Strategia USA contro Isis: così Obama vuole sconfiggere gli integralisti

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La strategia USA contro l’Isis si sta rivelando fallimentare? E’ vero che ormai lo Stato Islamico rappresenta sempre di più una minaccia per il mondo, quindi gli Stati Uniti non potevano stare a guardare e hanno deciso di intervenire. Come hanno rivelato fonti USA, in Siria ci sarebbe anche tanta gente pronta a combattere contro i terroristi dell’Isis e contro Assad, ma gli americani avrebbero deciso di non aiutare queste persone, affermando che si tratta di ingegneri, medici e banchieri, che risulterebbero poco credibili con le armi in mano.

Sempre più si comincia a parlare in maniera chiara di una strategia fallimentare, che non riguarderebbe soltanto Obama, ma che sarebbe relativo anche a ciò che l’attuale presidente americano avrebbe ereditato da Bush.

La strategia di Obama

A differenza di quanto è stato fatto in Iraq, dove gli Stati Uniti hanno cercato di costruire un esercito locale, affidandosi ai capi settari e ai soldati corrotti che non avevano voglia di combattere, in Siria si sta puntando su attacchi dall’esterno. Si tratta di attacchi prevalentemente dal cielo, condotti soprattutto attraverso l’utilizzo di droni, ma non è facile giudicare un’impresa del genere, perché in molti ritengono che si tratta di una strategia di scarsa efficacia, come testimonierebbe la caduta di Palmira, importante testimonianza storica, che adesso è totalmente in mano ai terroristi.

Gli effetti

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La strategia di Obama condotta nei confronti della Siria e dell’Isis non sembra aver avuto effetti proficui. Lo stesso Obama ha dichiarato che non è possibile portare avanti l’ipotesi di truppe USA sul campo, perché non è possibile fare affidamento su una simile strategia. Eppure non sembra avere piani di riserva e i miliziani diventano sempre più incontrollabili.

Gli effetti della strategia americana condotta fino a questo momento sembrano essere nettamente fallimentari. Si continua a guardare al passato e non si pensa al futuro e i repubblicani continuano sempre di più ad attaccare Hillary Clinton per gli errori fatti in Libia e Obama per il fatto che avrebbe ritirato prematuramente le truppe irachene dall’Iraq, perché in questo modo avrebbe creato un “vuoto”, che sarebbe stato riempito dall’Isis.

Le critiche

Obama ha dichiarato di recente di non credere che con l’Isis si stia perdendo. Lo ha affermato in un’intervista rilasciata alla rivista The Atlantic. Il suo portavoce ha definito un successo la strategia USA contro il califfato, ma ci sono molte critiche riservate proprio ai metodi che l’America sta utilizzando per battersi contro i ribelli in Siria.

Ad esempio, Krauthammer ha detto in parole povere: “Spero che quello di Obama sia puro cinismo, se crede davvero in quello che dice, siamo nei guai”. Anche l’ex ministro della Difesa di Bush e di Obama, Robert Gates, ha usato parole molto crude, spiegando come il risultato tra ciò che dice Obama (retoricamente lui lo definisce) e le strategie messe in atto sul campo sia molto differente, perché è veramente difficile cacciare dalle città siriane quelli che adesso a tutti gli effetti possono essere considerati nemici degli Stati Uniti, ma del mondo intero. I circoli repubblicani cominciano a parlare inoltre di una vera e propria strategia fallimentare e non sembrano disposti a tirarsi indietro su queste posizioni.

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