una vendetta pungente. A tutto ciò si aggiunge anche la parte materiale, definiamola così, ovvero quei momenti d’ira che portano i fidanzati presumibilmente traditi nella virilità, a prendersela con la scenografia del programma e soprattutto con l’outdoor del Resort 4 stelle Is Morus Relais, uno dei più esclusivi della Sardegna. E quindi dopo video di balli scottanti, spalmate di crema in punti critici e abbracci bollenti saltano per aria divanetti, lampade, pouf e macchinette del caffè (senza contare che son messe lì dallo sponsor). Ma forse anche questo ripaga, anche questo fa audience e anche questo piace (ai più) che guardano l’isola delle tentazioni. Un programma capace di rapire i telespettatori per oltre tre ore, che tira fuori i sentimenti più basilari dell’animo umano e riesce ad immedesimare lo spettatore nei protagonisti, tifando per loro, infervorandosi per un litigio e commuovendosi per un lieto fine, grazie anche all’aplomb del conduttore, Filippo Bisciglia.

Altro punto a favore sono le musiche: chapeau al consulente musicale, che ogni volta ci entusiasma con colonne sonore da brividi, partendo dalla sigla Love the way you lie di Eminem & Rihanna a Un’emozione da poco di Anna Oxa o a 7 Seconds di Youssou N’Dour (qui sotto uno screenshot della playlist scaricabile su Spotify).

playlist spotify Temptation island 2018

E forse la chiave del successo del programma sta proprio in questo, nel vedere e capire le debolezze di una coppia, nel provare dell’empatia verso le altre situazioni a due che rendono anche più ‘tollerabile’ la propria. E non c’è periodo migliore dell’anno di questo, quando si stacca il cervello e si accende la polemica, ed io personalmente fremo nel vedere le corna (degli altri) tra uscite, video, faló di confronto, insulti. E invece che #teamdivano, quest’anno l’unico hashtag possibile su Twitter (dove si commenta tutta la puntata) è #teamcorna.

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